Vespa, gran mestierante, tira fuori dal ministro il solito sorriso, no-Durbans, piuttosto quello di un bambino di 4-5 anni felice per il regalo di Natale o della Befana.
Caro Direttore,
il gran Cerimoniere Bruno Vespa ha colpito ancora, e ci ha fatto anche un regalo di verità. Non so se l’ha fatto apposta o gli è venuta così a caso, ma penso che quel sorriso ebete gli sia scappato al traino del ministro Toninelli, che di sorrisi ebeti è dispensatore seriale. Il teatrino su Genova ferita, messo su a Porta a Porta, è il seguito dei teatrini degli ultimi vent’anni. I migliori della collezione restano quelli dedicati all’indimenticabile Silvio, nel senso di Berlusconi, con i suoi Contratti con gli Italiani firmati in diretta. Di Maio e Salvini, a ben pensarci, non hanno inventato nulla, neanche il Contratto di governo che è ben poca cosa rispetto al solenne Contratto con gli italiani del Cavaliere (ora ex). Dilettanti, i Nuovissimi.
Ma, al tempo, i sorrisi del gran Cerimoniere e dell’Uomo di Arcore avevano un che di serioso e un che di cazzeggio, consapevoli i due di stare su un palcoscenico dove le verità e le frottole hanno lo stesso valore per il pubblico. Il modellino del ricostruendo ponte di Genova è altra cosa dal teatrino. La sua origine non risiede nella straordinaria trovata del ministro, ma è conseguenza della strage del 14 agosto scorso, che ha fatto 43 morti.
Ora, a parte il cattivo gusto, che ormai dilaga dappertutto, c’è un particolare che mi ha colpito della turpe scenetta. Vespa, gran mestierante, tira fuori dal ministro il solito sorriso, no-Durbans, piuttosto quello di un bambino di 4-5 anni felice per il regalo di Natale o della Befana. Mi sono rivisto bambino, avrò avuto 5 anni, quando la notte dell’Epifania forse del 1954 mio padre mi fece trovare ai piedi del divano-letto, dove dormivamo in tre, un triciclo. Ridevo come un deficiente, come se avessi conquistato la luna. Non c’era Vespa, quella volta, non c’era ancora Porta a Porta. Toninelli era ancora in mente Dei, ma aveva un destino segnato allora per oggi: sorriso da bambino felice, ché la felicità non si può contenere davanti a un modellino più bello del mio triciclo. E che i morti seppelliscano i loro morti.
Vedi, caro Direttore, scene come quella dell’altra sera andrebbero oscurate per rispetto dei morti, ma anche per rispetto della decenza. Se Vespa, eccellente giornalista, fa il suo mestiere per portare ascolti alla Rai, un ministro deve saper distinguere fra un regalo di Natale e un simbolo di speranza per la povera Genova martoriata. Non è necessario sorridere sempre come signorine-buonasera. A meno che il nostro ministro non abbia un tic che gli trasforma in sorriso anche le condoglianze. In fondo, ognuno sorride come può.
Me lo sono sempre chiesto….ma oggi mi ha dato la risposta, e’ rimasto a quel giorno della sua infanzia.