A BARLETTA, LEGA NAVALE
Non ti aspetti di vedere sessanta mila persone, non è mica arrivato Jovanotti con la sua band, col suo sconfinato palco, le abbaglianti luci colorate, i potentissimi altoparlanti che ti assordano. In prima fila le autorità, che hanno concesso l’infame autorizzazione, gongolanti! Mentre i minuscoli fratini sono costretti a sloggiare e le dune a divenire un ricordo.
E pensare che il paesaggio rappresenta un interesse prevalente rispetto a qualunque altro interesse, pubblico o privato, e, quindi, deve essere anteposto alle esigenze urbanistico-edilizie, al turismo accattone che devasta, ad ogni forma di azione estrattiva, per assicurare la conservazione di quei valori che fondano l’identità stessa della nazione.
Ma almeno auspichi l’arrivo di un congruo numero di interessati. Invece, nessun assembramento alla mostra di dipinti allestita nei locali della Lega Navale di Barletta che si affacciano sul mare. Eppure non si paga l’esosa cifra di 60 euro. Si accede gratis. Incredibile, in un mondo in cui tutto è mercificato. Anzi, te ne vai con una bella caricatura che ti fa sorridere e ti suggerisce di non prenderti troppo sul serio. Né si devasta l’ambiente. Le autorità? Loro sono una caricatura vivente, non hanno bisogno di una fotocopia. Svanite nel nulla.
Gli artisti espositori, ottime persone, dignitose, integre. Non sono succubi di avidi galleristi né foraggiano critici dell’arte che manipolano artatamente la valutazione dei manufatti artistici, facendo così schizzare in alto economicamente prodotti di scarso pregio. Inoltre, non hanno nulla da spartire moralmente con personaggi come Pablo Picasso, indubbiamente un indiscusso genio della pittura, ma pessima persona, narcisista e fedifrago. Umiliava le sue donne. Arrivava persino a dire: “Le donne sono macchine costruite per soffrire”.
Essi sono avvezzi al disinteresse di chi cinicamente ha le redini del comando economico, politico, burocratico, e finanziario ed alla scarsa partecipazione della gente comune, anestetizzata dalla TV, soggiogata il sabato dallo shopping compulsivo e catturata la domenica dagli ultimi raggi del sole settembrino. Non se ne fanno, perciò, un cruccio, imperterriti continuano con fierezza per la loro strada artistica che si inerpica per orizzonti solari.
Raggianti, con somma umiltà espongono le loro creature. Lieti come lo può essere una mamma che mostra il suo bambino. Come lo è la natura che, non appena il sole irrompe sulla linea dell’orizzonte, genera paesaggi vibranti, ricchi di vita, unici, che alimentano ed abbacinano tutti gli esseri viventi.
Si respira un’atmosfera di grande attenzione verso i visitatori della mostra. Gli anfitrioni, gentilissimi, rispondono a tutte le domande, soddisfano ogni curiosità. Continuano a spendersi. A donarsi. E nel contempo a rigenerarsi. La bellezza che esplode dentro di loro quando sono alle prese con tele, pennelli e colori, la mettono generosamente a disposizione della collettività. Sono “fiumi che non bevono la propria acqua, alberi che non mangiano i propri frutti”. Ad animarli l’amore per la bellezza e la forte passione civile e culturale.
Non si contano le ore di lavoro impiegate per realizzare le loro fatiche artistiche. Hanno… investito denaro per imparare a disegnare, dipingere, comprare pennelli, colori, olii, tele, cavalletti; …dedicato tempo per impadronirsi dell’arte pittorica; …contribuito a rendere più bello e vivibile il mondo.
Provengono dalle attività più svariate, infondono fervore, passione, entusiasmo immergendosi nell’arte della pittura, che li ricambia potenziando la loro salute, rendendoli di giorno in giorno sempre più padroni della loro magica arte.
Angiolo, bella barbetta, distinto signore da una vita nel commercio, autodidatta, disegna e dipinge da bambino. Ora, invece di presenziare bar e salotti o bighellonare, si diletta con l’attività artistica che dà senso alla sua vita. Quando andrà in pensione avrà finalmente più tempo a disposizione. Sarà per lui una seconda giovinezza. Ha già contattato una bottega per respirare la stessa aria gioiosa che aleggiava tra gli impressionisti di fine Ottocento.
Teresa Piccolo, infermiera in quiescenza, appassionata ammiratrice del Caravaggio, aveva reso più accogliente il suo ufficio decorandolo con i suoi dipinti. Si divide tra l’arte, la casa, l’ambulatorio popolare e la cura del parco Baden Powell. Lei è fermamente convinta che la rigenerazione culturale ed umana passa dalla riqualificazione urbana ed ambientale, che i drammi sociali sono inferiori dove si mantiene in buone condizioni il patrimonio pubblico. Pieno di vita il suo polpo, fremente di colori guizzanti, mentre i gabbiani, stupiti, ti guardano negli occhi ed i fichi d’India producono ptialina.
