Intervista con Luigi D’Andrea, professore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Messina

Ieri, venerdì 15 ottobre, presso la sede del Museo Diocesano di Andria, la Diocesi di Andria, il MEIC, il Forum di Formazione all’Impegno Sociale e Politico e l’Azione cattolica diocesana hanno organizzato una pubblica conferenza dal titolo: “Referendum Costituzionale. Che cos’è e perché si vota”. A tenerla è stato il prof. Luigi D’Andrea, professore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Messina, nonché Vice Presidente Nazionale del MEIC.img_0077

Abbiamo così colto l’occasione per rivolgergli qualche domanda.

Professore, partiamo dal tema della serata. Referendum costituzionale: che cos’è e perché si vota?

Noi voteremo un testo di riforme che è stato approvato nei mesi scorsi dal Parlamento. Dopo che le due Camere per quattro volte – due l’una e due l’altra – hanno detto sì, ora sono gli elettori chiamati ad approvare o a rifiutare questo testo di riforme.

L’impressione è che ci sia tanta confusione in giro: sinteticamente, perché votare “sì”?

Io credo che si debba votare sì, questa è la mia opinione, perché mi pare che questo sia un passo avanti nella giusta direzione e che avvicini il nostro sistema e soprattutto il nostro Parlamento ai sistemi europei con i quali quotidianamente ci confrontiamo in Europa.img_0091-1

Chi è per il “no” quali motivazioni accampa?

I sostenitori del no fanno valere la non nitidezza del disegno riformatore e alcuni problemi che certamente l’attuazione della riforma determinerebbe. In particolare, sottolineano i rischi che il combinato disposto della legge elettorale e della riforma costituzionale possano portare in direzione di un rafforzamento eccessivo del potere esecutivo.

Probabilmente il fatto che il premier Renzi sia partito affermando che, se avesse vinto il no, si sarebbe dimesso ha un po’ falsato il piano del confronto tra gli schieramenti in campo. Insomma: sembra proprio che lo scontro sia tutto politico e che il merito della riforma costituzionale sia scaduto in secondo o terzo piano a favore di una sorta di “assalto alla diligenza” del Governo…

Sì, credo che il Presidente del Consiglio Renzi si sia reso conto dell’errore che ha commesso nell’attirare su di sé l’attenzione della campagna referendaria. L’errore è stato duplice: in quanto uomo delle Istituzioni, che non avrebbe dovuto esprimersi in quei termini, e in quanto uomo politico, che ha scelto una strategia a lui stesso sfavorevole. Ora sta cercando di venirne fuori, ma onestamente credo che poco sarebbe cambiato anche senza la sua infelice uscita: basta vedere cosa è successo a Cameron dopo il referendum sulla Brexit. Certo, per noi elettori è necessario guardare al merito della riforma e non decidere in base a una scelta a favore o contro Renzi. Il quesito referendario pone in realtà delle questioni serie, di natura costituzionale, che vanno affrontate come tali. E occorre su queste confrontarsi.

Renzi ha anche detto che, se vincesse il no, torneremmo indietro di 30 anni.

Se vincesse il no, avremmo il sistema che abbiamo, con alcuni rischi che, a mio parere, in parte abbiamo già visto e in parte rischieremmo di vedere ancora meglio nei prossimi anni. E arresteremmo un processo riformatore che forse, invece, merita di essere portato avanti, forse corretto, forse accelerato, ma non interrotto bruscamente con un “no” al Referendum.

E per quanti dicono che se vincesse il “sì” morirebbe la democrazia?

Ovviamente non credo che avremmo la fine della democrazia. Credo che la vittoria del “sì” sarebbe però un passaggio impegnativo per le forze politiche, per le Istituzioni italiane, per tutti i cittadini. Credo anche che potrebbe essere uno shock positivo che ci farebbe muovere nella direzione giusta.

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La riflessione continua. Lunedì, 17 ottobre, Materia Prima ha organizzato una tavola rotonda a cui parteciperanno il prof. Ugo Villani, docente di Diritto Internazionale all’Università degli Studi di Bari e sostenitore del “no”, e Fabiano Amati, consigliere regionale del PD e sostenitore del “sì”. Appuntamento in Corso Cavour 148, ad Andria, alle ore 19.30. Partecipazione libera.


FontePaolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...