La storia di Santa Scorese, vittima barese di stalking e della violenza omicida maschile. Icona di donna dei ‘nostri giorni’. Intervista ad Rosamaria Scorese

Nella storia di Santa Scorese si scorge un infinito desiderio mistico, un anelito puro di libertà, un’opera umana che incarna ed esprime il concetto biblico-teologico del “già e non ancora”, la dialettica tra la salvezza già realizzata e quella da realizzare. Santa Scorese, con il suo impegno attivo di giovane cristiana nella società, è già annunciatrice di una salvezza presente nella storia umana, che con le parole di perdono pronunciate, riferite all’aggressore, realizzano il mistero cristiano del non ancora. La denuncia di stalking & femminicidio successiva all’accaduto (1991) è profetica per la maturazione e la convinzione che i comportamenti molesti e gli atteggiamenti persecutori a sfondo sessuale siano da prevenire e reprimere con sanzioni penali. Ma ora, al di là dei dibattiti teologici e legislativi, che molto spesso si rendono vuoti e sordi all’opinione pubblica, religiosa e mediatica, Santa Scorese è un caso reale e significativo: testimonianza di dignità femminile e di vita cristiana. Con la massima discrezione possibile, rivolgiamo alcune domande alla sorella di Santa Scorese, Rosa Maria.

Leggendo la biografia e alcuni scritti di Santa, si evince una personalità femminile forte, sana, gentile, dall’animo giovane e inquieto. In qualità di sorella, lei può aiutarci a capire chi era Santa?

Una ragazza straordinariamente ordinaria e ordinariamente straordinaria: così mi piace pensare e dire di Lei.

Mamma l‘ha sempre chiamata “la vispa Teresa, Ercolina sempre in piedi” per il suo vivace modo di essere, di vivere. Dedita e protesa sempre agli altri, di cui coglieva i bisogni e a cui donava incondizionatamente. Sognava di fare il medico sin da piccolissima e da sempre ho pensato volesse andare lontano, per amore del suo Gesù abbandonato che aveva scoperto e poi amato nell’ideale del Movimento dei Focolari, cercando di essere sempre come Maria, che aveva imparato a conoscere da piccolissima nell’oratorio salesiano a Bari, e poi ritrovato nel vivere a contatto con l’Immacolata, consacrandosi a lei nella Milizia dell’Immacolata.

Aveva un grande gusto estetico ed era perseverante in ogni obiettivo che si prefissava, soprattutto se si trattava di studio o del prodigarsi per chi era in difficoltà. Amava lo sport ed era una “sorcina”, cioè fan di Renato Zero, e le piacevano molto anche i cantautori italiani.

La cosa più bella di Santa, era la sua capacità di riflessione, affidata essenzialmente a un ricco rapporto epistolare con gli adulti di cui si fidava (come il nostro parroco, don Rosario Adamo, salesiano), a cui chiedeva aiuto nel discernimento che da preadolescente sentiva come esigenza per vivere appieno. Autentico carteggio d’amore il suo Diario, intriso di sentimenti, di vissuti semplici, ma pervaso da un anelito d’infinito.

Sappiamo che è in corso il processo di beatificazione per Santa, in attesa di giudizio. Il miracolo è stato già compiuto con il perdono di Santa al carnefice, in virtù di una fede matura. La storia di Santa va valorizzata e conosciuta. Pertanto, quale messaggio ha voluto lasciare Santa ai cristiani e ai laici di oggi.

Già! C’è un processo di beatificazione in corso per lei, basato sul presunto martirio in odio della fede, considerato che il suo uccisore ha compiuto quel gesto sconclusionato per “fare un favore alla Chiesa” e perché mia sorella non avrebbe dovuto essere, secondo lui, di nessuno, se non poteva esser sua: “O mia o di nessuno, e nemmeno di Dio”, tuonò nell’ultimo farneticante biglietto recapitato a Santa che, mostrato a don Tino Lucariello, suo amico fraterno e guida spirituale, sigillò il suo Amore per Dio con l’affermazione: “Sappi che qualunque cosa mi succeda, io ho scelto Dio”.

