spectre

Eccoci qui. Si spengono le luci. Spectre 007. Mi servono poche righe. Non ho da spiegare nulla.

È un blockbuster spettacolare. Poco intelligente e raffinato. Non ha che pochi meriti registici e attoriali.

Ho trovato patetico il cammeo di Monica Bellucci, perché ha un volto segnato dal tempo e inespressivo; soprattutto non è di alcun aiuto alla trama.

La Seymour, la dottoressa Swann, la bella di turno, resta solo e si conferma una donna affascinante.

Christoph Waltz, il cattivo di turno, è solo un’unghia del Javier Bardem che ha sorretto il precedente Skyfall.

Non sta bene fare paragoni? Chiedo venia.

Il capitale umano ed economico è andato sprecato. Manca la poesia. Pochi gli sguardi che tolgono la scena al divertimento. Manca di emozione.

Solo, a mio parere, una fioca luce: i 6 o 7 minuti della canzone portante cantata da Sam Smith. Writing’s on the Wall. Il testo è semplice, diretto, forse ripetitivo. Ma l’arrangiamento di Thomas Newman è sontuoso, meraviglioso. E Smith la canta da dio.

Sam Mendes, il regista, aveva ridato un’anima a James Bond e precocemente, inconsapevolmente, gliel’ha tolta.