FURONO MOMENTI DI GLORIA

Amsterdam sembrava essere la città designata per l’organizzazione dell’VIII edizione dei Giochi olimpici. Il gesto di cavalleria in favore di Anversa fatto quattro anni prima avrebbe dovuto legittimare le pretese olandesi, ma il Barone de Coubertin avanzò già dal 1921 la candidatura di Parigi per festeggiare i trent’anni del Comitato olimpico internazionale, nato proprio nella capitale transalpina. Alla fine la città dei Paesi Bassi dovette rinviare l’organizzazione e Parigi fu la prima città ad ospitare per più di una volta le Olimpiadi.

Nel 1924 il mondo, in particolare il Vecchio Continente, subiva ancora l’influenza delle decisioni dei Trattati di pace e i Giochi furono lo specchio fedele delle relazioni internazionali. Quarantaquattro furono le rappresentative in gara. Si chiuse un occhio per Ungheria, Austria e Turchia, le nuove entità nazionali nate dalla disgregazione degli Imperi secolari, ma non ci fu spazio per la Germania, sottoposta ancora all’occupazione della Ruhr e all’ostracismo dei Paesi europei che gondolavano per le ristrettezze economiche e le sanzioni militari. Per tornare all’aspetto puramente sportivo, crebbe il numero delle donne, ma in maniera quasi impercettibile. I Giochi iniziarono il 4 maggio e finirono il 27 luglio, con la dichiarazione di apertura del presidente onorario del Comitato organizzatore e sindaco di Parigi Gaston Doumergue.

A Parigi Nurmi si riconfermò e fece meglio di Anversa con 5 ori, rivelando una superiorità oltraggiosa, a momenti imbarazzante. Imbarazzante come l’organizzazione delle finali dei 1500 e dei 5000 a cui Nurmi dovette partecipare nello stesso giorno, ma non solo, con trenta minuti di differenza. Sembrò quasi lesa maestà al re della corsa, ma il “Filandese Volante”, uno dei tanti titoli di cui godette Nurmi,  accettò la sfida e le vinse entrambe, facendo capire a tutti gli umani che limiti non c’erano per la sua immensa classe.

A cercare di appannare la popolarità e l’aurea di divinità che circondava Paavo Nurmi, ci provò un altro filandese che vinse ben 4 ori, Ville Ritola, che contribuì a collocare il paese scandinavo nel medagliere della disciplina soltanto dietro agli americani. Di americani quindi parliamo, che nell’atletica subirono lo scotto della sconfitta nei 100 m piani dove la spuntò un ebreo britannico dell’Università di Cambridge: Harold Maurice Abrahams. Il britannico fissò il record olimpico a 10”6 e vinse davanti all’americano Scholz e all’australiano Porritt. Il campione olimpico Paddock non fu nemmeno sul podio. Capiterà altre due volte che un britannico riuscirà a vincere l’oro nella gara più veloce. Furono momenti di gloria anche per un altro suddito di sua maestà, Eric Liddell, che non poté partecipare alla finale dei 100 perché da buon presbiteriano non correva la domenica. Si rifece sui 400 m dove stabilì il primato del mondo con 47”6. Vent’anni più tardi morirà da missionario in un campo di concentramento giapponese in Cina. Il cinema ricorderà i due atleti britannici, grandi amici,nel film Momenti di Gloria diretto da Hugh Hudson, vincitore del Premio Oscar come miglior film. Infine ancora Finlandia fu nella gara più lunga con il successo di Albin Stenroos che confermò la supremazia delle “renne” finlandesi nel fondo.

Acteurs Raymond Burr en ex-Tarzan Johnny Weismuller (USA) arriveren op Schiphol; Weismuller met aap?*24 juni 1970

A Parigi, prima di diventare Tarzan, Johnny Weissmüller si fece conoscere per le sue tre medaglie d’oro nel nuoto, bottino che ad Amsterdam diventerà più cospicuo. Notevole fu la sua impresa nei 100 m sl: per la prima volta un uomo scendeva sotto la soglia del minuto. Nel tennis Borotra, Cochet e Lacoste portarono medaglie ai francesi, ma non l’oro. Si rifaranno dominando per anni la Coppa Davis. Molti tennisti, tra cui il vincitore del singolo Vincent Richards, cedettero alle lusinghe del professionismo e il movimento olimpico, che aveva già mal tollerato fenomeno, decise che si poteva fare a meno delle racchette. Le ritroveremo sessantaquattro anni dopo a Seoul.

L’Italia fece la sua bella figura vincendo otto medaglie d’oro. Il “Fanciullo d’Anversa” Ugo Frigerio, ora un po’ più grande e più responsabile, insignito del compito di alfiere della spedizione italiana, si impose nuovamente nella 10 km di marcia. Oro furono Gabetti, Galimberti e Tonani nel sollevamento pesi, la squadra dell”inseguimento a squadre nel ciclismo, la nazionale di sciabola, Francesco Martino agli anelli e l’Italia nel concorso a squadre di ginnastica.

In Francia andò di scena il grande calcio che aprì l’epopea di una delle nazionali più forti della storia, l’Uruguay, che bisserà il successo nel 1928 e che vincerà il primo mondiale in casa nel 1930. Nasazzi, Andrade, Urdinaran, Scarone e Cea comporranno l’ossatura che porterà la Celeste a dominare il calcio internazionale tra gli anni ’20 e i primi anni’ 30. A Parigi giocò anche la nazionale di Pozzo che fece le prove per diventare grande. Il nostro cammino si fermò di fronte alla Svizzera, che ci battè per 2 a 1, dopo che avevamo eliminato Spagna e Lussemburgo.

Il medagliere fu vinto dagli Stati Uniti, davanti alla Finlandia e alla Francia.

Parigi 1924 riuscì a far dimenticare la mediocre rassegna del 1900 e celebrò in grande stile il trentennale della nascita del CIO, che poteva adesso organizzare una manifestazione che pian piano assumeva sempre più importanza. De Coubertin lasciò la presidenza del Comitato olimpico a Henri de Baillet-Latour, con la consapevolezza che la sua creatura avrebbe camminato con gambe forti, su un percorso ormai battuto.