UNA PROSPOSTA EDUCATIVA DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONE PER LA FELICITÀ DEI BAMBINI

Che strana creatura è l’essere umano! Non tutti, naturalmente, ma un numero consistente di bipedi. Ha bisogno del bastone e della carota. Non appena si sente minacciato, immediatamente entra in fibrillazione e ritorna nei ranghi, precostituiti da altri. Se poi viene trattato come un cavallo, non si limita a trottare, galoppa a perdifiato. Per andare dove? In che considerazione tiene la creatività, la resilienza e il rapporto con la natura?

A deresponsabilizzarlo è la scuola tradizionale che mira alla qualificazione professionale ed alla produttività, la società che la esprime ed anche le religioni che fanno ricorso a punizioni, castighi e premi immediati o in un’altra vita.  “Mazz e panell fann i figli bell” si diceva una volta nelle nostre contrade, ed il costume sembra imperituro, anche se è stato scalfito da condotte più rispettose della dignità umana.

Sono fortunati, quei bambini allevati da genitori che fanno leva sul senso di responsabilità e frequentano una scuola steineriana, approccio educativo sviluppato nel 1919 su indicazioni di Rudolf Steiner.  Purtroppo, in Italia sono solo alcune decine, gli istituti con metodologia Waldorf, che basano il loro approccio educativo sull’antroposofia, e da Roma in giù brilla il Comune di Manduria, in Puglia, dove è vitale un’esperienza educativa che mira a formare l’uomo, facendo leva sulla responsabilità e sullo sviluppo dell’autostima.

Le classi dirigenti di qualunque colore politico, al di là della retorica di facciata, parlano della centralità del bambino, ma di fatto agiscono per la sua infelicità e subalternità, per allevare sudditi facilmente gestibili. Fanno terribilmente paura, infatti, cittadini felici, capaci di senso critico con un cuore palpitante che non si lasciano abbindolare da chicchessia in qualunque contesto.

Ma quali sono i capisaldi di un metodo educativo, represso durante il nazifascismo, che stenta a decollare in Italia? La comunità educante, formata da maestri ed educatori, che convibrano nei rapporti interpersonali e nelle azioni educative, si dissocia dalla visione classica della scuola tradizionale, fatta di banchi, lavagne, cattedre, giudizi, ore ad ascoltare i docenti, corpo inchiodato, paralizzato. Occhi spenti. Coscienza assopita. Interesse represso. Rendimento. Congerie di informazioni demotivanti. I protagonisti del processo educativo sono realmente i bambini.

I piccoli non sono sacchi da riempire di nozioni, ma fuochi da accendere. Si avvicinano con entusiasmo alle materie artistiche ed artigianali. Ambiente di studio? Campagne, boschi, mari, giardini. Sanno subito da dove provengono i cibi di cui si nutrono, si esercitano presto ad alimentarsi di cibi biologici o biodinamici. Imparano spontaneamente ad amare la natura e rispettare l’ambiente.Provano un grande diletto nel dedicarsi alle attività manuali, che sviluppano la coordinazione mano-occhi, allenano il cervello. Raccontano le loro esperienze dirette. Nuotano nelle immagini, nelle metafore. Fanno teatro. Ascoltano fiabe, favole, miti, disseminate di ostacoli e prove, alle quali faranno ricorso nella palestra della vita. Le loro manine producono morbide bambole dai lineamenti evanescenti, e la loro immaginazione si entusiasma. Imparano emulando e sperimentando, come quando a casa osservano i genitori che… preparano la cena, …lavorano a maglia, …zappano la terra, …mettono a dimora piantine, …amano amorevolmente persone, animali e cose. Imparano altre lingue con giochi, conversazioni, recite.

In loro non alberga la paura!  Che cosa c’è di più importante per una società che allevare bambini, motivati, sereni, felici, che un domani potranno espandere la loro gioia di vita in tutte le loro relazioni sociali, amando la natura?

 


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

2 COMMENTI

  1. Carissimo Prof. Dalba, leggendoti noto che la tua penna ha un’anima che non dissolve minimamente ciò che scrive e nemmeno lo fa per imbrattare fogli immacolati ma impasta gli elementi giusti, appropriati, attraverso termini delicati per veicolare pensieri di saggezza e di altruismo.

  2. Una realtà che mal si concilia con la società del consumismo sfrenato e del turbo-capitalismo. Questa sublime esperienza che così poeticamente descrivi, è tuttavia un fondamentale rimedio contro il declino della civiltà; un modo efficace e concreto per rendere i piccoli (ed anche i grandi) consapevoli e soddisfatti delle proprie scelte e delle proprie azioni.

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