A.R.I.A. è sentirsi partecipi di e con quel dolore, è la compassione, nel senso etimologico del termine

Si terrà ad Amandola, in provincia di Fermo, dall’11 al 13 ottobre, l’incontro nazionale di A.R.I.A. Familiare, la ricostruzione nel cratere come opportunità di resistere agli ostacoli della vita di tutti i giorni, difficile già di per sé, ma, spesso, proibitiva per tutte quelle donne e quegli uomini afflitti dalla piaga naturale del terremoto, calamità imponderabile, calamita attrattiva di un’esistenza da non disperdere, nonostante le assenze delle Istituzioni, nonostante le preghiere inascoltate, nonostante le urla ad un cielo che piange pioggia di lacrime e macerie.

A.R.I.A. (Associazione Rete Italiana Autocostruzione) è un inno al cambiamento, non solo quello climatico, vituperato in questi giorni, ma inteso come percorso interiore di rinascita, ceneri da cui la fenice delle nostre coscienze riprende il volo, innalzando muri e creando legami interpersonali che non vanifichino lo sforzo del singolo ma lo contemplino nell’ottica di un lavoro di gruppo che esalti e sia di giovamento alla comunità.

A.R.I.A. è sentirsi partecipi di e con quel dolore, è la compassione, nel senso etimologico del termine, il cum-patire attraverso le storie di gente che credeva di avere un futuro ma che, un mattino, si è riscoperta a non avere più niente, è la società divenuta, ex abrupto, meno abbiente anche nei confronti dei propri sogni, è l’essere presenti nel presente, collaborativi nel progettare un edificio, l’house che si trasforma in home, in focolare attorno al quale risentirsi confortevolmente a casa.

A.R.I.A. è l’identificazione progressiva che, solo attraverso i propri sacrifici, si possa giungere all’affermazione personale, all’appartenenza, a tangere le proprie radici nutrendole di acqua limpida, scevra da interessi e ripartizioni, la purezza della condivisione che ammicca alla sostenibilità ambientale, terra cruda, canapa, paglia e legno, materiali per riciclare felicità, quel sentimento mosso da scosse che trafiggono emozioni, epicentro emozionale di un cuore la cui magnitudo deve corroborare la certezza di potercela fare, nonostante tutto.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.