
Il prof. Giuseppe Savagnone, ad Andria, in Cattedrale, mercoledì 24 febbraio 2016, alle ore 19.30.
Si tratta solo del primo degli appuntamenti di Quaresima programmati dalla Commissione diocesana per la Sacra Spina. Il segno è chiaro: l’attesa orante dei fedeli, che sperano e pregano per il rinnovarsi del prodigio del prossimo Venerdì Santo, il 25 marzo, deve essere accompagnata da un itinerario di formazione che educhi la fede, liberandola da enfasi fideistiche e fondandola sulla binomio “Bibbia e giornale”.
Di qui l’importanza e la necessità di offrire testimonianze di fede e cultura, di vita e parole, donate non solo da religiosi, ma anche da laici impegnati nel mondo, volti noti o meno noti, ma sempre credibili.
Nella filigrana degli eventi programmati, si legge nel comunicato della Diocesi di Andria, sarà così offerta una attualizzazione «di quelle che sono le ferite di Cristo oggi, le spine presenti nella vita del mondo, come ci ricorda Papa Francesco parlando della “carne viva di Cristo”».
Il prof. Giuseppe Savagnone è filosofo e Direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Cultura di Palermo. La sua relazione avrà per tema “Nuove prospettive per un umanesimo in Gesù Cristo”, con un esplicito richiamo al recente Convegno Ecclesiale di Firenze, ma anche al programma pastorale della Diocesi di Andria.
Savagnone ha da poco pubblicato un saggio dal titolo Quel che resta dell’uomo. È davvero possibile un nuovo umanesimo? (Cittadella 2015). Leggendolo, vi si scopre un interrogarsi critico sulla possibilità stessa di un umanesimo, in tempo di emergenza antropologica. Savagnone pone così il lettore davanti a quelle che sono le domande aperte, le ferite scoperte e non curate del nostro tempo: “il rapporto uomo-ambiente e uomo-animali; la manipolazione da parte della tecnica e in particolare delle biotecnologie; l’oscillazione tra individualismo selvaggio e riduzione del soggetto a relazione sociale; la trasformazione della bipolarità sessuale uomo-donna in una galassia di orientamenti sessuali; la possibile liquidazione dell’umano in nome dell’avvento del postumano”.
La prospettiva seguita da Savagnone non rincorre la pretesa di indicare risposte definitive, ma, questo sì, quella di destare le coscienze e porre interrogativi non più derogabili. Interrogativi a fronte dei quali uomini di fede in Cristo e uomini di fede nell’uomo hanno insieme il compito urgente di fondare, appunto, un nuovo umanesimo.
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