«La prima creatura di Dio fu la luce»
(Francesco Bacone)

Un uomo è un uomo.

Non c’è molto altro da dire: due braccia, due gambe, due occhi, due orecchie, un naso, una bocca… e giù con l’anatomia.

Un uomo è uomo. Punto.

Un uomo sta al mondo per la sopravvivenza della specie, insiste la mia amica scienziata. Datti pace, mi ripete.

Ecco, qui cambia qualcosa: dal punto di vista dell’evoluzionismo certamente lei ha ragione, ma dagli altri?

Troppe volte l’uomo sembra stare al mondo per la lo sterminio della specie e poiché siamo tutti bravi a dire che per proteggere il bene comune si inizia dal piccolo, sarebbe il caso di ricordarci anche il punto di vista opposto: per distruggere il bene comune, anche, si inizia dal piccolo.

Avete mai pensato, ma pensato davvero, a cosa possano rappresentare tutti gli uomini che tolgono il respiro ad altri uomini?

Potrei farvi un elenco enciclopedico delle tipologie dimostrandovi che no, non è affatto vero che un uomo è un uomo: punto.

La verità è che l’uomo è egoista: punto.

Così come nasce omicida per istinto e poi impara dalle sudatissime regole sociali che un omicidio non è umano (quando lo impara), così nasce per istinto egoista ed egocentrato e contro questo, le regole sociali possono molto poco.

Fidatevi, l’egoità uccide lo stesso. Sarà meno splatter: ma è più infida.

Ed è talmente forte che molte delle persone che mi leggono non vi si riconosceranno.

Non voglio fare descrizioni: non voglio concedere spazi agli ego esasperati ed alle loro modalità più o meno folli.

Quello che voglio fare è cambiare l’incipit di questo scritto:

un uomo non è un uomo, punto.

Un uomo, quando è uomo, conosce perfettamente l’equilibrio fra sé e chi ha difronte.

Un uomo, quando è uomo, dona e si dona. Non si perde e non ti perde.

Non ti oscura e non ti affossa.

Ti tiene e si mantiene.

Si tiene e ti sostiene.

Un uomo, quando è uomo, ti vede.

Ma se è uomo, mentre ti vede, si vede.

E quando è così davvero non può che darti luce, perché è luce quella che vede.

Signori, pensateci: se vedete buio, è la strada sbagliata.

Se vedete backstage, è la strada sbagliata.

Se vedete ombra, è la strada sbagliata.

Se sentite catene, è la strada sbagliata.

Sole, l’unica cosa che vi indicherà il cammino è il sole.

Cercate la luce, bramate la luce, prendete a morsi la luce.

È luce che serve.

È luce che dovete avere.

È luce che dovete condividere.

È luce che vi farà vivere.

È luce che deve comandare.

È alla luce che vi dovrete affidare.

Sole. Solo e soltanto sole.

È vicina… è Pasqua. È risurrezione. 


FontePhotocredits: Miriam Arsedea Massarelli
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.