Reddito di cittadinanza e referendum propositivo senza quorum: due proposte che meriterebbero attenzione: a prescindere da chi le propone
Quei “pasticcioni” del Movimento 5 stelle, qualche idea l’hanno pure prodotta, ma i lungimiranti e capaci governanti che massacrano i cittadini e devastandone il territorio da decenni, non fanno altro che bezzicarli e demonizzarli né intendono prendere seriamente in considerazione per il bene comune alcune loro sagge proposte.
Il reddito di cittadinanza, per esempio, è da sempre vessillo dei pentastellati. Come si fa, infatti, ad essere cittadini a pieno titolo, se nella tasca non ballonzola neanche una monetina di pochi centesimi? Chi, rifuggendo dal racconto disinformante dei media mainstream, è avvezzo a scrutare la realtà con capacità critica, sa che moltissima gente versa in gravissime condizioni economiche. Il reddito di cittadinanza, riconoscendone la dignità, imbocca la strada della solidarietà e della lungimiranza politica. E Dio sa di quanta ce n’è bisogno in un mondo in cui la disgregazione sociale balla e festeggia allegramente.
Non risolverebbe i problemi di fondo della società, di cui la crescita senza limiti del liberismo economico è responsabile, ma sarebbe una boccata di ossigeno per i più diseredati. Potrebbero far fronte alle più urgenti istanze di sopravvivenza e si sentirebbero avvolti dal calore umano dell’intera comunità. Le risorse? Tagliando i finanziamenti per le guerre, che la nostra Costituzione ripudia. Assottigliando prebende e compensi dei politici. Falcidiando il pletorico numero di gente parassitaria che trotta sul groppone dei lavoratori ed aziende oneste. Diserbando e razionalizzando l’elefantiaca burocrazia. E via dicendo!
Congiuntamente, verrebbe dato scacco matto al voto di scambio che costringe la povera gente a assoggettarsi a pratiche umilianti, pur di raggranellare qualche spicciolo, e consente a furbastri squinternati di montare in groppa al potere e di non mollarlo più. Da quell’altezza, poi, facilmente, strizzano gli occhi ed intessono opache relazioni con l’alta finanza e cosche di ogni tipo.
Certamente sono “pasticcioni” anche i tanti paesi europei che hanno offerto un’apertura di credito al reddito di cittadinanza, vivo e vegeto nella loro legislazione ed amministrazione politica. In Germania, per esempio, capolinea di tantissimi profughi in fuga dalla guerra, innescata, fomentata o foraggiata dai paesi “civili”, sono in molti a beneficiare di un sussidio emergenziale. Non è un caso se Angela Merkel viene definita affettuosamente “mamma” da quanti faticano a mettere qualcosa in bocca o ad avere un tetto che li protegga. Di ben altra natura, sono gli appellativi rovesciati su chi in Italia non riesce a mettersi nei panni di quanti vengono deprivati della possibilità di esistere dignitosamente.
Grillo e Casaleggio, meritevoli di aver lanciato un macigno nell’acqua stagnante e putrida della politica e dell’economia italiana, dai primordi hanno issato l’istituto del referendum propositivo senza quorum ad uno dei pennoni più alti del Movimento. Il suo inserimento nella Costituzione destabilizzerebbe l’ottusa ed ingorda classe dirigente, perché il popolo avrebbe tra le mani un potere reale. Decidere, senza delegare o farsi rappresentare da chi tradisce il programma elettorale e il mandato per cui è stato eletto, arrivando anche a cambiare casacca, camaleonticamente, con un trasformismo senza pari.
La Svizzera certamente è un paese “pasticcione” e da sempre dispone del referendum propositivo. Ultimamente ne ha indetto uno contro i pesticidi. L’iniziativa messa in cantiere eserciterà, senza dubbio, uno scalzante impatto sul prospero fatturato della tedesca Bayer e dell’americana Monsanto, convolate da poco a nozze d’amore. Esse, attualmente, coprono con percentuali da capogiro, l’ampio spettro della produzione e commercializzazione di farmaci, diserbanti, MGM, pesticidi, ammendanti e quant’altro, esercitando con i loro lobbisti un prevaricante dominio sulle forze politiche.
