Trovo Laura già in Officina. È in compagnia. Sorride. Beve birra. Mi raggiunge nello spazio in cui è esposta la sua mostra fotografica “Solo/Con te. Viaggio estraneo tra isolamenti cercati, forzati e condivisi”. Iniziamo a chiacchierare tra una foto e l’altra. Cominciamo da quella su cui mi sono soffermata di più.

È stata scattata a Bordeaux.
Partiamo da qui?
Sì. È agosto dell’anno scorso. Uno dei miei viaggi. Ho fotografato questa bambina che gioca con l’acqua nel momento in cui si ferma e guarda davanti a sé. Tutte le foto hanno in comune l’estraneità dal soggetto. In nessuna ho interferito. Non mi sono avvicinata alle persone quindi nessuno di loro sa di essere stato fotografato nel suo momento di solitudine.

Solo/con te: come si legge?
Il titolo della mostra si riferisce alla solitudine di cui abbiamo bisogno, quella che deriva da una scelta deliberata, in cui ci sottraiamo al luogo – spesso pubblico – e ci ritagliamo un microcosmo che appartiene solo a noi. Quindi “Solo” come solitudine, intesa come possibilità e ricerca di sé. La seconda parte “Con te” è quella parte di noi, forse anche di solitudine, che scegliamo di condividere “esclusivamente” con una persona. E quindi “Solo” con chi abbiamo accanto in una intimità fatta di cose piccolissime.

Nella prima parte della mostra ci sono persone sole, nella seconda troviamo delle coppie. Cosa accomuna le due parti?
Il mio desiderio di essere lì. In quella intimità.
Eppure non sei entrata in contatto coi tuoi soggetti. Sei rimasta distante da tutti evitando qualsiasi intromissione.
È così, infatti. Prevale la volontà di catturare un attimo e di preservarlo nella sua realtà. È un po’ come rubare. Ma per restituire.

Cosa?
La bellezza e il coraggio della solitudine.

Che ha molto a che fare con la libertà…
Credo, infatti, che oggi, in questo mondo che scorre con ritmi che spesso non abbiamo scelto, la vera libertà è scegliere di stare soli, l’urgenza di stare “Solo con te” o con chi hai avuto la fortuna di incontrare. Per esempio, nella foto che ho scelto come manifesto della mostra c’è un uomo che siede in una metropolitana. Passa un treno ma lui non si muove, non scende dal treno né sale. È lì. Ha scelto di starsene lì sebbene quello sia il luogo per antonomasia in cui ci si muove.

La solitudine è anche un rischio.
Chi si espone alla solitudine si espone a tutto, infatti.

Le tue foto ritraggono momenti di quiete, di raccoglimento, ma sono allo stesso tempo cariche di vitalità. E poi c’è il mare quasi dappertutto.
L’acqua è, per me, l’elemento più costruttivo e distruttivo allo stesso tempo. È potenza assoluta. Nulla più dello scorrere dell’acqua aiuta la riflessione. Vedi, qui, a Lisbona, questa ragazza legge il suo libro vicina all’oceano in tempesta. Eppure legge. Ho vissuto con invidia la sua capacità di isolarsi dal rumore e dalla forza delle onde o chissà di beneficiarne. Non so se io ci sarei riuscita.
Sei riuscita tuttavia ad esporti esponendo le tue foto. Anche questo è coraggio.
Il progetto è nato dopo. È il frutto di un percorso personale in cui ho voluto dire che io sono anche questa. Ho guardato me in questi soggetti e ho trovato la solitudine, preziosa, che cercavo.

Niente titoli, un lavoro leggerissimo di post-produzione.
Ho preferito lasciare le cose com’erano. I titoli o il nome dei luoghi avrebbero ingabbiato l’interpretazione.

Tuttavia ci hai portato a Stoccolma, Lisbona, Coimbra e Budapest. Oltre a Bordeaux da cui siamo partiti. È stato un bel viaggio. In attesa della prossima destinazione, hai un destinatario speciale a cui dedichi questo progetto?
A me, a questa me nuova che ho scoperto. In ogni senso.

La mostra fotografica di Laura Tota “Solo/Con te. Viaggio estraneo tra isolamenti cercati, forzati e condivisi” sarà all’Officina San Domenico fino al 26 ottobre.

Bianca Peloso


[ Foto di copertina: Laura Tota]