Intervista a Mimmo Miccolis  sull’esperienza del Movimento di Collaborazione Civica negli anni 1966/67/68 a San Ferdinando di Puglia

di Tina Ferreri Tiberio

Riceviamo e pubblichiamo:

Prima di entrare nel merito dell’intervista a Mimmo Miccolis si rende necessario delineare i fattori che contribuirono alla trasformazione dei costumi negli anni Sessanta del secolo scorso, con il sopraggiungere “irruento”, nella scena sociale, dei giovani < come unità complessiva> e delle donne, i quali divennero protagonisti di un’epoca considerata, dai più, critica; gli anni Sessanta hanno visto i giovani darsi una identità collettiva, trasgressiva e conflittuale, in discontinuità col passato e hanno visto i giovani costituirsi, soprattutto, in gruppi sociali autonomi.                                                                         Mentre verso la metà degli anni Sessanta, la scolarizzazione di massa si stava diffondendo, i giovani cominciavano ad essere identificati come “studenti”; in loro vi era un bisogno impellente di condividere, insieme, esperienze e idee e di vivere il più possibile fuori dal mondo familiare. Ciò portò alla nascita di associazioni anche all’interno delle università e delle scuole; si cercavano relazioni più profonde nel gruppo dei coetanei, si lottava per la pace e si diffondevano temi di attualità, come la guerra in Vietnam, l’educazione sessuale, l’apartheid in Sud Africa. La cosiddetta cultura “beat” segnava, inesorabilmente, la discontinuità col passato e rappresentava il rifiuto dell’autoritarismo e del perbenismo degli adulti. Questa cultura <beat> degli anni Sessanta confluirà, poi, nel Movimento del Sessantotto, che interessò soprattutto il mondo della scuola, considerato specchio di una società autoritaria e antidemocratica.

Le piazze diventarono agenzie di socializzazione e fu così che assistemmo ad atteggiamenti anticonformistici, ribellistici e provocatori: i ragazzi si lasciarono crescere i capelli, i cosiddetti capelloni, arrivarono i jeans, le gonne si accorciarono e purtroppo questa generazione cominciò, anche, a fare uso di droghe psichedeliche. Questi nuovi modelli di comportamento erano scaturiti da un forte bisogno di socializzazione e comunitarismo.

Anche a San Ferdinando di Puglia, negli anni 1966/67/68 i giovani studenti presero coscienza dei repentini cambiamenti in atto e del bisogno di riformulare una cultura diversa da quella tradizionale; l’elemento innovatore fu proprio la rottura col passato; le ragazze, per la prima volta, parteciparono alla vita attiva e culturale del paese. Quelli furono gli anni di intensa vita partecipativa sia nell’ambito dell’Azione Cattolica, soprattutto presso la Chiesa del S. Rosario sia presso un Movimento che sorse in quegli anni, il Movimento Civico (così noi lo chiamavamo). A tale proposito sarà Mimmo Miccolis a parlarne nella intervista seguente. L’Azione Cattolica, in quegli anni, era molto attiva, a San Ferdinando di P. I sacerdoti della Chiesa del S. Rosario, Padre Feroci, Padre Danti e Padre Antonio Favatà sostennero con molto fervore i giovani nelle molteplici attività organizzative, quali i cineforum, le attività teatrali, gli incontri/ adunanze su tematiche, a quei tempi impensabili, come l’educazione sessuale. Gli incontri erano tenuti dal Dott. Cicala affiancato dal maestro Sabino Di Troia. I temi erano vari: la Pace nel mondo, l’amore, la solidarietà, le vocazioni ecc. In quegli anni, a San Ferdinando di P., L’Azione Cattolica contava la presenza quasi di un centinaio di giovani, sia maschi che femmine. Io in quegli anni avevo la carica di vicepresidente di Azione Cattolica ragazze (perché c’era la sezione maschile e quella femminile) ed ero delegata delle aspiranti. Inoltre i giovani erano, anche, impegnati in attività di Catechismo e socializzazione in una zona depressa di San Ferdinando di P., noi, della nostra generazione e del nostro gruppo, chiamavamo questo quartiere “Shanghai”; in seguito fu soprannominato “Stalingrado”: eravamo giovani studenti o appena diplomati o universitari. La nostra piazza, inoltre, prima denominata Umberto I ora Piazza della Costituzione, era il centro propulsore, il punto d’incontro da cui si partiva per tutte le direzioni.

