Metti una sera d’estate, della poesia in un teatro di strada…

I poeti? Timidi come animali selvatici. In armonia con la natura. Carichi di una potente tensione spirituale ed ideale. Non inseguono, come i levrieri la lepre meccanica di un cinodromo, senza raggiungerla mai. Né si lasciano invischiare dalla smania di dominare, dalla frenesia di servire, dall’astenia dell’indifferenza.

Adagiano delicatamente i nudi piedi sulle erbe roride di rugiada, cinguettano tra le mobili nuvole con lo zaino sulle spalle, accarezzano i pianti di chi soffre, cantano l’amore, la gioia, la mestizia, la nostalgia, scherniscono i prepotenti di ogni contrada, osannano tutte le forme di umiltà.

San Ferdinando di Puglia, paese di laboriosi contadini e provetti artigiani, sinistramente famoso per la criminalità, l’usura e lo spaccio, che un prete, don Mimmo Marone, denuncia e combatte in ogni occasione. Con i pochi che non hanno messo in soffitta la dignità ed il coraggio.  È fiero del suo grappolo di poeti che pende rigoglioso dai tralci della propria vigna.

Nei giorni scorsi. Nell’auditorium dell’Istituto “Michele Dell’Aquila” risuonano le poesie inedite di Tonino Abbattista, maestro di saggezza, ospitalità e fisarmonica. “Aspitte n’àte e picche”, titolo della raccolta. Che con la caducità delle foglie racconta la precarietà dell’esistenza.

Una sera d’estate. Si danno convegno altri poeti della cittadina rurale che accoglie i viandanti con cipressi sopravvissuti all’incuria ed alla violenza del tempo e degli uomini. Ed il pensiero corre immancabilmente a quelli di Bolgheri, cari al Carducci.

Teatro, un marciapiede fatto di basole calcaree e cubetti di basalto. Una palma nana, erbe rampicanti e cespugli, ondeggianti ad ogni soffio di vento, ascoltano increduli, con occhi rapiti e cuori inteneriti, assieme a gente comune del popolo minuto.

A promuovere l’evento, Rosario Lo Vecchio, una pertica d’uomo che, salutati definitivamente i suoi alunni di scuola media, dona il suo impegno nella quotidiana gestione di una biblioteca parrocchiale.

Le voci di Francesca Labianca, Franco Camporeale, Franco Lopez, Giuseppe Memeo, Grazia Bizzoca, Sabino Sardaro, Stefania Bafunno si compenetrano profondamente nella lettura delle liriche, e le emozioni traspaiono dai volti rapiti e dalle posture assorte dei partecipanti all’iniziativa.

Due giovani musicisti, Mauro Diceglie e Giacomo Petrignano, alla tastiera ed al sassofono, per gli stacchi. Musica e poesia, a braccetto, sotto le stelle baluginanti creano un’atmosfera onirica.

Salvatore Memeo, poeta.  La zappa gli regala calli e l’aratro segna il solco della sua vita. Reagisce con un colpo di reni, ed eccolo ramingo per l’Europa. Tra i ritagli che gli lascia la fatica dei mille lavori, si accultura potentemente, mentre emerge “la brama innata di scrivere versi.” A lui la parola, per il rientro agognato nella terra natia: “Appena finirò d’andare/ per valli impervie e solo/ per oliveti frantumati e vigne ubriache…”io mi fermerò/ mi vedrai arrossire/ e negli occhi il pianto/ ti dirà delle mie ferite…”

Ricco Antonio divide il suo tempo tra codici e poesie. Quando alle orecchie arrivano i versi “Scende la notte/ a ricordarmi/la tua morte/quando il vento/scavò baratri/nella mia anima/e mi lasciò/solo,/alla deriva…” risuona  l’eco della morte di figure importanti della vita di ciascuno. Perché, come dice il poeta irlandese Yeats, “siamo rami di uno stesso albero”.

Piazzolla Marino, poeta, critico, filosofo, pittore. Vita randagia. Amico di Gide, Valèry, Sartre. La “Fondazione Marino Piazzolla”, istituita dopo la sua morte per volontà testamentaria, conferisce premi letterari e concede borse di studio a giovani studiosi. Commovente, la lirica “Spinge la solitudine”, tratta da “L’amata non c’è più”, di cui se ne riportano alcuni versi: “Spinge la solitudine a cercarti/ in pochi fiori appassiti; ma tutta la notte è tua/ come tuo il mio stare quieto/accanto ad una croce. E cresce la mia pena nel cercarti/ dove non sei che un semplice fruscio/ udito una volta in un paese/sconosciuto ai miei occhi…”

Viene esibito un vecchio dizionario “Palazzi”, un cimelio, una preziosa reliquia carica di affetto e… premonitrice di fausti eventi. Un auspicio, divenuto realtà. Tantissimi anni fa è Marino in persona a donarlo, assieme a “I tre moschettieri”, all’adolescente Salvatore Memeo, che ultimamente lo cede alla Biblioteca “Don Milani”.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

2 COMMENTI

  1. La tua penna , non artefatta, scivola sul foglio e racconta eventi , denuncia malefatte di ogni genere e tocca le corde che lasciano emozioni e riflessioni. Bravissimo

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