La rivoluzione socio-educativa della Tecnica Povera e dell’Opera Buffa del Design in mostra a Roma

Non conoscevo la storia di Riccardo Dalisi, ma lo scorso 28 Gennaio l’ho scoperto attraverso la bellissima retrospettiva a lui dedicata dal titolo Radicalmente, presso il Maxxi Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo a Roma (10 Nov 2023–3 Mar 2024 a cura di Gabriele Neri, allestimento  di Novembre Studio in collaborazione con Archivio Riccardo Dalisi). Nato a Potenza nel 1931 e scomparso a Napoli nel 2022, ad un anno dalla sua scomparsa il Maxxi omaggia Riccardo Dalisi per essere uno tra i protagonisti assoluti del radical design italiano all’insegna della “Mediterraneità” che custodisce un patrimonio culturale e identitario comune che oggi più che mai è necessario ricordare e comunicare alle nuove generazioni.  Abbracciando molteplici discipline e sconfinando spesso tra queste in favore di un “disordine creativo”, passando per l’approccio pedagogico del gioco e dell’ironia, Dalisi ha sempre cercato di comunicare nelle sue opere un senso di comunità, l’importanza della partecipazione e inclusione stravolgendo il concetto di ruolo ed evidenziando quanto chiunque, anche colui che si ritiene disadattato ed emarginato, sia socialmente importantissimo anzi necessario! La sua opera ha origine nell’architettura negli anni ’60, attraverso la progettazione di numerosi complessi scolastici e universitari intesi come luoghi di sperimentazione sociale degli spazi. Negli anni ’70 e soprattutto dopo il terremoto in Irpinia del 1980, Dalisi sente l’esigenza di cimentarsi nell’opera di ricostruzione e rinnovamento di spazi architettonici, orientandosi verso un tipo di geometria detta “generativa”. Nella sua carriera è stato premiato due volte con il Compasso d’Oro.

Un’accoglienza invitante

Entrando nel museo mi accoglie il profumo della caffetteria dal design luminoso, moderno e accogliente pensato per chiunque abbia voglia di sostare anche per leggere o studiare.  Forme sinuose e pulite e vetrate trasparenti la collegano al ricco bookshop e all’ingresso nella hall avveniristica dove si respira l’architettura innovativa dal design firmato Zaha Adid, perfettamente integrato nel tessuto urbano del quartiere Flaminio di Roma.

Galleria 4

Salendo al secondo piano del museo, Galleria 4, mi si rivela un mondo fatto di incredibile capacità poliedriche e anticonvenzionali del designer, architetto, artista, artigiano e sociologo professor Riccardo Dalisi.

Seguendo un percorso di visita come al solito indisciplinato in favore di un “istinto guida” tutto mio, saltano subito ai miei occhi le immagini scattate dal fotografo Mimmo Jodice nel Rione Traiano di Napoli. Qui scopro la “ricchezza” della tecnica povera di Dalisi.

Il Quartiere Traiano di Napoli fu costruito nel 1957 su progetto di Marcello Canino, per diventare un esempio di edilizia residenziale pubblica ispirato a modelli scandinavi, prevedendo case, scuole, uffici, negozi e industrie nel rispetto nella sostenibilità e della natura. Purtroppo, però, invece di un quartiere modello, divenne simbolo di degrado e isolamento urbano e sociale vedendo anche raddoppiare il numero dei suoi residenti oltre a strade e servizi incompleti e mai realizzati. Spazi desolati, bambini emarginati lontano dalla scuola furono immortalati negli scatti di Jodice che ben raccontano la scenografia di quel degrado e di quella povertà educativa e solitudine sociale. In una seconda serie di fotografie il quartiere diviene “animato” grazie all’iniziativa di Dalisi che volle fortemente realizzare, proprio con i bambini del quartiere e alcuni dei suoi studenti, una serie di strutture, arredi e sculture attraverso l’utilizzo di materiali di scarto. Dalisi propose allora il progetto di un asilo al Rione Traiano da costruire insieme agli abitanti in modo partecipato e attivo seguendo il concetto di geometria generativa. Secondo Dalisi la forma di un edificio, di un oggetto, di una città o di un fiore evolve continuamente. Egli immaginava una geometria “viva”, come un seme che crescendo si sviluppa e genera altri disegni e spazi. Dalisi disegnava e faceva disegnare, assemblare, costruire, cucire realizzando così vere e proprie opere d’arte come grandi e piccoli sculture destinate ad abbellire la città. Giocattoli e oggetti bizzarri confluirono tutti nella definizione di tecnica povera, ben differente dalla più conosciuta arte povera, poiché essa valorizzava il lavoro di comunità che riusciva a produrre un artigianato di cooperazione rispetto per esempio alle nuove tecnologie. Giorno per giorno, prima l’uomo poi l’architetto, il professor Dalisi si riscopriva in realtà anche educatore, psicologo, artigiano, assistente sociale insomma un riferimento importantissimo per la collettività e per tanti bambini e ragazzi. Tutti insieme dentro un progetto di educazione sociale. Persona tanto mite quanto capace di intessere relazioni internazionali Dalisi fu anche capace di fare interagire nomi importanti con la fantasia di una bambina napoletana che realizzò con materiali di scarto una sediolina in legno utilizzando mezza molletta e adagiandovi sopra non una bambola bensì un cece (di necessità virtù non vi era altro!). Questa immagine poetica portò Dalisi ad immaginare di coinvolgere nomi internazionali del calibro di Andy Warhol e molti altri nel divenire tutti protagonisti di una favolacondivisa, chiedendo loro di disegnare bozzetti ispirati al modellino della “Sedia del cece”. Ecco Dalisi ancora una volta capovolgere il concetto di autore e di opera d’arte per creare intorno a alla semplicità di un gesto creativo quella che diventerà una collezione internazionale di disegni realizzati dai grandi nomi dell’arte, dell’architettura e della letteratura.

