Esulare da un mondo infame,
come grigiori d’asporto in torto,
eppur s’infrange l’argentea luce,
come di cotal cammino
s’approccia il Divino,
e qui sol giace a ridondar il vino,
seppur s’appresta ingordo il suono,
c’ancor vi giace d’ogni riposo:
“un uomo!”.
Rotolar mi resta per scompormi dentro,
tutte l’ossa d’ogni pensier la testa;
s’arrovella il cuore e di merzede in cerca duole.
Dicon di tempesta,
eppur la vita sì mai aperta e bella
fu così funesta;
ed io di contro mi fermai
all’incanto
per rendergli festa!