Paolo Farina, Cento (e uno) caffè con Dante, di Mariangela Sivo
Cento (e uno) caffè con Dante è il titolo del volume del prof. Paolo Farina, edito da Et/Et nel marzo del 2023. Paolo Farina ha insegnato lettere, religione e antropologia teologica ed attualmente è il Dirigente Scolastico del CPIA BAT “Gino Strada”; autore e curatore di numerose pubblicazioni, in quest’ultimo lavoro, che gode del patrocinio della Segreteria Generale della Società “Dante Alighieri”, ha raccolto l’intero percorso di letture e riflessioni su ognuno dei cento canti delle tre cantiche della Divina Commedia, presentati a cadenza settimanale nella rubrica domenicale Caffè con Dante, all’interno della testata on line “Odysseo, navigatori della conoscenza” di cui è il direttore e fondatore. I cento (e uno) “caffè” della raccolta si susseguono nel periodo compreso tra l’8 novembre 2020 ed il 6 novembre 2022, in occasione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta. La prefazione è firmata dal direttore della rivista internazionale “Dante”, il professore ordinario di Letteratura Italiana Rino Caputo. L’introduzione è a firma del notaio Sabino Zinni.
Nel corso del 2021, anno dantesco, si è parlato di Dante e della Commedia ovunque e in ogni modo possibile, si sono tenuti innumerevoli progetti, letture, spettacoli teatrali e televisivi, lezioni nelle scuole, convegni nelle università, mantenendo quanto mai acceso il dibattito letterario e filologico anche oltre i confini nazionali. All’interno di questo variegato panorama Farina compie un’operazione ardita e originale, perché ci propone un sunto di ogni singolo canto e le riflessioni che inevitabilmente ne scaturiscono nella breve pausa di un caffè. « Certo, Dante non avrebbe potuto immaginare di essere fruito nel tempo di un caffè! Eppure il Poeta era ben consapevole del futuro, perché, insomma, ci ha previsto, per così dire ; era consapevole che lo avremmo letto : anche noi, infatti, siamo « coloro che questo tempo chiameranno antico» (Paradiso, XVII, 120) e, davvero, siamo abilitati a leggere i versi della Commedia nel tempo di un caffè» precisa il prof. Caputo nella Prefazione, esplicando l’intento dell’autore che, pur avendo le competenze necessarie per spingersi in erudite interpretazioni, offre invece una chiave di lettura del poema contemporanea e accessibile a tutti, ci porge «quel seme divino» che è in Dante e che tutti indistintamente devono avere la possibilità di coltivare.
Il modo migliore per accostarsi all’opera e alla figura dantesca è partire dai suoi memorabili versi, così l’autore parte da una terzina, che spesso è tra le meno note del canto di volta in volta preso in esame, ci informa sui contenuti, sui personaggi, sulle vicende narrate, sul simbolismo numerico e procede focalizzandosi magistralmente sui pensieri di «padre Dante», sulle sue emozioni, e non esita a contestarlo quando manifesta in tutto il suo rigore la visione schematica del mondo medievale, ad esempio quando colloca Stazio nella quinta cornice del Purgatorio, sebbene della sua conversione al cristianesimo non si abbiano conferme, e lascia relegati nel Limbo uomini «dal cuore largo e mente chiara» come Omero, Socrate, Platone, Orazio, lo stesso Virgilio, la sua ragione, che con le loro menti hanno rischiarato il cammino dell’intera umanità; oppure quando, nel punto cruciale della sua ascesa al Paradiso, per mezzo delle parole del suo avo Cacciaguida, si lancia in un anacronistico e non troppo velatamente razzista elogio del passato della città di Firenze (Paradiso XVI, v.51). Ovviamente Farina non manca di mettere in evidenza anche tutto il suo amore per la grandiosità e la bellezza del pensiero di Dante, che emerge prepotentemente quando esprime la sua umana fragilità, i suoi dubbi, quando coraggiosamente manifesta «la sua capacità di operare uno scarto, prendere tutto il suo retaggio culturale e buttarlo nel cestino», come quando inaspettatamente inserisce il sentimento della pietà all’Inferno, nel girone dei lussuriosi, che parrebbe in contrasto con la condanna morale che egli fa delle «anime offense» Paolo e Francesca, attribuendo all’Amore una forza tale che addirittura è in grado di arrestare anche l’eterna bufera che travolge i due amanti. In realtà, come ci fa notare l’autore mentre gustiamo i suoi caffè, il sentimento religioso non esclude quello umano, ma entrambi sono parte dell’essenza stessa dell’essere umano.
Paolo Farina ha la grande abilità di cogliere il concetto portante di ogni singolo canto, seleziona con meticolosa cura la parola che in esso è incastonata e ce la mostra, in tutte le sue poliedriche interpretazioni, calandola nelle dinamiche frenetiche e complesse del mondo contemporaneo, ragionando intorno ad essa, porgendoci senza mai imporci la sua chiave di lettura, ma condividendola con misura e delicatezza, mettendo in evidenza come possa attraversare i secoli ma non perdere il suo senso universale. È per questo che si parla da sempre dell’attualità di Dante, perché è poeta degli universali, dei destini dell’umanità in un’epoca, come la nostra, in cui diventa quanto mai importante « spendere parole di luce, parole che facciano la differenza tra il giorno e la notte, piuttosto che urlare ottusamente il buio».
Seppure nel breve intervallo di un caffè, la lezione di Farina dà la misura esatta di quale deve essere il nostro orizzonte. Attraverso il Poeta l’autore mette in evidenza che non soltanto il credente può essere profondamente stimolato a rintracciare nel capolavoro dantesco qualcosa che parli profondamente al suo animo. Dante ci mostra come la perfezione naturale dell’uomo consista proprio nella conoscenza, ci offre l’immagine dell’uomo intero, contraddistinto dalla capacità di trovare la propria perfezione terrena e naturale nel vivere seguendo «virtute e canoscenza», di discernere il bene, la luce, la bellezza, la felicità ed infine la salvezza, attraverso quella facoltà che più di tutte ci rende umani: il conoscere, il pensare, il comprendere. Perché, come scrive Ismail Kadare: «sfuggire a Dante è impossibile, come sfuggire alla propria coscienza».
Mariangela Sivo
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