In “The Circle” un attempato Tom Hanks illustra i progressi di una scienza sempre più invasiva, una visione dall’interno che scardinerà i nostri clichè di privacy, rivoluzionando il mondo dei social.

La tecnologia è una forma di conoscenza al servizio degli uomini. Il venerdì dei sogni raccontato dal regista James Ponsoldt nel suo ultimo film, “The Circle”, ricorda le sfarzose presentazioni di un entusiasta Steve Jobs. Sul palco un attempato Tom Hanks illustra i progressi di una scienza sempre più invasiva, una visione dall’interno che scardinerà i nostri clichè di privacy, rivoluzionando il mondo dei social.

La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Dave Eggers, rimanda, inevitabilmente, al controverso “The Truman Show” di Peter Weir, l’espressivo Jim Carrey viene, però, qui, sostituiito da un’ingenua Emma Watson che, dopo l’interpretazione di Hermione in “Harry Potter” e della disincantata Belle nell’adattamento cinematografico del cartoon Disney “La Bella e la Bestia”, si cala nel ruolo di Mae,  ragazza della provincia americana, il cui padre è affetto da sclerosi multipla. Sono proprio le difficoltà dei genitori a spingere Mae ad abbandonare il lavoro da centralinista per diventare la cavia di un progetto sperimentale, cronaca h24 di vite riprese da una micro telecamera.

Il Grande Fratello, descritto da George Orwell nel suo “1984”, si arricchisce di un nuovo capitolo, rivisitazione di un libero arbitrio d’avanguardia. A differenza di Truman, infatti, Mae non patisce alcun inganno, sceglie volontariamente di andare online, rimettendosi al giudizio di miliardi di followers. Una pressione che schiaccia il suo amico Mercer, la sua famiglia e, paradossalmente, persino la protagonista, troppo celermente fiduciosa nella canuta barbara del visionario mentore Bailey (Tom Hanks).

L’epifania del mortifero luddismo a cui è sottoposta la società si trasforma in consapevolezza di assistere ad uno spettacolo di cui non facciamo parte, se non da occhio esterno, pupilla accecata dal copioso potenziale non sfruttato, incapace di utilizzare la modernità a proprio vantaggio, magari per assicurare assistenza sanitaria ai nostri cari o, semplicemente, per avvicinarci a quella conoscenza che ci disinforma, triturandoci in un calderone di likes e commenti, quelli che aprono la nostra riservatezza, entrano nelle nostre coscienze e chiudono il cerchio di fallaci amicizie.