Fa notizia il report 2015 sull’accoglienza riservata ai minori stranieri in Italia. Appena presentato dal ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Cifre da capogiro. Volti e storie di straordinaria bellezza. Umanità, gratuità, volontariato, intercultura. Non altra bussola. Ecco l’orizzonte di senso di una magnifica esperienza d’inclusione.
Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, incontra a Roma i rappresentanti dei 183 enti e associazioni che sostengono i programmi di ospitalità temporanea riservati ai minori stranieri in Italia. “Accoglienza Senza Confini Terlizzi Onlus” fra questi.
Un fiume inarrestabile! Insieme per favorire l’ospitalità di 10.800 ragazzi stranieri nel 2015: l’89% dei quali in famiglia, il 61% di genere femminile, il 59% in età fra gli 8 e i 12 anni.
I principali paesi di provenienza? La Bielorussia (nel 72% dei casi), l’Ucraina (nel 15%), la Bosnia Erzegovina (nel 5,5%). Tra le regioni italiane, in testa la Lombardia, con il 21,6% delle accoglienze. La Puglia non sfigura. Il report è in questa sintesi.
Esteso agli ultimi vent’anni, riferisce di 520.000 progetti particolari di ospitalità. Il dopo Chernobyl e il dopoguerra nei Balcani costituiscono la radice storica e geografica della solidarietà espressa.
All’origine dell’afflato non c’è il desiderio di adozione insorto in molte famiglie italiane, ma l’esigenza di tutelare in umanità la salute fisica, psichica e affettiva di un vasto universo infantile e giovanile; di accompagnarlo mano nella mano lungo gli itinerari della crescita.
Il ministro Poletti si dichiara doppiamente coinvolto: per ragioni legate al proprio ruolo istituzionale e giacché capace di aver offerto ospitalità a due minori stranieri oggi adulti.
L’analisi che traccia è di tipo sociale: «Se vogliamo guardare al futuro, non dobbiamo chiuderci in casa, pensando di difendere ciò che abbiamo. Una società che fa dell’inclusione il proprio obiettivo, è una società che vivrà meglio. Se invece ci chiudiamo in casa, abbiamo già perso la gara». Aggiunge che «lo spessore sociale di un popolo non si misura in euro, ma dai fatti e dal senso etico che esso esprime». L’esemplarità delle famiglie accoglienti fa, del nostro, un grande Paese!
Le storie di questo maremoto di umanità, sono diverse l’una dall’altra. È difficile racchiuderle in un report statistico. Il dato comune è che i dati non esprimono che la pelle del fenomeno. Per attingere alla sostanza, occorre una lettura approfondita e particolareggiata. Volto per volto. Storia con storia. Cuore a cuore.
I battiti sono simili a quelli che pulsano in “Preghiera per Chernobyl”, l’opera letteraria di Svjatlana Aleksijevič, Nobel per la letteratura 2015, proposta in frammenti durante l’incontro. La scrittrice bielorussa entra da giornalista nell’ulcera della propria storia, per abbracciare con amore la vita violata, descrivere la fragilità dei piccoli e degli anziani, purificarla dalle tossine cosparse dal potere politico, irrispettoso della persona umana e dell’ambiente in cui si radica.
Nutre l’approccio di prossimità. Ai genitori accoglienti, è oggi chiesto di andare oltre: oltre la distanza fisica, oltre il legame di sangue, oltre la differenza culturale e sociale, oltre la penuria di denaro, oltre ogni prudenza… Si tratta di riconoscere, nello scambio degli sguardi che s’incrociano, il sentimento di fraternità che fa crescere il genere umano; di praticare l’abbraccio e la tenerezza con coinvolgimenti viscerali; unico modo per rigenerare l’etica, la famiglia, la politica, che questi moti d’umanità solidale è chiamata a sostenere in concretezza, agevolando il trasferimento sul territorio degli interpreti, allestendo adeguati itinerari di studio e percorsi d’integrazione conviviale basati sull’incontro umano e sul confronto interculturale.
Ammesso che intenda evitare l’involuzione sociale! Altrimenti ci sarà spazio e ossigeno per i populismi, che isteriliscono i singoli e rendono conflittuale la comunità.