Solo qualche giorno fa, il 7 aprile, Google ha festeggiato con un doodle personalizzato la nascita dell’educatrice e poetessa cilena Gabriela Mistral. La prima donna sudamericana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, nel 1945, nasceva 126 anni fa.

Donna di grande cultura, si impegnerà per portare l’educazione anche negli strati più poveri della popolazione: “Dammi la mano e danzeremo, dammi la mano e ti amerò” – recita il doodle di Google, prendendo due strofe di una sua celebre poesia per omaggiarla. Gabriela Mistral è stata anche una femminista, un’insegnante che puntava tutto sull’educazione per migliorare le condizioni di vita delle donne del suo Paese.

Ebbene, se fosse qui ora, Gabriela Mistral sarebbe fiera di quel che sta accadendo da quasi dieci anni nel suo Sudamerica, nel continente che il femminismo lo ha visto solo da lontano, ma che più di tutti sembra averlo preso alla lettera.

Le chiamano “Presidentas” le 6 donne che sono o sono state al potere in Sudamerica. Non sono vicepremier, ministre, firstlady. Loro, donne, mogli, madri, avvocatesse ed economiste  sono il potere vero, sono “donne premier, “donne presidente” a seconda della forma di governo di ogni nazione, comandano loro, detto in breve. Ma chi sono queste donne amatissime dai loro cittadini?

Sta vivendo un momento politico delicato per via di alcune torbide vicende giudiziarie, ma rimane saldamente al suo posto la donna a capo dell’Argentina: l’elegantissima Cristina Fernàndes de Kirchner, al potere dal dicembre 2007. Prima di lei è stato presidente il suo defunto marito Nestor de Kirchner, al potere fino al 2007. Apparentemente, la politica argentina sembra una questione di famiglia, considerando anche un caso simile accaduto con Isabel Peron, a capo della nazione argentina nel 1976. Tuttavia, nel caso della Kirchner, non si tratta di semplice successione, ma di vera investitura elettorale. Colei che gli argentini chiamano semplicemente “Cristina”, è coofondatrice e leader del partito al potere in Argentina, il Fronte per la vittoria. Insieme al marito è riuscita nell’impresa di risollevare l’Argentina dalla pesante crisi economica della fine degli anni ‘90.

In Brasile, l’economista Dilma Rousseff è stata rieletta nel 2014, è al suo secondo mandato e al potere dal 2011. Anche lei, come Cristina, sta affrontando un momento difficile a causa di alcuni scandali finanziari. Lo scorso marzo, due milioni di brasiliani sono scesi in piazza per protestare contro la corruzione della classe politica e per chiedere le dimissioni del presidente.

Per concludere la rassegna dell’A(rgentina)B(rasile)C(ile) del Sudamerica, parliamo di Michelle Bachelet. L’esponente del partito socialista è tornata a guidare il Cile nel 2013 (dopo essere stata al potere tra il 2006 e il 2010). Nelle elezioni ha dovuto vedersela con un’altra donna: un fenomeno impensabile, anche lontanamente, in Italia.

Ora che le tre grandi nazioni sudamericane sono guidate da donne molto simili tra loro, forse si può tornare a parlare di patto dell’ABC. Un primo tentativo di integrazione politica ed economica tra Argentina Brasile e Cile fu ideato nel 1915 per arginare i mutamenti sociali causati dalla Prima Guerra Mondiale. Ci riprovò anni dopo Juan Peron, fallendo. Adesso che alla guida dei Paesi dell’ABC ci sono delle donne, qualcuno rispolvera l’idea, ma le difficoltà che stanno attraversando Cristina in Argentina e Dilma Rousseff in Brasile allontanano nuovamente il progetto.

D’altro canto, le donne al potere in Sudamerica non finiscono con l’ABC. Laura Chincilla è stata presidente della Costa Rica dal 2010 al 2014. Con le sue politiche ha reso il Costa Rica lo Stato più green del pianeta. Dall’inizio del 2015 nel suo Paese si utilizza solo energia rinnovabile.

Ancora. In Giamaica, il Primo Ministro è Portia Simpson, mentre in Trinitad e Tobago Kamla Persad-Bissessar è la prima donna premier dello stato caraibico.

Il Sud America insomma è un continente tinto di rosa e a noi non resta che ammirare la grinta e l’impegno di queste donne che, pur tra le difficoltà che vivono i leader di ogni tempo, continuano ad impegnarsi per i loro rispettivi Paesi.

E pensare che in Italia, fino a tre anni fa, si parlava ancora e solo di quote rosa…