Ricavata dall’olio d’oliva è sempre più utilizzata, oltreché nella cosmesi per la produzione di biomasse 

I nostri antenati avevano scoperto che dalla generosa pianta d’ulivo non solo si ricava tra i suoi sottoprodotti un olio, il c.d. lampante, utilizzato come combustibile per le lampade ad olio, ma che dalla sansa, ultimo scarto della produzione, si ottiene un buon combustibile a bassissimo impatto ambientale, un green d’antan.

Oggi in Italia, a seguito dell’emergenza pandemica e delle prospettive di rilancio economico, affiora la necessità di imprimere maggior efficacia all’energia green. Un posto di primo piano è rappresentato dalla sansa, che, ricordiamo, è quella purea formata dai frammenti di nocciolino, sezioni di bucce, residui di polpa delle olive, che rimane dopo la spremitura delle olive per ricavarne il blasonato olio extravergine e vergine d’ oliva.

Da questo prodotto di scarto è possibile ottenere altro olio, dal 3% al 6% del suo peso, grazie a particolari processi di pressatura e centrifugazione e l’impiego di solventi chimici come l’esano, che viene utilizzato principalmente nell’industria della cosmesi, ma sempre più oggi, in campo energetico, dove partecipa alla produzione di biomasse.

Nei giorni scorsi, associazioni dei produttori di olio, in un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, hanno giustappunto chiesto di valorizzare la filiera olivicola-olearia italiana in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica, non prescindendo dalla definizione di un piano strategico che regoli e promuova la gestione green dei sottoprodotti derivanti dalla lavorazione delle olive.

La destinazione energetica della sansa, non solo garantisce una sostenibilità ambientale green per il nostro territorio, ma ha risvolti molto importanti per quanto riguarda l’ambito agricolo, così come sottolineato da Coldiretti Puglia. Infatti, certezza, capillarità e continuità del ritiro della sansa umida dai frantoi nelle 24 ore, impediscono il rallentamento della molitura delle olive, con l’aggravio dei costi, il peggioramento della qualità delle olive in giacenza e il rallentamento della raccolta in campo. “L’utilizzo delle sanse umide a fini energetici va garantita a beneficio dell’intera filiera olivicolo-olearia, per la evidente stretta sui costi a carico delle imprese, la netta riduzione dell’impatto ambientale, più alti livelli qualitativi dell’olio e il miglioramento delle rese produttive”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, l’andriese Savino Muraglia.

Nella filiera olivicolo olearia italiana, la Puglia assume un ruolo importante, in quanto solo nella nostra regione viene prodotto oltre il 50% del olio made in Italy.

Le associazioni dei produttori olivicoli, in questo caso l’Unaprol –Unione dei produttori olivicoli, sono “pronte a lavorare a fianco del Mise per sanare le criticità emerse riguardo alla destinazione della sansa vergine a fini energetici, con gli operatori del settore  ben consapevoli delle potenzialità ambientali ed economiche connesse al rafforzamento dall’alleanza strategica tra gli attori della filiera”.

“Si tratta di una importante opportunità di natura ambientale, attraverso l’adozione di soluzioni virtuose dal punto di vista economico ed ambientale, a sostegno – insiste Coldiretti Puglia – di un asset strategico dell’agroalimentare italiano, una filiera olivicolo-olearia che vale oltre 1,2 miliardi di euro nella sua fase agricola e 3 miliardi in quella industriale”.