Si chiama ”Friedrich II” il brand che, lo scorso maggio, il cardiologo interventista andriese, trapiantato in Germania, Davide Civita ha registrato su EUIPO. Abbigliamento e gioielleria si incastrano con la poetica tradizione dell’Imperatore semper fidelis alla nostra terra e alle antiche tradizioni pugliesi
Ciao, Davide. Come arriva un cardiologo andriese che esercita in Germania a lanciare un brand di gioielleria e abbigliamento?
La domanda è da un milione di euro. La risposta, be è tutt’altro che banale. Perché no! Cosa e chi ci limita e impone schemi preimpostati nella vita, vuole solo esercitare potere sul nostro libero arbitrio. Io amo immergermi nella natura, nell’arte e buttarmi senza paracadute in cose di cui non so una benamata cima di rapa. Nell’itinere del mio essere e vivere l’ho fatto più volte, prima con la musica, poi con i fumetti, con la poesia, con i bonsai, il giardinaggio ecc… Io amo sperimentare il processo di conoscenza e di crescita culturale che il matrimonio con una sfera della vita che non conosco mi può offrire e cosi ho fatto. Certo proprio dal nulla non sono partito, dato che in qualche maniera il tutto mi è caduto come un colpo di fulmine e un’inspirazione tra un’ecocardiografia e un’auscultazione. Dall’oggi al domani mi sono trovato a sognare un progetto che potesse valorizzare la mia terra, l’alta Murgia, il maniero federiciano e la mia voglia di commistione di culture, sempre filo conduttore dei miei balzi spericolati nel mio iter di vita. Amo la Puglia, e mi manca. Non sarei mai voluto andar via, ma la storia e la vita ha deciso altro per me. Ora al destino voglio dare io un colpo e addrizzare il tiro. Il mio obiettivo è di fare turismo dalle nostre parti, di creare qualcosa di grande, generare lavoro e far crescere il territorio. Conosco molte realtà nel mondo che non valgono nemmeno l’1% di quello che il nostro territorio vale, eppure riescono con quel poco a fare in modo di soddisfare le necessità del territorio, mentre da noi si pensa solo al proprio orto. Non tutti sono cosi! Sono fiducioso che qualcosa sta per cambiare e voglio partecipare a questo cambiamento con Friedrich Zwei.
Merchandising e dialetto, mix perfetto per nobilitare, ulteriormente, la tradizione legata a Federico II?
Esatto! Quando mi venne in mente questa idea folle chiesi in giro che cosa ne pensassero però allo stesso tempo facevo le valutazioni su cosa scegliere come nomi per valorizzare i miei gioielli. È stato difficile per via della durezza del dialetto andriese. Dacché ho scelto un mix di termini che prendono spunto dai dialetti di altre città del nord barese, specialmente dal foggiano, dal coratino, dall’altamurano e anche dall’andriese. Ad esempio Dammònde, Dadarassè li ho scelti perché sono, etimologicamente parlando, moto influenzati dal francese, per cui molto più dolci da pronunciare per un turista. Poi c’è l’anello Lilè che assieme a Friedrèich sono gli unici due nomi propri di persona (o soprannomi) che ho usato per identificare due dei pezzi a cui tengo di più. Ed infine rispondendo alla domanda sulla tradizione di Federico mi tengo in servo molte sorprese per l’anno prossimo, però posso dirti già in anticipo che creerò qualcosa di unico che non esiste ancora sul mercato, che sbalordirà tutti. Perché ho scelto il dialetto? Perché è il modo con cui noi comunichiamo quando ci vogliamo sbottonare con i compaesani e con cui ci esprimiamo quando la nostra anima pugliese riaffiora. Perché dare non nome banale ad un gioiello che ci deve rappresentare, se possiamo assegnare qualcosa che gli altri nel mondo Ci invidiano e non capiscono e vorrebbero appunto scoprire? Il dialetto e i termini antichi vanno tramandati e conservati. Quando avevo dieci anni ebbi l’onore con i miei amici di classe di interpretare una commedia scritta dal grande Maestro Mimì Ieva, che purtroppo ci ha lasciati orfani troppo presto. Fu un’esperienza fantastica imparare dei termini che non conoscevo e cimentarmi con il teatro. Quello spettacolo, lo recitammo nell’auditorium della chiesa Madonna di Pompei e fu un successone. La gente era divertita ed ammaliata da questi bambini che padroneggiavano il dialetto meglio dei genitori e che divertivano con situazioni goffe e tipicamente quotidiane. Quell’esperienza mi ha permesso di considerare il dialetto come una risorsa e non un difetto di fabbricazione. Il dialetto mi ha aiutato anche negli anni in cui ero in Slovacchia a non dimenticare che ero italiano. Sai, quando parli a lungo una lingua straniera o più, tendi ad accantonare un po’ la tua madrelingua. Ecco grazie al dialetto riuscivo, mentre parlavo al telefono con i miei amici e con i miei parenti, a sentirmi un po’ a casa. Ed è proprio questo il punto per cui ho scelto di creare questi gioielli e di dar loro dei nomi in dialetto, per fare in modo che chi sta fuori non si senta solo, non si dimentichi mai da dove viene e che apparteniamo al mondo, ma un po’ di più alla terra che ci ha partoriti.