Se i cittadini svizzeri, presumibilmente, avranno a cuore la loro salute, compattamente voteranno per l’abolizione dei pesticidi dalla campagna, dalle falde acquifere, dal mare e dalla propria tavola. In questo modo, nei centri commerciali, sulle bancarelle dei mercati e nelle cucine delle famiglie arriverebbero alimenti biologici e, a detta di medici rispettosi del giuramento di Ippocrate, si ridurrebbe drasticamente il numero dei pazienti con patologie devastanti, come cancro e malattie autoimmuni. Schiumanti di rabbia, sarebbero obbligati a farsene una ragione, i sedicenti politici, le industrie farmaceutiche, le multinazionali dei pesticidi, le cliniche private ed medici privi di etica professionale.
La Costituzione italiana contempla solo il referendum abrogativo. Nel 1990 Radicali, Verdi, PCI, altre forze politiche ed ambientalisti vi ricorsero, chiedendo di abrogare la norma che consentiva al Ministro della Sanità di stabilire il limite oltre il quale un dato prodotto cominciava ad avere effetti nocivi sull’organismo. Per loro il limite non doveva essere stabilito dalle logiche, spesso perverse, della politica e dell’economia, ma in base a criteri medico-scientifici.
Il 93,51 % dei votanti si espresse a favore, solo il 6,49% contro. L’affluenza alle urne raggiunse solo il 43,11% quindi non venne raggiunto il quorum, e… la consultazione fu dichiarata non valida per l’art. 75 della Costituzione. Brindarono al successo le multinazionali ed il variopinto indotto politico e professionale, ne pagarono pesanti prezzi le diverse centinaia di migliaia di cittadini stroncate prematuramente da neoplasie ed i loro congiunti.
Con i referendum propositivi senza quorum, iniziative di democrazia partecipata, i cittadini possono non solo abrogare leggi dannose alla collettività ma anche proporne altre che, mai, i soloni del potere si prenderebbero la briga di predisporre.
Se un giorno, auspicabilmente vicino, i cittadini potranno proporre un referendum contro i pesticidi, la sera della vittoria in un banchetto conviviale, suolo, aria, acqua e mare assieme ad una nuvola di milioni di cittadini brinderebbero con vino biologico. Contemporaneamente nel suolo, ritornato vivo, lombrichi, vermi, batteri, ragni, crostacei e millepiedi si darebbero alla pazza gioia, ed il vento porterebbe la lieta notizia a tutte le creature del pianeta.
Ero ragazzo spensierato quando mio padre contadino mi portava nel fondo, dove una parte era di mandorleto e l’altra di vigna a spalliera. Il vitigno era di Panse Precoce: uva dolcissima e che, a piena maturazione assumeva il colore del luccicante oro.
Mi ricordo che mio padre aveva una pompa irroratrice, di rame, che se la metteva sulle spalle piena di liquido da lui stesso preparato, con acqua e verderame con la quale irrorava la vigna per preservarla dal fungo delle peronosperacee. Poi c’era il momento della solfatura e serviva per combattere l’oidio che, con la peronospera creavano problemi seri alla vite. Oggi sono tanti i prodotti (fitofarmici) e che sono adoperati per combattere l’immane battaglia contro i parassiti i quali, anno dopo anno, si “adeguano” anzi, diventano più aggressivi. È diventata una lotta ad oltranza fino alle estreme conseguenze. Nel 2015, per i coltivatori diretti è diventato obbligatorio munirsi di uno speciale patentino per trattare i fitofarmaci nella propria azienda. Non si è risolto un granché: non ci sono stati controlli seri per accertarne l’uso che se n’è fatto. I controlli, qui da noi, funzionano alla carlona e così sono in molti a comportarsi a secondo il proprio interesse e punto di vista.
Un mattino di buonora mi alzai per recarmi in campagna, con un mio amico e ché vidi? Una corsa pazzesca di trattori piccoli e grandi, trainanti spruzzatori di fitofarmaci mentre si recavano nei diversi fondi per scaricarli sulle piante. Restai allibito e pensai alla corsa delle bighe, nel film Ben-Hur, di William Wyler. Quel giorno non ebbi fame e feci digiuno, pur essendo giovedì grasso.
Nel caso si verificasse un buon ravvedimento, da parte dei nostri politici, e usassero parte dei loro cospicui stipendi per la collettività, beh, allora si potrebbe pur creare un fondo per coloro i quali non hanno lavoro e né stipendio: fino allora e con le casse vuote, sarà sempre il povero a prestarsi verso il suo simile.
OTTIMA INIZIATIVA