La creatività è partecipazione sociale!

Tra la fine degli anni ’70 e la fine degli anni ’80 Riccardo Dalisi approda al design concepito non più per un l’edilizia e per gli edifici ma per gli oggetti perché questi possono essere realizzati da tutti, anche da un bambino. Così in quegli anni condusse per l’azienda Alessi una ricerca sul valore culturale della caffettiera nella tradizione popolare napoletana, rappresentandone l’identità più autentica. Ne derivò l’Opera Buffa del design, un esercito di modellini di caffettiere realizzate in latta, dando anima a guerrieri, cavalieri, santi, robot, Pinocchi, Pulcinella ecc. Il non convenzionale metodo Dalisi contribuì così a promuovere la cultura del design nel sud Italia e a farlo conoscere nel mondo, premiato per questo con il Compasso d’Oro 1981 con la seguente motivazione: “Per un architetto, designer, artista, in prima linea sulle tematiche sociali, che ha dedicato la sua attività anche a favore di coloro che vivono in situazioni di profondo disagio”.

La tecnica povera di Dalisi, fatta di riciclo di materiali di scarto, di esperienze condivise con le persone di ogni età e senza alcuna esperienza, ha saputo insegnare loro un mestiere. Si pensi, per esempio, alla nascita nel 2013 dell’Officina Sociale Avventure di Latta, un laboratorio urbano per migranti che lavoravano metalli poveri per realizzarne gioielli, vasi e lampade. Era ed è il design del riuso e dell’economia circolare così necessaria oggi.

Quando ho deciso di approfondire i miei studi in campo museale ho deciso di farlo rivolgendo l’attenzione al mondo dell’educazione e della didattica rivolta soprattutto ai bambini e a i ragazzi nei contesti museali e scolastici.  Sappiamo tutti che l’Educazione da ex ducere (lat. tirar fuori), implica l’azione di chi conduce” il fanciullo “fuori” dal suo stato di ignoranza. Attraverso questo processo le giovani generazioni si appropriano della cultura ereditata da chi li ha preceduti.   Allo stesso tempo l’Apprendimento da ad-prehendere (lat. afferrare) è un processo, interno (psicologico e soggettivo) dell’afferrare idee, saperi, procedure e acquisirli sotto forma di conoscenze, valori e comportamenti. La Didattica, a sua volta, dal greco didàskein “mettere in segni”, traduce un sapere in segni/simboli affinchè divenga facile da “mostrare” e “trasmettere”, “lasciando un segno” nella mente dell’allievo.

Per questo, a mio modesto avviso, Riccardo Dalisi è stato prima di tutto un grande educatore.

 

Photo credits

Archivio Riccardo Dalisi  Web

Rosa Anna Delvecchio

Curiosità.

*Nel 2009 Riccardo Dalisi ha presentato, in collaborazione con la Triennale di Milano e la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, la prima edizione del Premio Compasso di Latta, iniziativa per una nuova ricerca nel campo del design nel segno del sostegno umano, della eco-compatibilità e della decrescita. Nel 2014 ha vinto il secondo Compasso d’Oro per il suo impegno nel sociale.

*Il Compasso d’Oro rappresenta il più autorevole premio mondiale di design, nato nel 1954 da un’idea di Gio Ponti allo scopo di mettere in evidenza il valore e la qualità dei prodotti del design italiano allora ai suoi albori.

       

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Visionaria e curiosa mi piace guardare oltre, scrutare ogni possibilità che possa arricchirmi di conoscenza. Una laurea in Lingue, studi in Marketing e Destination Management, da sempre appassionata d’arte, felice autodidatta in pittura a olio, master in Mediazione Culturale Museale, specializzata nella progettazione di Servizi Educativi e didattici per musei e istituti scolastici di ogni ordine e grado, ideatrice e curatrice di progetti artistici, curatrice di mostre d’arte presso Duomo40 Spazio d’Arte e Design a Barletta, con una profonda passione per ciò che emoziona perché arriva dalla pancia e dall’inconscio! L’emozione non può essere ragionata! Mamma curiosa e iperattiva di due gioielli e di un pelosetto scuro, non posso fare a meno di documentarmi, cercare, viaggiare, scoprire e confrontarmi con menti altrettanto sensibili e curiose per arricchirmi egoisticamente! Convinta da sempre che essere gentili faccia vivere meglio e renda gli animi leggeri, lo consiglio sempre a tutti!