Tango, marmelade e papelitos

L’Argentina ottiene il suo mondiale ben dodici anni prima, al Congresso FIFA di Tokyo. Il Messico e l’Argentina, per l’appunto, si contendono l’organizzazione della Coppa del Mondo 1970. Dopo aspri dibattiti, le due federazioni si accordano che la perdente, in base alla ben nota alternanza Europa Sudamerica, avrebbe ospitato l’edizione del 1978. Il voto, che premia il Messico, decreta anche la scelta della sede del 1978 in favore degli argentini.

In questo lasso di tempo, molto è cambiato nel paese sudamericano. Un colpo di stato militare destituisce Isabela Peron e porta al potere Jorge Videla che ha il compito di “ripristinare l’ordine”. Per il regime la manifestazione diventa una vetrina sul mondo, che sembra non gradire. Molti paesi dibattono sulla possibilità di boicottare il torneo, sulla scia di quanto già avvenuto ai giochi di Montréal. Ma alle parole, fumose e inconsistenti, non seguono i fatti e le qualificate si presentano ai blocchi di partenza di un torneo sul quale peserà continuamente il sospetto del favoritismo.

È l’ultima manifestazione a sedici squadre. Il numero delle squadre iscritte alle qualificazioni, 107 , porta la FIFA ad aumentare le partecipanti per l’edizione 1982 a ventiquattro. Mancano di nuovo gli inglesi, che eliminiamo per differenza reti del gruppo 2 della zona europea. Agli Azzurri, all’Argentina e alla Germania Ovest campione del mondo si aggiungono inoltre Brasile, Perù, Scozia, Messico, Olanda, Polonia, Svezia, Austria, Francia, Spagna, Ungheria. Due sono le esordienti: l’Iran e la Tunisia. L’Adidas propone il Tango. Ve lo ricordate il pallone che usavamo per strada e che consideravamo di livello superiore al Supersantos? È quello che si usa in Argentina, nella sua versione ufficiale e in cuoio.

Germania e Polonia inaugurano il Mondiale argentino pareggiando 0 a 0 nel gruppo B, dove una sorprendente Tunisia batte 3 a 1 il Messico e blocca sullo 0 a 0 i campioni del mondo, che sono costretti a passare come secondi dietro ai polacchi. Tornando indietro al gruppo A, troviamo i padroni di casa che sono stati abbinati nel nostro stesso raggruppamento. È una gran bella Italia quella che gioca e si diverte in Argentina. All’esordio contro la Francia, dopo il vantaggio lampo di Lacombe, Paolo Rossi e Zaccarelli danno la prima vittoria agli Azzurri che si ripetono poi contro l’Ungheria, con il risultato di 3 a 1. Intanto i padroni vincono senza tanto entusiasmare le prime due partite. Nello scontro che vale il primo posto, l’Argentina comanda il gioco ma una rapida combinazione tra Paolo Rossi e Bettega ci porta in vantaggio e ci consente di battere i padroni di casa. Siamo primi nel girone. Nel gruppo C Austria, sorprendente prima, e Brasile, ottengono il pass per la fase finale, mentre nel gruppo D stupisce il Perù che arriva davanti all’Olanda che perde 3 a 2 contro la Scozia, nella partita in cui si ricorda il gran gol di Gemmill. Ma ancora una volta gli scozzesi non riescono a superare il primo turno.

Le otto nazionali rimaste vengono divise in due gruppi da quattro squadre, così come era avvenuto in Germania Ovest. Le quotazioni dell’Italia salgono e dopo lo 0 a 0 contro i tedeschi e la vittoria risicata contro l’Austria, basterebbe non perdere contro gli Oranje, orfani di Cruijff, ma pur sempre temibili. L’autogol di Brandts è il coronamento di un primo tempo gagliardo degli uomini di Bearzot, che avrebbero anche l’opportunità di raddoppiare. Nella ripresa cambia l’inerzia del match. Prima Brandts si fa perdonare pareggiando con un tiro da una ventina di metri, dopo è la volta di Haan che con un eurogol da quaranta metri condanna l’Italia alla finale terzo e quarto posto. Zoff viene aspramente criticato per le due reti, ma saprà rifarsi. Resta tuttavia la buona prestazione complessiva degli Azzurri che hanno saputo offrire anche sprazzi di buon calcio. Per Zoff e i suoi bisogna aspettare solo quattro anni.

Nel gruppo B il Brasile guida il girone prima dell’ultima partita dell’Argentina contro il Perù che è stata diabolicamente posticipata per favorire il conteggio dei gol che servono all’Albiceleste per accedere alla finale. Per tutto il torneo aleggia lo spettro del favoritismo, arbitrale e organizzativo, nei confronti dei padroni di casa, assolutamente evidenti in questa circostanza. Ramon Quiroga, il portiere del Perù, è di origini argentine e viene indicato come il principale responsabile del 6 a 0, che passa alla storia come marmelada peruana. I sei gol danno all’Argentina il bottino utile per superare il Brasile e giocare al Monumental contro l’Olanda.

La finale si gioca domenica 25 giugno 1978 tra due nazionali che non hanno mai vinto il mondiale. Per la prima volta arbitra un italiano, Gonnella. Nonostante l’alone di sospetto che circonda le prestazioni dell’Albiceleste, Kempes porta i suoi in vantaggio al 36′. Nanninga rimette a otto minuti dalla fine le due squadre in parità. E se il palo non avesse negato all’ultimo minuto il gol a Rensenbrink, forse non si parlerebbe di marmelade e di sospetti. Scampato il pericolo mortale, al 105′ Kempes raddoppia, mentre Bertoni fissa il risultato sul 3 a 1 a cinque minuti dalla fine. È il tripudio argentino che si materializza nei papelitos lanciati sul campo dai tifosi di casa, simbolo di quell’edizione. Dopo Montevideo 1930, Roma 1934, Londra 1966, Monaco di Baviera 1974, la squadra di casa vince il suo mondiale. Passarella alza la Coppa del Mondo, capitano di una squadra comunque guidata dal genio di Ardiles, dal tiro di Bertoni e dai gol di Kempes, che Menotti ha saputo ben amalgamare, giocando alla brasiliana e rinunciando all’estro e alla tecnica del giovane talento Maradona. Vince la squadra, mentre per il regime si tratta solo di una questione di tempo.

CAPOCANNONIERE : Mario Kempes (ARG) 6 reti.

CLASSIFICA FINALE

  1. Argentina
  2. Olanda
  3. Brasile
  4. Italia

FINALE TERZO E QUARTO POSTO

Brasile – Italia 2 – 1