La Naqba non può far dimenticare la Shoah, ma la Shoah non può legittimare la Naqba

Molti amici sanno dei miei viaggi in Palestina, dal 2008 a questa parte. Sanno che ho organizzato numerosi “pellegrinaggi diversi”, sanno che ci ho portato i miei alunni in viaggio di istruzione, sanno delle mie pubblicazioni, sanno che ho avuto in Italia, per quattro anni, un “figlio” palestinese. Sanno tutto questo e altro ancora.

E così tutti mi chiedono: “Cosa ne pensi?”.

Tutti lì ad attendere un mio commento. Me lo chiedono i filopalestinesi e me lo chiedono i filoisraeliani. E io non ho risposte né per gli uni né per gli altri.

Se non che ho il cuore stracciato.

Se non che questo gesto di Hamas è ingiusto, ingiustificato, ingiustificabile, terribile e finirà per legittimare una escalation ed una spirale di violenza che, se possibile, peggiorerà la situazione.

Se non che siamo, noi Occidentali, ipocriti e bugiardi, con una cattiva e cieca coscienza.

Se non che la disinformazione è una colpa, come è colpa e corresponsabilità tacere.

Settimane fa, mi hanno invitato in una scuola per la prossima Giornata della Shoah. Ho accettato, ma non prima di un doveroso distinguo.

Ho risposto: “Guardi prof, accetto volentieri, ma lei deve prima sapere. Ho visitato, in numerose occasioni, molti campi di sterminio nazisti, ci ho portato i miei alunni, con loro e per loro ho preparato pubblicazioni e rappresentazioni teatrali. Ho pianto amaramente, e ancora piango, a causa della Shoah. Poi ho scoperto la Naqba. Ho saputo delle centinaia di villaggi arabi rasi a suolo da Israele tra il 1948 e il 1951. Ho studiato la Guerra dei Sei Giorni, nel 1967. So quanto siano falsi e disattesi gli Accordi di Oslo. So cosa sia l’occupazione militare dei Territori Palestinesi da parte di Israele. Una occupazione che l’ONU ha dichiarato illegale in oltre 70 Risoluzioni e che Israele beatamente ignora, complice il diritto di veto degli USA e complice il silenzio assordante degli alleati europei. Io ho visto l’occupazione, l’ho toccata con mano, ho visto i campi profughi, so cosa significa organizzare due ponti arei per salvare la vita ad altrettanti bimbi di Betlemme che necessitavano di un urgente intervento salvavita e che è stato più facile far operare a Roma e a Bari, piuttosto che a Gerusalemme, a soli 8km da Betlemme. Io so che il sindaco di Betlemme, da quasi 20 anni, dispone di fondi di una OnG statunitense per costruire un ospedale a Betlemme, ma non lo può costruire perché Israele non dà il permesso: già, perché per costruire un ospedale a Betlemme, in Palestina, occorre il permesso di Israele, Stato occupante. E so anche che la stragrande maggioranza dei Palestinesi disapprova il terrorismo di Hamas: perché non fa altro che legittimare la repressione militare di uno degli eserciti più potenti al mondo, quello di Israele, lo stesso esercito che sperimenta nuove armi su Gaza (bombe al fosforo, bombe DIMA, bombe che deflagrano scagliando migliaia di frecce metalliche), tutte armi che non rispettano la Convenzione di Ginevra e che poi Israele può vendere in tutto il mondo. Io ho visto il Muro: ben più lungo, terrificante e soffocante di quello di Berlino, un Muro che, nato col pretesto della sicurezza, in realtà ruba acqua, terra e uliveti ai palestinesi, spaccando in due un medesimo villaggio e, talvolta, attraversando e “murando” persino un medesimo appartamento. Ecco, prof, in una sola battuta: se davvero vuole che io venga nella sua scuola a parlare di Shoah, sappia che è questo quello che io dirò: la Naqba non può far dimenticare la Shoah, ma la Shoah non può legittimare la Naqba. Ah, prof: sa che Naqba e Shoah sono rispettivamente un termine arabo e uno israeliano? E sa che sono sinonimi? Solo che la Shoah Israele l’ha subita e la Naqba, da 75 anni la perpetra, ai danni di un popolo semita, proprio come semita è anche Israele”.

Non ho altro da aggiungere.

Se non che con la guerra perdiamo tutti.

E no: non sono filoisraeliano né filopalestinese. Mi sforzo di amare ogni uomo e ogni donna. Niente più.


FontePhotocredits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

10 COMMENTI

  1. Decisamente una visione da condividere. La guerra non fa vincitori né vinti. L’unica sconfitta è per l’uomo…sempre.

  2. O come sono felice di aver letto questo articolo di cui ne condivido pienamente la sostanza. Le verità evidenti non si riesce mai a confonderle con le menzogne. Un Popolo che ha subito un torto non può e non deve assolutamente usarlo contro un altro Popolo e continuare a definirsi una vittima….
    Grazie Direttore per l’articolo: chiaro e lineare con la Storia. Salvatore Memeo

  3. Grazie di cuore Paolo per questo tuo commento alla tragedia che si sta vivendo in Medio Oriente.
    Condivido ogni parola!
    Efisia

  4. La verità ha sempre rughe profonde. Nell’articolo si condanna l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas e si racconta una verità storica (non vedo ignoranza nè atteggiamento razzista). Nessuno deve distruggere il diritto dell’altro ad esistere; nessuno può impedire ad un popolo di avere uno Stato. Viviamo purtroppo in un’epoca dove si cerca di semplificare, banalizzandola, la complessità del reale; un pò per colpa di bias cognitivi atavici e un pò per ignoranza delle cose e della storia.

  5. Grazie direttore per questa accorata e puntuale analisi; anche per la guerra russo-ucraina l’approccio dovrebbe (e potrebbe) essere lo stesso, pur se con i debiti distinguo. So solo che in queste parti del mondo, come in tante altre, fratelli e sorelle nostri soffrono inferni che la nostra ipocrisia di occidentali preferisce non vedere… Nessuno parla più del terremoto in Marocco, di quello dell’altro ieri in Afghanistan con i suoi tremila morti, dell’alluvione in Libia, ecc.. Mentre il TG continua a mostrare con un cinismo senza pari il contatore dei morti a margine dei sottotitoli: Israeliani 1000 contro 900 Palestinesi! fino a quando? sino al pareggio di bilancio? o, peggio, sino all’avanzo positivo del saldo? Mentre la nostra ragione beota dorme, con la coscienza anestetizzata e fuorviata da certi media, sino alla nascita di più crudeli e terrificanti mostri! Questo vorrei dicessi anche ai tuoi ragazzi, mentre, senza pace, non mi resta che pregare qualsivoglia Dio e, come tu dici, piangere, amaramente piangere. E mi sembra davvero il minimo… Gabriele*

  6. Certe volte l’intelligenza è diabolica. Confondere la democrazia e il diritto di esistere con una religione che del diritto di uccidere ne fa una legge divina, vedi le stragi di innocenti fuori dalla Palestina. Questa confusione mentale è tipica di chi vuole unire Dio al mondo. Ultimamente abbiamo un oceano di libertà ci manca solo un giudizio di verità.

  7. Pezzo straordinario che si erge su dati di fatto incontestabili.
    Bravo, Paolo, grazie per la tua parola intrisa di azione.

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