C’era una volta…

C’era una volta una principessa figlia dell’amore e del destino. Il re e la regina non avevano avuto mai giorni più belli e al suo battesimo invitarono come madrine le tre più belle fate del regno. Si presentarono in pompa magna coi loro abiti di fiori e i capelli raccolti da ramoscelli verdi.

La prima donò alla piccola la felicità. La seconda regalò la gioia. L’ultima pensò bene di darle la bellezza.

Una nube scura occultò improvvisa il sole, il vento spalancò le finestre e con un gracchiare di sinistri corvi si palesò la fata cupa. Tutti ebbero sgomento e paura, la regina corse a proteggere la piccola nel gelo totale, mentre l’intrusa diceva: “so di non essere desiderata, d’altronde mai vengo invitata, ma il mio dono è altrettanto prezioso. Le do il dolore” e sparì.

Nella disperazione totale le tre madrine si accordarono per evitare alla principessa l’infausto destino. In un angolo della sala delle feste confabulavano. Effettivamente, come la felicità poteva convivere col dolore? E la gioia che mai volto avrebbe avuto? La bellezza poi non aveva vita. Il re e la regina piangevano disperati e la piccola ignara della sua sorte sgranava gli occhi belli e sorrideva.

Fu su quel sorriso che alle fate venne l’idea. Non potevano annullare l’orribile dono, potevano solo rinviarlo. E con uno sciabolare di energie magiche che parevano saette su tutti gli astanti, sul castello tutto e sul bosco che lo circondava cadde un sonno di piombo.

Durò esattamente quel che serviva.

Si svegliarono tutti assieme e compresero che nulla era mutato. Dormire valeva come morire. Nessuno aveva sofferto è vero ma nessuno aveva gioito. Erano al punto di partenza ma forse no. Erano svegli e vivi, dannatamente vivi, il castello era un signor castello, la principessa un bocciolo di rosa, i reali giovani e sani, le madrine premurose e volteggianti. La fata cupa vinceva col suo sinistro dono perché loro avevano paura.

La fottutissima paura che attanaglia tutto e imbalsama le vite.

E vissero felici e contenti? Ma no, però finalmente vissero.

Il dolore aveva dormito per anni con la felicità e la gioia e la bellezza. Si erano fusi e non si capiva più dove finisse l’uno e cominciasse l’altra. Erano diventati famiglia. La bellezza assumeva nuovi volti e quando il dolore si rilassava, la felicità alzava la testa.

Il dolore alla fine si sposò con la gioia e nacque una bimba speciale.

Araldi festosi lo annunciarono in tutto il regno. Era nata la forza.