Il leader leghista parlava ad un incontro. Dall’altra parte della città, ragazzi italiani e stranieri facevano le prove generali di un’integrazione possibile

Alla fine la foto s’è fatta e la cartolina è stata inviata. L’idea è nata nella mattinata di sabato 22 ottobre, lanciata tramite un appello su facebook da un privato cittadino, Gialuca Falcone. Nel pomeriggio dello stesso giorno, nella città di Andria, Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, avrebbe partecipato a una manifestazione dal titolo “Prima le idee”.

Di qui la proposta: «Potremmo incontrarci tutti al Monumento [ai Caduti, ndr], chiamare a raccolta tutti i nostri amici, soprattutto quelli che lavorano nelle case accoglienza e negli Sprar, chiedendo di portare con loro tutte le persone che ci vivono. Poi facciamo una bella foto/cartolina da mandare a Salvini&Co, nella quale decine di persone di tutti i tipi si abbracciano forte, e sul retro il messaggio: “Di tutti un solo nome: Umanità; per tutti un segno solo: Pace”».

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In realtà da quando è stata diffusa la notizia dell’arrivo in città del leader leghista, l’insofferenza di molti è stata subito manifesta. Salvini rivolge oggi agli immigrati le stesse parole di scherno che fino a 2 anni fa, forse meno, rivolgeva ai meridionali. Non tutti i cittadini del Sud sembrano averlo dimenticato. Sono parole poi, secondo gli stessi, atte solo a infettare il corpo sociale e a mettere gli uni contro gli altri poveri italiani e poveri immigrati. Parole che non servono a niente di buono, se non ad aumentare il consenso per chi le dice.

Come a voler confermare questi punti di vista, finita la manifestazione il politico ha commentato «Sono passato nel centro di accoglienza straordinario di Andria. Qui ci sono 88 persone che non scappano da nessuna guerra e che hanno un tetto sopra la testa, hanno colazione, pranzo e cena pagati dai cittadini di Andria che magari sono disoccupati. Ne stanno arrivando altri 3mila e trecento ed è chiaro che al governo abbiamo gente che è pagata per non fare gli interessi degli italiani».

Ecco che l’idea di Gianluca è sembrata ragionevole a molti. Civili sì, in silenzio mai. Evitando contestazioni dirette, che per un perverso meccanismo mediatico finiscono costantemente per portare consenso al contestato, si è deciso di agire diversamente. Così oltre un centinaio di ragazzi, meridionali e immigrati, si sono ritrovati tutti insieme con un unico obiettivo: testimoniare fattivamente che quanto stava dicendo il segretario leghista dall’altra parte della città, semplicemente, non era vero o perlomeno non condiviso. La convivenza pacifica è possibile ed esiste, ed è da essa che nascono idee e progetti che poi rispondano ad esigenze concrete.

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C’erano ragazzi fra i 20 e 30 anni, tutti di pelle scura, costretti ad andarsene dai loro paesi d’origine perché vittime di guerre, terrorismo, corruzione, povertà estrema. Oggi vivono ad Andria, in attesa di documenti e della possibilità di poter partire per chissà dove. O magari di restare, considerato che molti di loro vedono nella città una bellezza a cui i suoi cittadini non badano più. Poi c’erano i soliti figli di papà che fanno i solidali con i soldi di famiglia, si dirà. Invece no. C’erano ragazzi e ragazze fra i 20 e 30 anni, tutti di pelle bianca, abitanti di una delle regioni più povere d’Europa. Venuti grandi durante la crisi economica peggiore di quella del ’29, costretti a vivere degli umilianti lavori offerti da un mercato quanto mai disastrato.

Entrambi i gruppi hanno capito di non essere gli uni il problema per degli altri. Perché c’è chi parla alla pancia delle persone, e chi parla alle mani. Così hanno fatto i ragazzi radunati al Monumento, sabato sera. Hanno detto alle loro di stringerne altre, di suonare uno strumento, portare un tempo, applaudire dopo un discorso, scattare una foto.

Ecco che senza insegne di partito, associazioni, movimenti, semplicemente seguendo la propria personale volontà, ci si è ritrovati. E questo si è fatto: ci si è presentati, si è parlato, si è brindato, si è applaudito, si è suonato, si è ballato, si è scattata la foto. Niente di più, ma chiamalo poco. I ragazzi stranieri non avevano mai vissuto niente del genere. Quelli italiani a stento credevano che la propria città ospitasse tutti quei volti e quelle storie. Certo, in altre parti d’Italia ci saranno state altre esperienze simili, ma, considerata la spontaneità con cui si è svolto il tutto, la vicenda resta più unica che rara.

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Poco prima delle undici i ragazzi sono tornati alle case che li accolgono, in pieno rispetto degli orari concordati. Nel salutarsi è stato tutto un “grazie della serata”, “bellissima serata”, “piacere di stare qui”, “rivediamoci presto”. Il morale era talmente alto che se avessero incontrato Salvini avrebbero ringraziato anche lui. Del resto, a stento sanno che faccia abbia e man mano è diventato relativo che lui c’entrasse con quell’incontro. Quel che è venuto fuori chiaramente, invece, è che integrazione non è solo assicurare un pasto e un letto, ma qualcosa di più. E tocca alla cittadinanza intera farsene carico.

Così l’entusiasmo palpabile di sabato sera si vorrebbe ora che non andasse sprecato. A molti è sembrato che la via intrapresa fosse quella giusta. Non si sa come, o perché, ma si è avuta l’impressione che un argine abbia ceduto e che l’acqua adesso, nel suo dilagare disordinato, possa finire per trovare un nuovo corso. Innaffiando nuove colture.

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Caro Salvini, questa la nostra cartolina. Qui tutto bellissimo. Mancavi solo tu. Saluti da Andria.

 

Si ringraziano Paola Fortunato, Roberta Fucci, Daniele Geniale per le immagini, Francesca Giorgio per il coordinamento.


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"Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia  all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.   Attualmente vive e lavora a Milano dove insegna italiano a stranieri presso diversi enti locali".

2 COMMENTI

  1. Bravi ragazzi! Non permettiamo di costruire muri (anche ideologici) contro i poveri e i diseredati, perché di quello si tratta. L’accoglienza e la misericordia dovranno essere i nuovi pilastri per la realizzazione di istituzioni più umili, dove il “potere” sia l’esercizio del “poter servire” e non altro. L’accoglienza e la misericordia non hanno barriere. Chi ha paura di accogliere è perché teme di condividere le sue ricchezze materiali, guadagnate si con il sudore della fronte, ma in una logica perversa dell’accumulo e del possesso. Occidente restituisci il maltolto a questi popoli, altrimenti, accoglili nella tua casa con tutti i pro e tutti i contro.

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