Foto Dff - LaPressePolitica20 04 2013 Bari Stefano Rodotà al Teatro Petruzzelli a BariNella Foto: Stefano Rodotà

Stefano Rodotà è morto 84enne a Roma, lasciando la moglie Carla e due figli: un breve ricordo del grande giurista

Se fosse stato ancora in carica come Garante della Privacy, ruolo che ha ricoperto durante il primo Governo Prodi dal 1997 al 2005, Stefano Rodotà avrebbe raccontato i suoi ultimi giorni con riservata compostezza, la sobrietà di un giurista che, secondo il premier Paolo Gentiloni, ha condotto “una vita di battaglie per la libertà“.

Stefano Rodotà è morto 84enne a Roma, lasciando la moglie Carla e due figli, è morto nella Roma che gli ha consegnato una laurea in Giurisprudenza a “La Sapienza” nel ’55, una Roma incontrata dopo l’infanzia cosentina, un periodo formativo, foriero di tutti quei valori che Rodotà mutuerà anche nella politica.

Dopo aver preso parte alla nascita del Partito Radicale, infatti, approda al Parlamento italiano nelle liste del PCI prima, e a quello europeo come esponente del PDS poi. Nel ’97, dicevamo, lega il proprio nome alla Presidenza dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, impegno a cui terrà fede, l’anno successivo, anche nell’ambito dell’UE coordinando il Gruppo dei Garanti per il Diritto alla riservatezza, lavoro profuso con dedizione fino al 2002.

Candidato, nel 2013, a Presidente della Repubblica, Stefano Rodotà è stato votato da molti esponenti del PD, dal M5S e dai deputati di Sinistra Ecologia Libertà che vedevano in lui il difensore dei diritti civili, un fervido sostenitore della Costituzione contro l’impoverimento culturale del nostro Paese.

Ha dato moltissimo al nostro Paese. Ho avuto tante volte l’occasione di incontrarlo e confrontarmi sul tema dei diritti, a lui particolarmente caro e al quale ha dedicato decenni di impegno: ne ricordo l’intelligenza vivace e la straordinaria capacità di affrontare con linguaggio semplice temi profondamente complessi. Ci mancherà.” Il Presidente del Senato, Pietro Grasso.