“Io non voglio la pietà di nessuno. Avrei potuto dirlo in conferenza stampa e non l’ho fatto. Devo difendermi solo dalle accuse che mi fanno, nelle sedi opportune. E Tele Jato non si ferma”

Ad una settimana di distanza, riprendiamo così l’intervista che racconta la Versione di Pino. Dopo una piccola pausa dovuta all’emozione, il registro non cambia, Pino continua a raccontare.

Ora Pino Maniàci cosa fa? A parte le accuse e l’iter processuale, come fai a fronteggiare le difficoltà tecniche della gestione della TV, il rapporto coi colleghi, quelli che ti stringeranno ancora la mano e quelli che ti guarderanno con diffidenza.

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Mi sembra di aver fatto capire che il problema dei colleghi non me lo pongo ed anzi la mia idea sembra abbastanza chiara. Ci saranno quelli che continueranno a massacrarmi a prescindere, quelli che andranno a intervistare persone a cui voglio bene. A loro voglio dire che Pino Maniàci non è un estorsore. Può essere uno stronzo, quello che volete, ma non un estorsore. Pino Maniàci ha portato avanti quelli che sono veramente i simboli della lotta alla mafia, della legalità, della giustizia uguale per tutti.
Denunciando una parte marcia del Tribunale, credo che abbiamo fatto il nostro dovere. È inutile che ora la Procura di Caltanissetta prenda le distanze (con un comunicato stampa, ndr) dal nostro ruolo in quell’inchiesta. Siamo stati noi a portare le carte, ad essere stati invitati e ascoltati e ad aver firmato dei verbali.
Quello che voglio recuperare è un’altra cosa: il rapporto coi miei ragazzi.
I ragazzi della scuola di giornalismo, che hanno creato una grande famiglia e sono stati da noi, a casa mia, con vitto e alloggio a nostro carico. Gli abbiamo dato una telecamera, un microfono e una pedata in culo e sono andati per strada a caccia di notizie. Ti sembra una cosa da estortore?
Molti di questi ragazzi sanno chi sono, conoscono i miei modi e spero abbiano capito la mia situazione. In ogni caso sarà mia cura parlare ad ognuno di loro e rispondere a tutte le loro domande.
Ma scusatemi, io sono un estortore per 366 euro e chi si è fottuto milioni di euro per gli incarichi delle misure di prevenzione, è ancora a piede libero? Pare ci siano delle intercettazioni, ma io non le ho sentite. Perché le mie sì e le loro no? Silvana Saguto, che ha usato l’ufficio delle misure di prevenzione a livello familistico, dando incarichi alla nuora, ai figli, al marito, cammina oggi ancora con la scorta e 5500 euro di stipendio. I magistrati lo sanno che stanno usando due pesi e due misure?
E allora l’unica cosa che mi preme è recuperare coi miei ragazzi: a loro chiedo scusa e sono pronto a incontrarli uno ad uno e a spiegar loro anche ciò che riguarda le questioni personali.

Pino, parliamo delle intercettazioni. È vero che c’è la parte penale, di cui risponderai ai giudici. Ma è anche vero che un uomo come te, un personaggio pubblico, deve assumersi responsabilità morali. Come la spieghi la questione dei cani?

Viste le intercettazioni, pare che io avessi cavalcato l’uccisione dei miei cani per farne un atto di intimidazione mafiosa. Ma, se vai a leggerti le carte, questo episodio non è menzionato. E allora mi chiedo, perché se nelle carte i cani non ci sono, sono invece messi nel video? Perché doveva servire a screditare l’immagine e la persona di Pino Maniàci davanti all’opinione pubblica.
Ti dico di più, tutto questo casino serve a far chiudere Tele Jato, allontanando la famiglia con le porcherie e chi ci sosteneva, con l’episodio dei cani. Così vogliono mettere un punto sull’inchiesta sulla Sezione Fallimentare. Ma noi la porteremo avanti e non ci arrenderemo.

Quindi, secondo te, le intercettazioni sono usate in maniera strumentale contro la persona di Pino Maniàci e Tele Jato. Alla luce di questo, può essere messo in discussione l’uso delle intercettazioni?

Guarda, quando Renzi ha detto di voler mettere mano all’uso delle intercettazioni, è scoppiato un caso ed è subito stato crocifisso dalla magistratura che l’ha costretto a fare marcia indietro.
Attenzione: qualcuno ora mi accusa di volermela prendere con le istituzioni e che voglio distruggere le istituzioni. Ma, a suo tempo, quando scoprimmo il caso Saguto mi rivolsi ad alcuni magistrati per tentare di risolvere la cosa internamente e in maniera silente e non screditare il lavoro del Tribunale di Palermo. Passato qualche mese, di fronte alla sordità dei miei avvertimenti, decidemmo di parlarne in tv.
Noi siamo sempre stati abituati a fare nomi e cognomi, puntiamo il dito. C’è una magistratura sana, ce n’è una corrotta. Ci sono le istituzioni: per me l’Arma dei Carabinieri è un’istituzione sacra. Ma lo racconta la Storia che all’interno delle istituzioni ci possono essere delle mele marce.
A proposito delle intercettazioni, quelle private, a che pro pubblicarle? Direbbe qualcuno “che c’azzecca” andare a sputtanare una persona, soprattutto quando non fanno parte del fascicolo.
Quando io ho trovato i cani impiccati, ho chiamato i carabinieri. In realtà erano presenti quelli che si occupano della mia tutela e loro hanno chiamato chi di competenza per condurre le indagini.
In quel giardino c’erano un tubo di gomma, un rastrello e tutti gli oggetti che sono serviti per ammazzare quei cani. Sicuramente, a mio parere, c’erano delle impronte su questi strumenti. È vero che piovigginava, ma quando vogliono si trova tutto.
Sono venuti solo dopo che un avvocato ha insistito. Dopo mesi hanno detto che non c’erano rilievi da poter fare.

Pino però hai fatto un nome e un cognome nelle intercettazioni.

Questo lo dico soprattutto ai ragazzi. È vero, l’ho fatto. Ma quest’uomo è stato chiamato dai Carabinieri? È stato ascoltato? Lo hanno inquisito? È stato interrogato? È stato denunciato?
Se la rispota è no, devono spiegarmi perché. Arrivano a fermare un estortore e non prendono un balordo che mi ha ammazzato i cani?
Allora la domanda te la pongo io: funziona?
Non funziona. Questa era tutta merda che dovevano buttarmi addosso ed hanno aspettato il momento giusto per farlo: volevano fermare le inchieste che stavamo facendo.
Ma non ci fermeremo. Recupererò con i miei ragazzi. Recupererò con la redazione di Tele Jato. E ci tengo a precisare una cosa: Tele Jato non è Pino Maniàci. Tele Jato è una redazione indipendente in cui c’è anche Pino Maniàci ed io auspico che ci sia una Tele Jato in ogni regione d’Italia.
Concludo con una considerazione: il giorno in cui mi hanno allontanato, il telegiornale è andato in onda ed ha messo tutto: le intercettazioni, le opinioni, i comunicati stampa di chi era indignato. Tutto. Questa è Tele Jato. Tele Jato è un’altra storia.

“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze.” (L. Sciascia)

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA

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