Aylan Kurdi. Il suo faccino affondato nella schiuma del mare. La sua t-shirt rossa. Ha fatto tremare i cuori. Eppure, nessuno gridò: “Io sono Aylan!”

In una società sempre più multietnica, accoglienza e solidarietà sono valori fondamentali. Fra i tanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia, uno dei più importanti è l’immigrazione.

Fin dalla preistoria l’uomo ha sentito l’esigenza di spostarsi da un territorio all’ altro in cerca di cibo.

Le maggiori cause dell’immigrazione sono, infatti, ricerca di stabilità economica e lavoro.

Negli ultimi decenni l’immigrazione nel mondo è in piena espansione, la maggior parte degli immigrati sbarcati in Italia provengono da paesi del continente africano o asiatico politicamente instabili, molto poveri, in guerra o sotto dittatura.

Il fenomeno migratorio ha conosciuto un’accelerazione negli ultimi decenni. Chi non ricorda gli sbarchi avvenuti a Santa Cesarea Terme, nel pieno della notte, d’inverno. Persone gettate in mare da scafisti privi di qualsiasi senso di umanità. Gli abitanti del paese svegliati dal pianto dei bambini infreddoliti, impauriti, affamati. E quella moderna Addolorata con in braccio il suo piccolo avvolto in un telo di plastica per ripararlo dal freddo, dalla pioggia, dalle nere onde del mare, cianotico, con la testolina poggiata dolcemente sull’omero della madre che gridava: “Lo salvi dottore, lo salvi! Non si sveglia…”

Fu un andirivieni di madri con coperte, biberon, latte caldo, vestiti asciutti, carezze, coccole, letto e famiglia…

Fu il periodo dei calzini sugli scogli…

Fu il periodo delle scarpe di ginnastica impigliate nelle reti dei pescatori…

Fu il periodo dell’accoglienza senza se e senza ma. Era gente che aveva bisogno. E questo era sufficiente.

Fu proposto il premio Nobel per la Pace alla gente di Santa Cesarea…

Ma alla gente di Santa Cesarea Terme non venne mai assegnato il Nobel per la Pace. In realtà, la fiera gente salentina dalla pelle arsa dalla salsedine e dal sole aveva già ottenuto il suo premio Nobel.

Ma dove vanno gli immigrati che transitano dal nostro Paese? Alcuni si fermano. Trovano lavoro e una nuova vita.

La maggior parte cerca di arrivare in Francia, Germania, Inghilterra Nord Europa. I loro viaggi sono veramente lunghi e durano molti mesi. Costretti a camminare a piedi, dormire per strada, nascondersi, morire tra la sabbia del deserto perché la fame, la sete, lo sfinimento li ha ridotti a scheletri ambulanti e solo la calda polvere della solitudine ha mostrato pietà nei loro confronti. Oppure morire tra i flutti perché non sanno nuotare, portando in fondo al mare i sogni di una famiglia o di una vita che sta sbocciando.

Aylan Kurdi. Il suo faccino affondato nella schiuma del mare. La sua t-shirt rossa. Le sue scarpette di ginnastica. I suoi pantaloncini blu. Quell’immagine ha scosso l’opinione pubblica. Ha fatto tremare i cuori. Li ha fatti palpitare di nuova umanità.  Eppure, nessuno gridò: “Io sono Aylan!” Un attimo e tutto tornò come prima

Oggi l’Italia è preoccupata dell’arrivo di extra comunitari che sbarcano nella nostra penisola in cerca di lavoro. Tanta, troppa opinione pubblica classifica l’immigrato come un pericolo, un delinquente incapace di cercare e trovare un lavoro, abituato a vivere solo di furti.  Ma un uomo al quale non viene data la possibilità di lavorare onestamente per guadagnarsi il giusto e l’indispensabile per vivere cosa ci aspettiamo che faccia? Nella loro situazione come avremmo reagito? Viviamo in un mondo che a parole è basato sulla solidarietà, su un atteggiamento di benevolenza teso a venire incontro alle esigenze e ai disagi di chi ha bisogno di aiuto, ma che di solidale non ha nulla. Quello dell’immigrazione è un tema molto caldo, molto attuale che ha portato discriminazioni e razzismo all’interno della società.

Sino alla scarsa informazione di chi vive nella paura di perdere il lavoro per colpa degli immigrati. La realtà è che senza la loro presenza noi saremmo perduti.  Essi sono portati a fare lavori che un italiano non si abbasserebbe mai a svolgere. Le migrazioni sono la conseguenza di grandi disuguaglianze sociali ed economiche, di discriminazioni e di razzismo.  Viviamo in un mondo in cui un uomo punta il dito verso un altro solo perché è apparentemente diverso da lui.  Dove i telegiornali espongono solo in parte la verità.  Una verità che ci appartiene, ma che tengono nascosta perché fa più comodo così.

Viviamo nell’ipocrisia dell’uomo, basata sulla distinzione delle persone in base al colore della loro pelle. Una ipocrisia che ha portato l’uomo a rinnegare ciò per cui si è tanto lottato per secoli: “i nostri diritti”. Diritti che rappresentano l’essere umano prima di qualsiasi appartenenza etnica.  Diritti che al giorno d’oggi non dovrebbero essere violati. Sarebbe essenziale iniziare a rispettare noi stessi, i nostri valori e quello degli altri per vivere bene e garantire un mondo migliore.

Melissa Lisi

ITC NICO  Michele Laporta Galatina Lecce