Giusy Rizzi, solerte impiegata del Comune di Barletta. Se capiti nel suo ufficio del giudice di pace, dove lei è cancelliere, dall’alto delle pareti ti guardano quadri e manifesti di mostre. Non perde occasione di visitare luoghi di cultura e arte, mostre e gallerie, e la sua passione ha contagiato i suoi figliuoli. Non solo dipinge, fornisce anche una seconda opportunità a ciocche di tronchi che l’Ofanto ha spiaggiato sulle rive dell’Adriatico.
La statuaria Cristina Rubbiani, venuta nella città di De Nittis dalla Romagna a braccetto con l’uomo di cui si era innamorata, sta per dare l’addio all’ufficio che organizza viaggi. Così potrà avere più tempo per la sua passione artistica. Intanto, esibisce una fantastica agave azzurra e un autoritratto.
Infine, Giacomo. Rinunciò alla professione di medico per lo sconfinato amore per l’arte. È sempre in trincea per i diritti degli invisibili, imbattibile didatticamente, perenne sorriso, umile, straordinariamente competente e generoso. Lo venerano gli allievi del suo frequentato atelier e le scuole che agognano la sua collaborazione. Oggi offre gratuitamente una caricatura. I suoi numerosi dipinti, donati alla collettività, illeggiadriscono la città. Un domani si parlerà di lui come oggi si fa con Giuseppe De Nittis, ed i turisti arriveranno a frotte. Che i politicanti non se ne accorgano, non fa meraviglia.
Quando gli chiedi: “Come fai ad essere così bravo?” ti risponde che occorre, sì, una certa predisposizione, ma soprattutto tanto, ma proprio tanto esercizio. Aggiunge che Leonardo da Vinci, un genio, impiegò 16 anni per completare la Gioconda, oggi, ammirata da milioni di spettatori.
Le opere in esposizione, pregnanti esteticamente, stanno a dimostrare lo spessore delle competenze acquisite. La serenità dei volti, poi, manifesta la gioia di vivere sin sintonia con la bellezza prodotta, con la gente e la natura.
I bambini ed i giovani, tutti i cittadini non vengono incentivati in Italia a divenire protagonisti della propria vita e dell’arte. Le risorse dello Stato, cioè dei cittadini, dilapidate nel costruire cattedrali nel deserto, opere inutili e nel produrre armi che sfregiano corpi e devastano territori. Striminzito, l’investimento nella cultura che effondendo bellezza, può trasformare positivamente il mondo.
C’è da sperare nel ricambio generazionale per produrre una cultura, una politica e un’economia nuova, a dimensione umana. Un significativo contributo può venire dai giovani. Essi non sono fannulloni, né disinformati come li dipinge la vulgata dell’establishment, la dittatura del pensiero unico. Hanno un’anima e sognano un futuro.
Sono amareggiati, ora, delusi per la disaffezione dello Stato verso di loro. Basti riflettere sulla paradossalità del recente concorso per netturbini a Napoli. Oltre mille laureati! In paesi come la Germania, la Francia ed il Regno Unito lo Stato assume il doppio dei laureati di quello che avviene in Italia dove ci si trastulla in dazioni, corruzioni, rampantismo, complicità con i criminali. A tutti i livelli.
C’è da sperare! Però. Come è avvenuto nella Spagna per il tennis con il giovanissimo spagnolo Alcaraz. Che le nuove leve, aprendo gli occhi, recuperando fiducia in sé stessi, apprezzando i propri talenti, facendo affidamento sulla propria autonomia, guardando inorriditi lo sfascio generale, possano smuovere le acque e le coscienze. Altrimenti… la catastrofe. Imminente.
Bello
L’Arte come espressione dell’uomo nella sua accezione anomica, è l’emblema della perfezione e rappresentazione della vita. Oggi stiamo vivendo un inversione, quella che venne tanto bramata dalla scuola di Francoforte ed Adorno con la sua “estetica negativa” , ovvero un arte a servizio del consumismo sfrenato, globalista in cui la personificazione dell’ io profondo,della bellezza come verità,viene cancellato e deriso. Basterebbe aprire le finestre e guardare il “fuori” che è ormai diventato nemico del nostro “dentro” per ricominciare a creare.
Mimmo, come sempre attento ai bisogni della collettività.
Complimenti, una descrizione della realtà, intellettualmente onesta e altamente professionale.
Quanti bei talenti popolano il nostro territorio di Barletta, spero diventi” la città della rinascita’.
Sono l’ esempio per i giovani che sognano un futuro raggiante e ricco di esperienze, per far fronte alle esigenze quotidiane che ogni giorno diventano sempre più difficili da supportare.
La volontà, l’ umiltà, la conoscenza,la fortuna si acquisiscono giorno per giorno, vivendo e assaporando ciò che la vita decide di offrirci, e anche se non sì respira “aria ecologica” si e’ costretti purtroppo a percorrere il “buio” cammino.
Molto interessante, l’arte colpisce sempre all’anima!