L’appuntamento è fissato per lunedì 30 agosto, dalle ore 21.15, presso Palazzo Ducale di Andria, nell’ambito della XXV Edizione del Festival Castel dei Mondi. Lo spettacolo “Venire al Mondo” dell’attrice andriese Rossana Cannone, infatti, segna l’impietosa statistica secondo cui solo un parto gemellare su settanta porta alla nascita di due corpi.

Ciao, Rossana. Quanto è dura “Venire al Mondo” per una donna sola?

Credo che si possa Venire al mondo in molti modi e più volte nella vita. Di ogni venuta al mondo che viviamo, sperimentiamo un passaggio, una soglia. Quella linea lacerante di confine il cui attraversamento segna la lotta per vivere e per esistere. Venire al mondo è una lotta ma lo stare al mondo è incessante ricerca sul senso di questo attraversamento, sulla consapevolezza di questa lacerazione. La protagonista del nostro spettacolo ricerca per tutto il suo percorso cosa significhi venire al mondo. Non si tratta di una scelta libera, autocosciente, ma implica invece l’accettazione di due elementi fondamentali: il destino e il caso. Essi, seppur contrapposti, convivono con noi durante tutto l’arco della vita. Dove si può quindi cercare un senso all’esistenza, a questo atto di “venire al mondo”, se non possiamo affidarci né alla certezza di un fine assoluto verso cui ci stiamo dirigendo, né all’accettazione che un fine ultimo non c’è? La lotta della protagonista si identifica come una “ricerca dell’altro”, una possibilità di contatto che sembra ormai persa per sempre.  La risposta che la protagonista si dà sta nel senso di sorellanza e di solidarietà necessari per affrontare le contingenze della vita.

Quale conseguenza genera il senso di colpa che ne deriva per chi sopravvive ad un parto gemellare?

Secondo gli studi, circa un parto su otto nasce come gemellare, ma solo uno su settanta finisce con la nascita di due corpi. Negli altri casi il feto gemello semplicemente scompare. Questo significa che una persona su otto cresce con la “sindrome del gemello scomparso” per cui chi nasce, per tutta la vita, prova un senso di vuoto, una mancanza che è impossibile spiegare. Ognuno di noi potrebbe essere un gemello sopravvissuto, costretto a portare su di sé un peso, quello dell’esistenza, che in principio era stato diviso per due.

Scritto da Ciro Ciancio e diretto da Andrea Piazza, lo spettacolo riesce a coniugare elementi tragici a componenti comiche?

Il testo è un gioiello di perfezione ritmica e compositiva, capace di coniugare con naturalezza comico e tragico. Senza mai perdere la sua innata poesia. In Venire al mondo, la forma del monologo incarna perfettamente la ricerca disattesa del personaggio e permette all’attore un lavoro costante di ricerca sul flusso di pensiero, dove da testo sono presenti numerosi ritorni, cambi, ripensamenti. I conflitti quindi vengono portati alla luce dal modo stesso di raccontare la storia, dove gli errori logici o di pensiero o addirittura le incongruenze sugli eventi raccontati possono essere identificati e risolti solo dall’io narrante, senza possibilità di aiuto in un interlocutore. La regia è totale perché unisce drammaturgia, ricerca attorale e allestimento scenico. L’atmosfera che ha immaginato e creato assume lo status di simbolo: in scena c’è una moltitudine di croci bianche, identiche e anonime che rappresentano ognuna un nostro gemello “scomparso”, colui con cui avremmo dovuto dividere il peso della nostra esistenza. Il monologo affonda nel difficile rapporto di ognuno di noi con il dolore e la solitudine riuscendo nel contempo a suscitare più di una sincera risata attraverso l’umorismo di un personaggio goffo e tagliente che sentiamo fin da subito un po’ nostro.

Quale futuro ti auguri per la compagnia “Ensemble Teatro” di cui sei fondatrice?

Mi auguro che sia l’inizio di una strada lunga da cui imparare e migliorarsi sempre in questo delicato percorso professionale. L’Ensemble è formato da sette persone di cui altri quattro attori: Giulia Amato, Fabrizio Calfapietra, Maria Canal, Emanuele Righi e poi Ciro, Andrea e me. Abbiamo altri progetti in cantiere e a breve debutteranno due nuove produzioni in prima nazionale al teatro Out Off di Milano.


Articolo precedenteDa una bolla…
Articolo successivoAvast
Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.