Allora Santa diventa segno e testimone, con il sangue, dell’adesione al Vangelo, seriamente vissuto andando controcorrente, “costi quel che costi”, come dirà Chiara Lubich parlando ai giovani di tutto il mondo nell’indicare Santa. Dunque, un esempio luminoso di speranza cristiana e modello di giovane vita in cui specchiarsi.

Per tutti un modello, inoltre, di volontà, e mai di resa, antesignana di tutte le donne che subiscono cieca violenza, ma che non si arrendono e firmano di pugno le denunce contro i loro aguzzini.

Consideriamo che negli anni tra il 1988 e il 1991, quelli dell’autentica persecuzione di Santa (il termine “stalking” non era ancora stato coniato e non c’era uno straccio di legge che tutelasse le vittime di quest’orrendo delitto, spesso col conseguente femminicidio). Gli atti persecutori erano considerati ancora reato contro la morale e non contro la persona! Santa, perciò, invita a vivere senza arrendersi e a trovare il coraggio di vivere, spendendo ogni respiro per amore.

In un contesto sociale sempre più multietnico, diverse tradizioni culturali sono a confronto. Sappiamo che in una parte del mondo arabo e musulmano esiste una lettura forzata ed estremista del Corano che porta a considerare le donne come oggetti, ma non possiamo generalizzare… Per favorire una contaminazione culturale del rispetto dell’altro/a nel nostro territorio, secondo lei cosa si dovrebbe fare?

L’azione più consona alla creazione di un mondo nuovo è senz’altro quella educativa, quel “lavoro” sottile e costante presso le nuove generazioni, che si può attuare solo vivendo l’uno accanto all’altro, imparando a conoscersi, non demonizzando l’altro o l’altra. Cammino lungo, difficile, ma necessario, perché si possa arrivare a considerare l’uomo in quanto uomo e la donna in quanto donna, pur nel rispetto delle culture più disparate.

In Russia, Paese con uno dei più alti tassi di donne uccise da un proprio familiare (oltre 12.000 nel 2016) è stata approvata dalla Duma, con 380 voti favorevoli e 3 contrari, la legge che depenalizza la violenza domestica, ribattezzata come “legge del ceffone”. Secondo Lei stiamo andando incontro a una nuova deriva culturale e spirituale di tipo epocale?

Periodo difficile, in realtà… di grande confusione e di banalizzazione del male. Quando ho letto di questa decisione, non ho potuto che sentire immensa tristezza, pensando alle innumerevoli vittime che non possono gridare il loro pensiero, le loro storie… Occorre una nuova presa di coscienza del valore incommensurabile della vita!

In molte capitali del mondo, le donne, il giorno dopo l’insediamento di Trump in America, hanno organizzato una contro-inaugurazione. Secondo lei in quella protesta è insita la paura di una politica misogina e spudorata?

Credo proprio di sì. Amara la constatazione che si sta cancellando, con un colpo di spugna, un percorso che è costato tanto, ma che ha reso l’umanità più consapevole e attenta. Questa misoginia spaventa.

Dai dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, nuove forme di violenza sulle donne avanzano. Sono: il cyberbullismo e il revenge porn. Lineamenti di violenza sempre più subdoli, sempre più mirati a ledere la privacy e colpire nell’intimità. Secondo lei, come le agenzie educative possono intervenire per arginare un fenomeno così devastante e complesso?

È sempre progettando percorsi educativi delicati ma forti allo stesso tempo, che potremmo incidere sui ragazzi, anche se bisognerebbe insegnare agli adulti che fanno parte della vita di questi giovani a “vegliare” su di loro, con la presenza autentica anziché virtuale, che invece complica così tanto le emozioni dei ragazzi, fino a renderli avulsi dalla vita vera intorno a loro.

La risposta a ogni fenomeno di deriva è educativo, psicologico, sociale, giuridico. Ognuno di queste risposte analizza un aspetto del fenomeno per raggiungere sostanzialmente lo scopo della prevenzione e interventi sinergici. Secondo lei, a che punto è, oggi, la prevenzione della violenza sulle donne?

Rispetto a qualche anno fa, molto si sta facendo, molto si è fatto, anche se resta da scalare un’autentica montagna.

________________________________________

Leggi anche Santa delle altezze, di Renato Brucoli


Articolo precedenteSanta delle altezze
Articolo successivoTra la popolazione immigrata le donne sono più numerose degli uomini
So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.