Mons. Spinillo, vescovo di Aversa, interviene a Canosa sul caso discarica Tufarelle

Dopo l’accorato appello di don Salvatore Sciannamea, Francesco Delfino, dell’Equipe Caritas Diocesana della Diocesi di Andria, riceviamo e pubblichiamo:

A tenere banco sulle cronache locali degli ultimi mesi vi è la questione dell’autorizzazione dell’ampliamento della discarica di rifiuti speciali industriali in contrada Tufarelle. Anche il Vescovo di Andria, Mons. Mansi, è intervenuto per dichiarare la contrarietà della Chiesa Diocesana a questo progetto che rappresenta un elemento detrattivo per lo sviluppo economico, sociale e ambientale del territorio. Il rischio che da tale impianto possano derivare conseguenze per la salute dei cittadini, è molto avvertito soprattutto poiché in particolare nelle città di Canosa e Minervino sono aumentati a dismisura i casi di malattie tumorali. L’ipotesi di un nuovo ampliamento ha mobilitato le due comunità cittadine con la costituzione di Comitati No Discarica, ai quali si sono affiancati le parrocchie, le associazioni e i movimenti ecclesiali.

Per questo motivo la Caritas Diocesana a nome dell’intera Chiesa Locale ha promosso un incontro di riflessione sul tema dell’impegno per la custodia del Creato, che non deve essere rappresentato solamente con proclami o bandiere quando si avverte una particolare emergenza, ma deve essere una connotazione identitaria di una spiritualità cristiana e di un impegno ecclesiale permanente. Lunedì 23 ottobre presso la parrocchia “Gesù, Giuseppe e Maria” è stato presente Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, un territorio meglio conosciuto come il territorio della Terra dei Fuochi, dei Casalesi, di Gomorra. Una parte di terra che nell’immaginario collettivo rappresenta rifiuti, inquinamento, malavita, malattia, morte. Ma che in realtà, come ci ha illustrato il relatore, è innanzitutto quel territorio che gli antichi romani definivano la “Campania Felix” ovvero quella parte a nord di Napoli soprannominata “felix” per la fecondità dei suoi campi. Territorio che oggi vede limitato il suo futuro per tutte quelle “spine” che i peccati degli uomini hanno inflitto sul quel contesto, primo fra tutti quello contro il Creato. E proprio le spine segnano un sottile legame tra le due diocesi: il segno è contenuto nell’araldica dei nostri Vescovi, in quello di Andria con il chiaro riferimento alla reliquia prodigiosa che custodisce, in quello di Aversa a significare la sofferenza di un popolo che anela a una nuova Creazione.

“La nostra terra, casa comune, necessita innanzitutto di essere abitata”, ha affermato Mons. Spinillo davanti a un nutrito e attento uditorio, nella consapevolezza che i frutti, le risorse, le attrattività sono innanzitutto per gli stessi cittadini che la abitano, che devono essere educati alla responsabilità della cura degli spazi, alla pulizia dei luoghi, all’interesse verso il proprio patrimonio culturale. Richiamando la parabola del banchetto delle nozze del Re (Mt 22,1-14) il presule di Aversa ha offerto una lettura in chiave ecologica di quell’essere “invitati” alle nozze: l’invitato è colui che viene scelto, a cui viene dato un privilegio, e che partecipa alla festa con rispetto per gli altri e il luogo in cui si trova. Il cristiano è invitato ad abitare il Creato, passando da una condizione di disinteresse e di indifferenza, a una condizione di protagonismo e operosità; da una condizione di scartato ed escluso, a una condizione di cittadino responsabile e coinvolto. In questa prospettiva occorre dunque proporre modelli educativi che rifiutano la logica del successo, del guadagno smisurato, dell’invasione degli spazi, ed orientare le comunità invece su stili di vita che ricercano la relazione con l’altro, creano giustizia ed equità, promuovono le tipicità e il vissuto locale.

Non manca la denuncia verso le Istituzioni che su queste tematiche dimostrano fragilità, a causa soprattutto di una mancanza di confronto tra eletti ed elettori, distanza che genera sfiducia e sospetto: “la gente non crede più neanche nella scienza, perché non è ancora in grado di dirci se esiste una correlazione diretta tra inquinamento e malattie”. L’invito ai presenti però è quello di non lasciarsi andare alla cultura del sospetto, ma di continuare a ricercare il dialogo costante con le Istituzioni, motivandole e incitandole a ricercare la verità nelle questioni.

In fondo l’ecologia integrale che ci chiama a vivere papa Francesco nella Laudato Sì fa riferimento a tutto questo: abitare la città, prendersi cura degli uomini e delle cose, sentire il privilegio di sentirsi invitato a custodire la Creazione e saper essere responsabili nell’impegno civile.

“Tutto questo è utopia?” si chiede in conclusione il Vescovo campano. “L’utopia non è qualcosa che non esiste, che non si compirà mai, ma qualcosa alla quale trovare il luogo del suo compimento”.


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