È morto Papa Benedetto XVI. Ratzinger lasciò il soglio pontificio il 28 febbraio 2013,quasi dieci anni fa 

*È nel suo letto che può finalmente pensare a sé stesso, durante quell’intermezzo tra l’esser svegli e il piombare nel sonno profondo che non dura nemmeno tanto. In pigiama e in perfetta solitudine, torna ad essere semplicemente Joseph, uno dei tanti che si affida alla notte. Può contare sulle  preghiere del popolo cristiano che sollecito lo ricorda nelle messe, nei rosari e nelle invocazioni. Vive la stranezza di essere noto a tutto il mondo, ma di non conoscere se non un’irrisoria percentuale del suo gregge. Prima di consegnarsi alla notte, fa un segno di croce per lasciare che i suoi pensieri fossero ispirati dallo Spirito Santo. Ultimamente, però, si addormenta subito, stanco dei protocolli, degli incontri ufficiali e delle lunghe celebrazioni. Sente che non regge più questo ritmo e l’età non lo aiuta affatto. Qualche notte fa si è svegliato di soprassalto perché ha dimenticato questo momento di intimità personale, un surplus che va oltre l’obbligo della compieta. È rimasto sveglio a meditare e a riflettere, e forse a rimuginare, la vita che avrebbe voluto vivere nella parte finale della sua esistenza e quel sogno di diventare bibliotecario vaticano. Questa notte i suoi pensieri si fanno più foschi dei giorni passati e il suo letto gli sta stretto. Deve decidersi sul da farsi ma non ha più le forza per pensare. Fa un segno di croce, recita il Sub Tuum Praesidium e si affida alla protezione notturna del Signore e sogna la Santa Madre di Dio che lo accoglie tra le sue braccia materne.

Dicono che la notte porti consiglio, ma il grosso della riflessione lo si fa prima che ci si conceda al sonno. Nonostante il suo nome, Giuseppe, rievochi bibliche oniriche risoluzioni a grandi problemi delle umane vicende dei suoi personaggi, ha sempre affrontato i suoi dubbi e le sue inquietudini con la fredda razionalità teologica, di cui talvolta ha provato un fascinoso timore. Tante volte ha portato sulle sue spalle la croce degli altri e dell’intera Chiesa, mettendo da parte, in un angolo remoto dell’anima, la sua, di croce. L’ha ignorata, l’ha trascurata, non le ha dato il giusto peso e ora sente che non può più esimersi dall’ignorare la sua presenza e tutto il suo peso grava sul suo fisico che non è più giovane e che potrebbe inficiare sul suo ministero petrino. Da diverse notti, nell’intima solitudine, ha iniziato a maturare dapprima una suggestione, che è diventata un’idea ricorrente, infine una decisione meditata e ponderata. Domani sarà il giorno decisivo. Ha già in mente quali parole usare e con quale tono e lo farà durante il concistoro per la canonizzazione dei Martiri Idruntini. Si sente come Gesù nel Getsemani nella notte della prova e prega affinché gli sia data la forza di prendere questa decisione, di poter bere questo calice. Forse più che portarla questa croce, si vede inchiodato, tra il timore di tradire il Signore e il suo ruolo di vicario e il sacrificio necessario per il bene della Santa Madre Chiesa. Chiude gli occhi e ricorda la Via Crucis con quella nuda croce nera che tante volte ha baciato e che, idealmente, ora adagia nel piedistallo, in attesa che un altro prenda il suo posto.

Dalle 20 di questa sera, giovedì 28 febbraio 2013, la sede papale è vacante. Presto ci sarà un conclave che nominerà il suo sostituto. Gode di una particolare esclusività: a differenza dei suoi predecessori, potrà vedere il nuovo papa e magari avere alcuni colloqui con lui.  Sono le 23 quando si è messo a letto. Non gli capitava da tempo di accomodarsi allo scrittorio e buttar giù alcune riflessioni di alta teologia. Gli è venuta in mente la figura del suo principale rivale per il quale non ha mai smesso di pregare con le parole della pericope evangelica: “amate i vostri nemici “. Una volta a letto ha ripercorso i suoi otto anni di pontificato e ha provato a darne sostanza al cospetto dell’intera vita dedicata al Signore. Da domami andrà in esilio, sarà una presenza assenza all’interno del Vaticano. Lo chiameranno papa emerito, come accade per i vescovi. Sarà un pensionato di lusso, ma non si stancherà di pregare per quello che ritiene ancora il suo gregge. Il suo sguardo fissa il soffitto della stanza. Con la mano ruvida e rugosa spegne l’abat-jour. Si augura che la Chiesa abbia subito il nuovo pontefice e che sappia affrontare la bufera,  che, consciamente o non, si è scatenata sulla Chiesa di Dio. Ha superato i sensi di colpa, è emersa l’utilità della sua decisione. Da domani si sentirà molto più Joseph e meno Benedetto. E all’ombra della vita nascosta pregherà e sosterrà il popolo di Dio.

*Estratto dal racconto Ed Era Notte di Vincenzo Pastore