“Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”
(Albert Einstein)

Affrontando questo gran sciupio di risorse uno si chiede, come mai? Chi, si permette il lusso e la sfacciataggine di perseguire simili “impegni”, costringendo interi popoli a tirar la cinghia per sostenerli? Uno, dopo aver alzato la testa dal cuscino, di punto in bianco decide, di testa sua oppure in consorteria, con altre persone alla pari, di far guerra al vicino di casa?

Si parla tanto di civiltà, di democrazia, dei diritti dell’uomo, della pace, della giustizia, ma si trascende su tutto, rendendo la vita un inferno, un orrido abisso…

Si va avanti a statistica, oggi. Sono i numeri che contano e che hanno preso il sopravvento sul ponderare ogni minima situazione e riscattarne i concetti etici, dalle ignobili, fortificate grate, dei contrassegni, di testimonianze e valori fittizi.

Quali statistiche poi! Sembra proprio rimanere imbrigliati con la mente nell’esaminarle, nel leggerne le notevoli pesantezze che dipanano i database, con i grafici che schizzano verso l’alto e che sembrano tante braccia che s’innalzano verso il cielo, in cerca d’aiuto.

Qualcuno si limiterebbe a dire che la statistica è una scienza che studia i fenomeni collettivi. È vero quanto inverosimile. Qualora si trattasse di “scienza” sui morti ammazzati, questi non hanno più ragione di formarsi in collettività, se non in fosse comuni.

Ad ogni passo, connesso al problema, sono le statistiche a mantener basso il morale di quella parte di coloro i quali attendono soluzioni sane, sensate, drastiche affinché l’uomo smetta di credersi invincibile.

Ignorare la propria fragilità comporta seri pericoli. Il nostro vivere, non è un “soggiorno obbligato” ma nemmeno un’avventura. Già, avventura! Non tutti siamo dell’avviso di affrontare, di punto in bianco, imprevisti. L’avventura ne è piena zeppa, e non solo di cose piacevoli ma, principalmente, di rischi.

La vita va vissuta con precauzioni e con marcato rispetto per i luoghi, calcati sì, ma non violati.

Ma noi ne stiamo oltraggiando, profanando a dismisura, con una violenza cieca e irragionevole: ansando, boccheggiando come boccheggia la terra sotto i nostri piedi…

Le statistiche dell’uno si mettono a confronto con quelle dell’altro, tanto da reprimersi una con l’altra. Tutto ciò descrive, nei minimi dettagli, l’affannosa, squilibrata gara intrapresa, a colpo ferire, per autodistruggersi a vicenda.

Gioacchino Belli, in un suo sonetto (Er caffettiere filosofo) afferma:L’ommini de ‘sto monno sò ll’istesso/che vvaghi de caffè nner mascinino/c’uno prima, uno doppo, e un antro appresso/…E s’incarzeno, tutti in zu l’ingresso/ der ferro che li sfraggne in porverino.

Ancora non si è compilato un database sugli errori umani. Commessi, questi, durante il suo avvicendarsi nella Storia dei tempi. Egli se ne guarda bene dal farlo: per timore che gli venisse a mancare l’esclusività  delle sue vicissitudini “future” da inserire ad inizio tabella come miglior efferato atto intrapreso?

La burbanzosa prosopopea dei dittatori è e rimane, l’eterno vizio di vanagloria che li porta ad esaurirli eticamente. Sollecitare la scienza affinché trovi una soluzione ad esso, oggi, come oggi, pare impossibile, per via di quest’ultima che non può distrarsi, tutta intesa com’è, a concepire nuove armi di distruzione, di morte. Le tabelle statistiche vanno aggiornate con diligenza, però: tante perdite da una parte e altrettante dall’altra. Questo affinché i “succubi” impegnati nello scontro, crepando in ugual misura, non creino discrepanze statistiche e non allarmino i centri satrapi del cattivo pensiero e dei fabbricatori di morte. Per queste categorie di imprenditori, le guerre sono necessarie e, metterle in discussione, si rischia il loro fallimento, la supremazia, il loro potere, prospettandone la loro fine.

“Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa” (Gregg Easterbrook).


FonteFoto di Алекс Арцибашев su Unsplash
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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.