Si fa di tutto per “incenerire”, dalla mente, un passato scomodo, ma risorge sotto forma di Fenice ciò che si credeva superato

È una schiera di malviventi, aggreggiata a mo’ di pecore in uno spiazzo incontrollato, sia da pastori sia dai loro cani…

Cos’altro si può dire senza offendere ulteriormente una casta di cialtroni intenta a depredare e poi spartirsi la razzia di un “territorio” come fosse una “pizza al metro”?

Il mettere un passo avanti e due indietro ci si allontana sia dalla meta sia dal punto di partenza: è come stare sulla spiaggia e guardare una nave scomparire all’orizzonte e credere che sia affondata o, ancor peggio, diluita nel mare.

Pier Luigi Bersani ne avrebbe detto una delle sue, del tipo come questa: – L’Uruguay assunse questo nome, dettato dal nostro Garibaldi, a causa il suo uretre malandato che stava, diciamo così, passando dei guay

Ci siamo quasi assuefatti ai guai di qualsivoglia natura e non solo a quelli che Dio ci manda come moniti. Le Sue leggi restano ben incise sulla pietra e tali resteranno nei secoli.

I somiglianti parrucconi patrizi, i magistrati, pare non siano tutti concordi ad interpretare le leggi che i nostri legiferatori pontificano. Non è facile capirlo, se per difficoltà di lettura, d’interpretazione, visto l’esagerato numeri di articoli che ne compongono le varie norme o per altre ragioni sconosciute ai più.

I magistrati…? e coloro che sono completamente a digiuno di queste norme scritte? mentre i cosiddetti avvocati cavillosi, i più preparati, ti mandano all’aria un processo solo aprendo la scansia dei loro sofismi?

Abbiamo le “linee” interrotte? Sui nostri “binari” è caduta la sfiga dell’intoppo casuale? Oppure è tutta una trama provocata, voluta, “desiderata” quella che ci è caduta addosso…?

Allora non chiamiamola sfortuna, sarebbe disarmonico per la mole di risorse adoprate: sia umane sia economiche. Ci si “azzarda” a scrivere leggi “compiacenti” le quali durano giusto il tempo per coprire le proprie magagne? Sono scritte con mani proprie oppure servili, per la setta in auge del momento? Da che mondo è mondo è una situazione che si ripete, seguendo un “tragitto” vecchio come il tempo…

Si fa di tutto per “incenerire”, dalla mente, un passato scomodo, ma risorge sotto forma di Fenice ciò che si credeva superato. Picasso in una sua lirica afferma che il “cercare” ha come fine e conseguenza il “trovare”, ma non è detto che si tratti di ciò che si desiderava trovare. Quindi il “cercare” comporta il “trovare” incontrare qualcosa o qualcuno. Ma non certamente trovare ciò o chi non avresti voluto, incontrare…

Muoversi dietro un puro desiderio o qualsivoglia sentimento non è detto che lo si possa raggiungere: né tantopiù di potersi, più o meno appagare di ciò che, nella ricerca ci si incontra. La sorpresa bisogna viverla per considerarla tale. L’improvvisata è un evento disatteso e lascia tanto più stupore se lo si va incontro rovistando tra le cose smarrite, trovando l’inimmaginabile…

Pensando a ciò che è andato incontro Vladimir Putin che ha cercato d’invadere l’Ucraina senza soppesare i “fantasmi” che avrebbe incontrati, lascia solo un sedimento di perplessità e scetticismo.

Si può associare questa macabra, funesta, pazza vicenda a quella di Modest Petrovic Musorgskij, col suo “Boris Godunov”.

Se ne voluta dare, qualche giorno fa, la rappresentazione di quest’Opera alla Scala di Milano. Sembra sia stata voluta per mandare un segnale alla Russia di Putin e dei suoi accoliti: gli oligarchi, (Boiardi).

Putin incarna in modo maledettamente “esemplare” e paradossalmente “ineccepibile” il ruolo del Boris di Musorgskij, fatta eccezione del pentimento, pei suoi misfatti, a Dio. Ciò non si è ancora avverato. Certamente il dramma da lui creato gli sta rodendo, logorando dentro, chiuso com’è rimasto a remare nei fasti del suo Cremlino ahimè, divenuto “galera” mentre gli altri “rematori”, man mano si stanno defilando lasciandolo solo ad annaspare sul mare in burrasca, da lui stesso provocata.

Egli tiene malamente i “remi” e non certo il “timone” della “nave”. Mantiene goffamente ferma la sua maschera da “Ivan il Terribile”, dove traspare il suo ruolo di comparsa e non di vero attore, come gli sarebbe stato grato al suo scellerato protagonismo.

Il suo finale non è ancora scritto ma di certo sarà il fallimento della sua maniacale impresa e una fine inaspettata a sorpresa, come quella che non si spera “trovare” durante le nostre “ricerche”: la morte violenta.

Il popolo lo acclama sempre meno e con più poca convinzione: è talmente grave questo avviso che tiene Putin con il fiato sospeso…

Ma quello del non mollare, la “sua posta in gioco”, rimane l’annunciato disastro, la tragedia umana, soggiacente tra la ritrovata rinsavita dell’uomo o l’infinita sua pazzia.


FontePhoto by Duncan Kidd on Unsplash
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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.