
A proposito dell’articolo di Sangiuliano
In una lettera al Corriere della sera del 17/01/2024 il ministro della cultura Sangiuliano è tornato sulla questione della targa commemorativa ad Antonio Gramsci da apporre nella clinica Quisisana, a Roma. L’articolo lascia intuire che questa targa, ben misero omaggio, vorrebbe essere molto di più: un vero e proprio tentativo di annettere Gramsci ad un programma piuttosto oscuro di fondazione di una “ideologia italiana”, “ un pensiero unitario nazionale, che, pur nella legittima divisione delle diverse posizioni, abbia uno spirito in cui tutti possano identificarsi”.
Il ministro riconosce onestamente che Gramsci fu “ingiustamente perseguitato dal regime fascista” e poi, piuttosto avventuristicamente, si spinge a dire che “Gramsci corregge il marxismo classico e lo apre al popolo-nazione… riconoscendo lo storicismo di Benedetto Croce”.
Sarebbe opportuno che l’Istituto Gramsci intervenisse in modo approfondito, ma, nell’immediato, non si può restare indifferenti di fronte ad interpretazioni così strumentali e fuorvianti.
Anche una rapida consultazione del Dizionario gramsciano, Carocci, Roma, 2009 consente di stabilire quanto l’interpretazione (sarebbe meglio dire destrutturazione) del Ministro sia infondata, alla luce dei Quaderni dal carcere (Q).
Gramsci utilizzò la categoria di nazional-popolare in riferimento all’atteggiamento storicamente aristocratico degli scrittori italiani (Dante e Manzoni compresi), a differenza degli intellettuali francesi. In riferimento a D’Annunzio e alle sue imprese militari, si rese subito conto che il popolo italiano aveva rivelato subito una “xenofobia popolaresca” (Q,2,25,181) ed un “nazionalismo di razza” (Q,5,23,588).
Gramsci descriveva la politica estera dei nazionalisti come “astratta rivendicazione imperiale contro tutti” (Q,2,25,182).
Le tendenze nazionaliste secondo Gramsci non devono essere considerate insuperabili, ma provvisorie: qui superò se stesso perché intuì che erano già in atto ai suoi tempi decise tendenze alla formazione quantomeno di un’unità europea. Nel Quaderno 6,78,748 disse che “esiste una coscienza culturale europea” ed “esistono molte forze materiali che solo in questa unione potranno svilupparsi: se fra X anni questa unione sarà realizzata la parola “nazionalismo” avrà lo stesso valore archeologico che l’attuale “municipalismo””.
Se abbiamo ben compreso ancora una volta la statura di Antonio Gramsci, non possiamo che vedere in quella targa, nella migliore delle ipotesi, una specie di malinconico omaggio strapaesano.