Ricordati di svegliarti

Presentato lo scorso 2 luglio, presso il chiostro della Biblioteca Diocesana “S. Tommaso d’Aquino”, Ricordati di svegliarti. Diario di lotta e di attesa (Edizioni Ultra), un libro di sopravvivenza e tenacia scritto a quattro mani da Nunzia Catalano, madre coraggiosa, e dal nostro Andrea Colasuonno, a cui abbiamo rivolto alcune domande

Ciao, Andrea. Quanta speranza c’è in “Ricordati di svegliarti. Diario di lotta e di attesa”?

Esattamente 18 anni di speranza. Ovviamente parliamo della speranza di Nunzia, mamma di Emanuele, di rivedere sveglio suo figlio. Una speranza che in questa lunga degenza, non ancora terminata, ha fatto di tutto per fuggire via, ed è sempre stata riacchiappata, alle volte in extremis, e sempre rimessa al suo posto. Nunzia l’ha coltivata da sé, visto che i dottori non gliene hanno mai data. Basandosi su piccoli segnali e su piccole vittorie quotidiane di suo figlio, oltre a una forza obiettivamente ammirevole di Emanuele, è riuscita a fare della speranza il pilastro portante della sua vita.

Dal 16 novembre 2001 ad oggi, cosa credi sia cambiato negli occhi di mamma Nunzia?

Il libro si apre proprio con una descrizione degli occhi di Nunzia. Si dice che ha occhi “in cui si notano nitidi tutti i segni lasciati dal sonno che non hanno dormito”. Non saprei dirti cosa è cambiato in quegli occhi perché conoscono Nunzia solo da un paio d’anni, non dall’inizio della vicenda, ma certamente posso dire che sono occhi che ne hanno viste tante, forse troppe: qualcuna gliela si poteva risparmiare. Il risultato è sono occhi fondamentalmente stanchi.

“Credi in Dio? Perché ci credi? Tuo figlio è felice? Perché speri ancora? Che senso ha tutto questo?” Secondo il giornalista e l’uomo Andrea, cosa tiene madre e figlio ancora attaccati alla spina della Vita?

Quelle che hai citato sono domande un po’ spigolose le quali però ho voluto assolutamente porre a Nunzia, a rischio di risultare indiscreto. E Nunzia mi ha risposto senza il minimo problema. Mi ha detto che tutto il tempo che lei non passa con Emanuele è tempo che sente di sprecare. E del resto Emanuele continua a condurre una vita dignitosa grazie alle cure di Nunzia. Ciò che li lega allora è questo equilibrio che entrambi hanno trovato. L’uno ha bisogno di aiuto, l’altra non può concepire di non darglielo.

Dj Fabo, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, Eluana Englaro, Mario Fanelli e Walter Piludu. Biotestamento e DAT rischiano, a tuo parere, di “selezionare le esistenze”?

No, se c’è una cosa che ho imparato lavorando a una storia come questa, è che su certe cose non si può mettere bocca. Non si deve. Non esiste qualcuno che ha ragione e qualcuno che ha torto. Ci sono solo uomini e donne che si ritrovano sostanzialmente soli, a fare i conti con la propria coscienza. L’unico modo di aiutare queste persone è lasciare loro la libertà di prendere le decisioni che ritengono. Decisioni che possono andare sia in un senso che nell’altro, e che restano legittime sopra ogni cosa.  

Come te lo immagini il futuro di Emanuele e Nunzia?

Non saprei come immaginarlo, saprei dirti come mi piacerebbe che fosse. Mi piacerebbe che Emanuele a un certo punto prendesse in qualche modo a rispondere a Nunzia. Qualunque sia il modo, anche a piccoli cenni, anche in maniera non convenzionale, so che a Nunzia basterebbe. E dimostrerebbe che a questo mondo c’è una forma di giustizia intellegibile anche per noi uomini, non solo dal punto di vista di Dio.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.