Il verbo fiorire non si coniuga solo sulla terra.
La vita non ha una grammatica, è disordine casuale.
I disegni e i segni più belli non hanno geometrie, solo spazi da riempire.
Sulle pareti della tua parrocchia sono cresciuti degli alberi coi rami pieni di frutti, più di quanti ne abbiano in realtà; finalmente quel bianco che copriva tutto, che nascondeva è meno squallido.
In quale luogo strano cerchiamo i miracoli? Senza andare lontano, un miracolo è la fantasia dei tuoi ragazzi.
Le mani sporche di vernice non vanno confessate.
Chi cerca peccati guardasse il cemento: una tomba.
La ricchezza è le scarpe di chi vuol girare il mondo ma non lo fa perché nessuno ce li porta.
Tu eri tra i poveri l’unico vero povero.
La tua voce educata tra le bestemmie.
Dio da qualche parte ha fermato il treno e qualcuno è sceso qualcuno è salito.
Le strade sono sporche. I rifiuti di noi tutti, quel non fare il bene che diventa male, l’amore defecato assieme alla fratellanza urinata sui marciapiedi.
Le stelle tolte dal cielo e messe sulle merendine dei bimbi.
Ti stava consumando una malattia. Ora andrà a cercare altra carne ed ossa altrove.
Fuori dalla tua parrocchia c’è un giardino ma l’unico a guardare e a non avere paura di girare nel gioco coi bimbi è il vento.
L’uomo che cerca di fuggire dal proprio destino è ridicolo quanto chi cerca di liberarsi della polvere soffiandoci sopra.