Né vincitori né vinti

In questo secolo di deboli ginocchia (Ippolito Nievo) e di vecchi dittatori, dico io, embrioni nuovi si stanno formando del secondo tipo. Questi sopperiranno i “vuoti” dittatoriali e non lasceranno i genuflessi come se stessero pregando al loro dio, dopo averlo sfiduciato con blande suppliche. Ché di sfiducia si sta consumando la mordacchia allo scorato cavallo di “Troia”, impastoiato nell’arido deserto d’idee… l’andazzo, se da una parte acquieta lo spirito d’impresa, catapultandolo in una specie di apatia, dall’altra attiva fortemente i geni imperialistici di chi brama continuamente molto più spazio, del posseduto, da calpestare.

Si rinnovano i venti di guerra in Europa? Si risvegliano i tanto creduti, sopiti rancori, dopo quasi settantasette anni spesi a lavorare e costruire sulle vecchie macerie? Siamo alle vecchie anime convulse? Alle pazzoidi imprese slave e alle rapacità yankee?  L’America, nelle vesti di “buon samaritano” non dà più affidamento. È per via dei suoi preoccupanti arsenali, sempre pieni e con le fabbriche della morte che non hanno mai smesso di far straordinari…

Putin ch’è pure un tipo da salotto in grigio-verde, con la sua oscillante, quasi mafiosa andatura, non lo manda a dire il perché di tanta ostentazione bellica, ma è nei fatti che lo dimostra. Coloro che aspirano e prospettano certi conflitti, lo fanno senza tener conto del potenziale atomico che, diversi Paesi del mondo, hanno a disposizione. Sono in tanti a stringere la cinghia con i beni di prima necessità, pur di munirsi di armi ed equipaggiarsi a “dovere” nell’eventualità, o prospettiva, di una guerra…cercata?

Una guerra, più che scaturire da incomprensioni tra i popoli, il più delle volte nasce per mettere sul campo le nuove tecnologie della morte e testarle sulla povera gente. È una dimostrazione di tragica farsa, più che di forza, il mostrare la propria muscolatura come usano fare i gorilla in calore.

Laddove mancano queste “condizioni”, sono i produttori di armi ad attivarsi per crearle, col prendi due e paghi uno. Non solo. La “spesa” te la consegnano a domicilio con porto franco. Sono i raiders che giocano in borsa… della morte.  Io porrei a questi “Signori” una domanda: -Cosa avete al posto del cervello, pula? Una eventuale terza guerra mondiale sarebbe certamente l’ultima: non si scappa da nessuna parte.

Per vincere certi conflitti non servono eroi, a meno che non si prenda ad esempio chi si prodiga a suon di saggezza e non di mortai, per fermarli. E poi: quegli eventuali, dannati profitti acquisiti, daranno pacatezza d’animo o solo di borsello?

Gli accordi internazionali tra Stati, non vanno scritti sulle dune del deserto o sulle nevi poste al sole. Ognuno di noi ha in mano uno “scalpello” affinché i patti e le promesse siano scolpite con ordine sulla pietra, con destrezza e maturanza di pensiero, senza lavar la testa all’asino…afferma il Nievo nel suo “Il Conte pecoraio”.

La messa in opera di un’idea va ponderata in modo che non sfugga nulla che possa comprometterne le fattezze finali. Queste sono legate da sequenze procedurali, consumate diligentemente in modo che il risultato stesso sia il frutto di un lavoro ben speso. Le trattative non sono scevre da responsabilità, per cui non si deve giocare al “chi sa mentire di più e meglio” ma a “chi sa manovrare meglio gli arnesi della saggezza”, visto che ci sono punti in cui non è più possibile il ritorno. Una Terza Guerra Mondiale sarebbe certamente una: “Demenziale Eutanasia Mondiale”.


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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.