Riflessioni. In una fresca domenica d’autunno, con i suoi fantasiosi colori e i suoi naturali odori, nel bel mezzo di suoni, rumori, voci, parole, una frase ha catturato il mio ascolto:
“Lisa… Francesco ti ama!”
Semplici ed oneste parole uscite fuori da un gruppetto di ragazzini di non più di dieci che rivelavano il sentimento provato da uno di loro per una compagna.
Frasi, talvolta sfottò, frequenti tra giovani di quell’età, ma che in me hanno suscitato attenzione e un’inevitabile riflessione: la semplicità e la naturalezza della Verità.
L’onestà e la dignità di esprimere le proprie emozioni liberamente, senza paure, sovrastrutture, condizionamenti. Semplicemente, dando voce al proprio cuore in naturale sintonia con quel che si sente e che si è.
Una naturalezza che i più giovani ancora hanno, e che spesso crescendo si perde…
Quante cose, ogni giorno, vorremmo dire o fare e non facciamo? Non ne siamo più capaci. E non mi riferisco ad importanti confessioni, ma a semplici gesti del quotidiano, a parole, sguardi, gesti e attenzioni che esprimono il nostro sentire in quel momento e che stupidamente nascondiamo: il desiderio di fare una carezza ad un padre, di rivolgere un abbraccio ad una madre, di manifestare il proprio amore ad un figlio, di dichiarare le propri emozioni ad un amante… semplici emozioni che non esprimiamo, perché distratti da cose ‘importanti’ che ci fanno trascurare quelle fondamentali e vitali.
La semplicità della Verità, questa forse si perde crescendo, un profondo ed intimo contatto con se stessi e la naturale capacità di sentire, liberare e trasmettere. Eppure tanti disagi, preconcetti, dolori, malumori si potrebbero evitare manifestando il proprio sentire. E quante belle emozioni si potrebbero vivere e provare, tornando semplicemente a noi, ad essere e ad esprimere quello che siamo.
Ho l’impressione che oggi si viva con meno consapevolezza, di quel che si è, di quel che si ha, di quel che si sente, col rischio di sentirsi tutti sempre più soli. Il silenzio isola, la chiusura fa male.
La libertà di amore, tenerezza, sostegno, debolezza, e perché no anche di rabbia, delusione, frustrazione, tristezza, ma comunque emozione, ci farebbe così bene, unica cura per questo malessere sociale. Perché nascondere, reprimere, mentire? Perché dimenticare la capacità di fare la cosa più naturale che l’uomo ha in dono, essere se stessi, semplicemente ed onestamente essere se stessi… come i bambini sanno ancora fare!