NEL SEGNO DI AYRTON

Il 1 maggio 1994 si corre il GP di San Marino a Imola. Non è una corsa come tante altre, aleggia un’aria strana, un presagio, che è la stessa morte. Il giorno prima, nelle qualifiche Roland Ratzenberger ha perso la vita, dopo che nelle prove di venerdì Barrichello ha rischiato di morire.

Ayrton Senna, che inizia la gara in pole position, conduce la gara, il suo sterzo si blocca, prova disperatamente a decelerare, vanamente. Si schianta all’altezza della curva del Tamburello. Bandiera rossa sulla gara, soccorsi immediati, preghiere e speranze, fino all’annuncio ufficiale: Ayrton se n’è andato. La morte del pilota getta il Brasile nello sconforto e nel lutto, lui, che per anni aveva regalato al popolo brasiliano gioie e vittorie. Solo la vittoria al mondiale americano riuscirebbe, in parte, a lenire il dolore di un’intera nazione. La Seleçao gioca, e vince, la XV Coppa del mondo nel nome di Senna, che da lassù guarda e gioisce.

Un’altra morte segna il mondiale: Andrés Escobar, difensore colombiano, viene assassinato a Medellin perchè ritenuto colpevole, con l’autogol agli USA, dell’eliminazione della Colombia, che arriva in America come una delle pretendenti alla vittoria finale, dopo aver vinto il girone di qualificazione del gruppo 2 e aver umiliato l’Argentina al Monumental di Buenos Aires per 5 a 0!

Il mondiale viene assegnato agli States il 4 luglio 1988 e ha tra i suoi principali artefici Henry Kissinger, che già durante le Notti Magiche si fa vedere per gli stadi per promuovere il mondiale a stelle e strisce. Si gioca nei templi del baseball e del football americano, che vengono adattati per ospitare il soccer. Tante città si candidano per ma alla fine vengono scelte Boston, Chicago, Dallas, Detroit, Los Angeles, New York, Orlando, San Francisco, Washington. Le qualificazioni fanno fuori Inghilterra e la Francia (per la seconda volta di seguito, vi ricorda qualcuno?) che vive un vero e proprio psicodramma nel momento topico, perdendo in casa contro Israele e subendo all’ultimo minuto della partita decisiva contro la Bulgaria il gol di Kostadinov. Esordiscono la Grecia, Nigeria e Arabia Saudita. Si parte con i campioni del mondo della Germania, per la prima volta unita nel dopoguerra, che supera la Bolivia con un gol di Klinsmann. I tedeschi vincono il gruppo C davanti alla Spagna. Il gruppo A vede l’affermazione della Romania che vince il girone con 6 punti, davanti alla Svizzera e ai padroni di casa che eliminano la Colombia. Nel gruppo B si fa avanti il Brasile che precede la Svezia. Nel gruppo D l’Argentina gioca e si impone con un Maradona rinnovato e in forma, che guida l’Albiceleste alla vittoria sulla Grecia (4 a 0) e Nigeria (2 a 1), prima di essere squalificato per doping. Nonostante i 6 punti, Argentina costretta al ripescaggio. Nigeria prima, Bulgaria seconda.

Il gruppo E, il nostro, è all’insegna dell’equilibrio, con le quattro squadre che terminano tutte con 4 punti. È la differenza reti a consentire il primo posto al Messico e il secondo all’Irlanda. Siamo ripescati, anche grazie al clamoroso 6 a 1 della Russia sul Camerun. Il nostro è un mondiale di sofferenza. Houghton ci condanna alla sconfitta contro l’Irlanda. Vinciamo in dieci (espulsione di Pagliuca) e con il gol di Dino Baggio contro la Norvegia, nell’incontro in cui Baggio Roberto, sostituito dopo l’espulsione, dà del matto a Sacchi in mondovisione. In Messico Italia, Massaro illude gli Azzurri prima del pareggio del Bernal.

Il gruppo F infine qualifica Belgio, Olanda e la sorprendente Arabia Saudita. Resta impresso il gol di Owairan contro il Belgio.

Agli ottavi fuori un’Argentina allo sbando contro la Romania di Hagi, il Maradona dei Carpazi. Il Brasile, in dieci per la pazzia di Leonardo, soffre contro gli USA. Decide Bebeto. Rispettano i pronostici Germania, Olanda, Svezia, Spagna che si qualificano rispettivamente ai danni di Belgio, Irlanda, Arabia Saudita e Svizzera. Bulgaria  Messico si risolve ai rigori a favore degli europei, e poi ci siamo noi. Al Foxboro Stadium, quando mancano pochi minuti, la Nigeria sta vincendo grazie al gol di Amunike. Al 76′ Zola viene espulso ingiustamente. All’88’ Mussi vince un rimpallo e mette in mezzo per il Divin Codino, fino a quel momento in ombra, che piazza il pallone nell’angolino per l’1 a 1. Ai supplementari poi Baggio realizza su rigore il 2 a 1. Ha inizio per noi un altro mondiale. Ai quarti troviamo la Spagna. Dino Baggio ci porta in vantaggio con un gran tiro al 25′. Caminero pareggia per le Furie Rosse al 58′. Il minuto 88 è di nuovo quello del Divin Codino che lanciato da Signori scarta Zubizarreta e ci porta in semifinale, dove troviamo la sorprendente Bulgaria che elimina i campioni del mondo della Germania. In vantaggio con il rigore di Matthäus, i tedeschi subiscono il ritorno bulgaro di Stoichkov e Lechkov. Svezia e Romania danno vita a un bel 2 a 2, risolto ai rigori dalla parata decisiva di Ravelli su Belodedici. E poi la partita più bella del torneo: Brasile Olanda. Verdeoro avanti con Romario e Bebeto. Bergkamp accorcia e Winter riporta in parità il match. Una punizione dal limite è una ghiotta occasione per le tre dita sulla valvola di Branco che silura De Goey per il 3 a 2 definitivo.

In semifinale, l’Italia risolve la pratica Bulgaria nei primi 25 minuti con Baggio, doppietta, prima di subire il rigore di Stoichkov. Romario a una decina di minuti dalla fine incorna di testa e decide la vittoria contro la Svezia.

Ventiquattro anni dopo l’Azteca sarà di nuovo Italia Brasile. Al Rose Bowl il 17 giugno, nel caldo torrido delle 12,30, le due nazionali giocano per il quarto titolo. L’Italia recupera Baresi, operato al menisco, e può contare su Roberto Baggio, in forte dubbio alla vigilia. Il Brasile invece è al completo. La partita è bloccata, senza grossi sussulti. Massaro ha una buona occasione nel primo tempo, il Brasile ci prova soprattutto da fuori e un tiro senza pretese di Marcio Santos finisce sul palo, dopo la mezza papera di Pagliuca. Si va ai rigori, per la prima volta in una finale. Baresi e Marcio Santos sbagliano i primi rigori. Romario, Albertini, Branco segnano. Massaro sbaglia, mentre Dunga non si fa impietosire. Roberto Baggio infine manda alto, lassù nel cielo dal quale Ayrton gioisce per la vittoria di un Brasile, molto pratico, europeo, ma meritatamente campione.

CAPOCANNONIERE : Oleg Salenko (RUS) e Hristo Stoichkov (BUL) 6 reti.

CLASSIFICA FINALE

  1. Brasile
  2.  Italia
  3.  Svezia
  4. 4.Bulgaria

FINALE TERZO E QUARTO POSTO

Svezia – Bulgaria 4 – 0