Medico, imprenditore e poeta. Cosa ti hanno ispirato i sonetti che hai scritto per raccontare il rapporto fra l’Imperatore e le sue mogli?
In realtà ogni cosa che scrivo è puramente improvvisata, spinta dall’emozione del momento vissuto, dal messaggio che voglio trasmettere e dal mio excursus privato. In realtà non racconto di Federico II e le sue mogli, attenendomi alla sua storia ufficiale, ma ho immaginato Federico, come un giovane Pugliese che cerca il suo posto nel mondo, sa di appartenere ad esso, ma è vincolato dai suoi sentimenti, dalle sue radici culturali e sentimentali. Le storie su Federico che ho creato, sono frutto dell’immaginazione, sono parafrasi della sua vita, ma anche della mia. Un po’ mi rivedo in lui ecco perché quando scrivo, gli metto in bocca anche quello che io scriverei se mi trovassi nella sua stessa situazione.
Non spoilero i prossimi racconti, però posso anticiparvi se volete, la mia poesia, che s’intitola: “Sei la mia terra” e che sarà caposaldo del prossimo corto con i voice over dei miei mitici amici e meravigliosi attori: Rossana Cannone e Francesco Sinisi.
Ve la allego a fine intervista.
Progetti futuri?
Vorrei comprare una masseria vicino al Castel del Monte e riuscire a realizzare il mio sogno di creare un brand forte che porti turismo sull’Alta Murgia e dalle nostre parti. E ovviamente vorrei continuare anche a fare il cardiologo, dividendomi fra Germania e Italia. Chi lo sa cosa il destino ha in servo per me. Di certo io il tiro cerco sempre di aggiustarlo in direzione Puglia, sperando che sia la mia destinazione finale.
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Sei la mia terra
Guardami,
con quegli occhi hai incantato i sogni,
Scosso gli abissi del mio essere più profondo,
Non ti conoscevo nemmeno e ora mi destabilizzi il respiro.
Le mani, le tue, le ho toccate, appena uscita dal mare
Eri una sirena, un raggio perfetto di sole, che ti trafigge la pelle bianca dell‘inverno.
Sono tuo, sono stato baciato da quelle labbra che sapevano più di cuore che di carne.
Ho sospirato quando ti ho persa, per le mille traverse del mio infinito viaggio
E non ho smesso mai di guardare alle stelle, mentre navigavo il mio mare d’insicurezze.
Guardami, e fissami ora tu con la mente,
Aspettiamoci al ritorno prepotente dei nostri battiti.
Non mi parlavi nemmeno, e invece ora le tue parole suonano in eco nel mio cuore.
La notte sogno i tramonti dei nostri racconti,
Il pensiero delle mani, le tue forti, nelle mie tregua le mie lacrime e rievoca il mio ritorno.
Sei la mia terra, io cado di tonfo su di te, rossa e feconda tra gli ulivi e sussurrando il tuo nome, mi sento a casa.