È l’astro nascente del panorama teatrale e cinematografico andriese. Presto ritroveremo la sua folta chioma riccia e il suo sorriso smagliante fra gli esilaranti sketch del Mudù 9. Agata Paradiso sceglie, ancora una volta, Odysseo per presentare questo suo nuovo progetto artistico
Ciao, Agata. Da lettrice o autrice, resti un’importante habitué di un giornale, il nostro, che racconta i tuoi successi. Ultimo è la tua partecipazione a “Mudù 9”. Seppur già sperimentata nella scorsa edizione, quanta soddisfazione ti regala questa esperienza?
Devo dire che Odysseo è ormai un diario del cuore, uno scrigno dove ritrovare le parole e le persone più preziose e l’idea che, di tanto in tanto, ci ritroviamo, io a raccontarvi e voi, amorevoli, nell’ascoltarmi… beh, è bello.
Provo a rispondere: il Mudú è a pieno titolo uno dei prodotti più noti della nostra terra, ha creato delle gag che ormai tutti ricordano e, a memoria, ripetono tra amici. Parlo per esperienza personale, ogni sera, alle 20:30, la tv è sintonizzata da vent’anni circa su Telenorba, molte volte anche a volume basso, ma quei volti lì sono talmente familiari che non si può iniziare la cena senza di loro. Ecco… come ci si può sentire ad essere tra loro? Entusiasmo, entusiasmo quasi infantile, forse perché si vanno proprio ad aprire quei cassetti della memoria. Quando Uccio De Santis mi ha richiamata, ricordo, ho sorriso tanto (non solo per le battute che mi ha fatto al telefono), ma perché ero onorata per la fiducia rinnovata e perché avrei vissuto momenti di spensierata professionalità. La loro è una famiglia e trascorrere delle ore piene con loro è sempre un gran piacere.
Negli ultimi anni hai recitato in film quali “Nun – An Italian Horror Story” e in “Mouth – La bocca dell’orrore”, entrambi diretti da Giovanni Aloisi. Se è vero l’assioma secondo cui far ridere è più difficile che far piangere, quali ostacoli hai trovato nell’interpretazione di un ruolo comico?
Una parola: tanti. Hai ragione, è difficile far ridere, spesso molto più del far riflettere o commuovere. È strano, però, per una persona come me che invece nella vita di tutti i giorni riesce ad essere in molte occasioni ironica, pungente e con la battuta pronta… Ma il teatro, la recitazione, segue logiche tutte sue, ad un livello diverso dalla realtà, anche se è di lei che parla.
Fondamentale è chi ti affianca, chi ti fa da spalla in questo arduo compito, chi è riuscito a canalizzare quella malinconia umana in un sorriso per gli altri, con gli altri. E che dire di me, in questo sono stata fortunata.
Qual è l’ingrediente magico nascosto dietro l’indiscutibile genio di Uccio De Santis?
Uccio è come la ricetta di un piatto che mangeresti ad oltranza, le dosi giuste di intraprendenza, determinazione, generosità (tanta, troppa!), professionalità, simpatia, spontaneità, educazione, meticolosità, rispetto. Lo definisco un missile, perché non si ferma mai, ma non riuscirei ad immaginarlo diversamente. In questo piatto, però, c’è l’ingrediente segreto che rende tutto unico: la sua squadra, i suoi compagni di avventura storici, i tecnici, il regista… insomma, tutti quelli che insieme a lui danno vita alla risata.
Progetti futuri?
Vivo di visioni, di idee, non amo parlare di veri e propri sogni, preferisco al momento cose più realizzabili. Presto uscirà nelle sale il lungometraggio “Nuns”, in cui interpreto il ruolo di Helena; sto cercando, con molta difficoltà, di scrivere uno spettacolo e parlare di alcuni temi che mi stanno a cuore. Nell’immediato ci sono pubblicità nazionali, qualcosa bolle in pentola anche a Roma e, non meno importante, il progetto teatrale nelle scuole. Il teatro dovrebbe diventare uno strumento privilegiato, mi piace sempre dire che bisognerebbe contagiarsi di bellezza, contagiarsi col teatro. Nove anni fa mi sono innamorata di questo mondo meraviglioso, spero tanti possano vivere lo stesso batticuore.