Ho dormito sul seno nudo di Marilyn
Ho avuto i miei appuntamenti con il dolore. Ogni volta che leggo di sorella morte che abbraccia qualcuno. Soprattutto da quando sono padre. La tranquillità si graffia della pelle d’oca.
Mi rendo conto che la vita non può legittimamente difendersi dall’ineluttabile, dal caso.
Ho un’esistenza seria, piena, una famiglia.
Talvolta appare la sensazione che tutta la merda che ti tira addosso il vivere non abbia un tombino adeguato in cui affogare e scomparire. Non so come sopravvivono gli altri, come possano non impazzire.
Devo sognare, devo scrivere, devo poter gridare nel mio profondo mentre gli altri per educazione tacciono.
Mi deve sanguinare la gioia e deve macchiarsi la noia, il solito.
Così vado ovunque con la fantasia. Il Piccolo Principe mi ha preparato al morso ultimo del serpente, al pacifico addormentarsi, spiazzandomi. Ma non basta.
Ho vissuto e vivo una vita ricca di emozioni. Sono stato sulla Porche di James Dean, accanto a lui, quando al tramonto si è schiantata e lui è morto, ero con lui qualche settimana prima mentre guardava negli occhi viola Elisabeth Taylor nel film “La valle dell’Eden”. Ero nel letto assieme a Marilyn Monroe, abbracciato a lei, con la testa poggiata al suo seno nudo, poco prima che fosse trovata morta; per lei ho scritto il film: “Gli spostati”. Ho scritto il monologo finale, che mi commuove sempre, del film “Il grande dittatore” di Chaplin. Ero il comandante dei Vigili del fuoco, Steve Mcqueen, nel film “L’inferno di cristallo”. Ero la colonna sonora di Ennio Morricone nel film “C’era una volta in America”. Ho preso un caffè con Alda Merini e le ho letto le mie poesie. Ho suonato il clarinetto con Lucio Dalla e gli ho scritto “Caruso”.
Non farò più lo stesso errore di sentirmi responsabile per il bene che non è stato fatto.
Ora però devo tornare a casa.
Il passato ha avuto i suoi veri protagonisti. Il futuro li attende, vado con lui.