Torniamo ora al Movimento di Collaborazione Civica: per la prima volta le ragazze, studentesse, frequentarono un’Associazione, che era prettamente laica; ciò non è marginale ma rappresenterà, altresì nelle ragazze una esigenza di rinnovamento e di libertà. Il coinvolgimento, quindi, delle giovani studentesse in questo circolo culturale dava loro la possibilità di uscire dagli ambiti tradizionali, quali la famiglia e la Chiesa e di vivere la vita sociale con la partecipazione in prima persona ai forum di discussione. Le ragazze partecipanti erano diverse, per privacy ho indicato solo le inziali del nome e cognome nell’intervista a Mimmo Miccolis. La gioventù sanferdinandese della seconda metà degli anni sessanta, quindi, era animata da forti ideali, da intenso desiderio di cambiamento; non eravamo giovani contestatori o anticonformisti o estremisti, volevamo avere spazi per la discussione, volevamo sì un mondo nuovo, aperto, libero ma senza sovvertimenti; si criticava l’autorità ecclesiastica, l’autorità familiare ma si cercavano i solidi princípi su cui si imperniava il vivere comune. I progetti riguardavano, quindi, un rinnovamento sociale e culturale, espressione di una nuova svolta nella società. I Beatles divennero il simbolo della socializzazione globale e la musica, vettore di cultura, diventò il mezzo di comunicazione, possiamo dire, privilegiato, il collante moderno del “gruppo”, il nuovo relazionismo sociale; anche noi, giovani studenti sanferdinandesi, amavamo i Beatles, i Rolling Stones e si prediligeva questa musica quando, in estate, sulle terrazze delle nostre case si ballava. Eh già, perché i giovani del Movimento amavano anche la musica e spesso organizzavano balli; d’inverno, generalmente, nella casa di S. D.

Raccontare gli anni Sessanta è un’avventura fantastica, perché è il racconto del  passaggio da una società statica ad una società in continua evoluzione ed è la mia storia di giovane studentessa.

E ora veniamo all’Intervista

Tina:  Mimmo Miccolis è stato il cofondatore del Movimento di Collaborazione Civica insieme a Romano Dell’Aquila negli anni fra il 1966 /67 /68.

Mimmo ci vuoi raccontare qualcosa di questa tua particolare esperienza?

Mimmo:  Ad onor del vero, il Movimento di Collaborazione Civica sorto a San Ferdinando di Puglia, era una affiliazione dello stesso Movimento che sorse un anno prima a Trinitapoli; il punto di riferimento, ossia il referente a Trinitapoli era l’onorevole Arcangelo Sannicandro, appartenente al Partito Comunista, a lui era collegato il Prof. Antonio Ferrara. Fu il Prof. Ferrara a coinvolgere Romano Dell’Aquila, io fui coinvolto perché < ruotavo> a livello di amicizia con questi due esponenti della cultura sanferdinandese. Fu, quindi, una iniziativa sia del Prof Ferrara sia di Dell’Aquila. Presidente del Movimento fu Romano Dell’Aquila, il Prof Ferrara fu eletto consigliere, io ero il segretario, quello che teneva le scartoffie. Ferrara e Dell’Aquila si misero in contatto con la Casa Madre del Movimento di Collaborazione Civica a Roma e attraverso questo collegamento avemmo i finanziamenti che ci consentirono di aprire una sede a San Ferdinando: la prima fu in via Centimolo, poi quando non fu più possibile conservare la sede di via Centimolo andammo in via Garibaldi.

Tina: Io ricordo un palazzo, in piazza di fronte all’Orologio, ricordo un palazzo che aveva delle scale ripide.

Mimmo: Hai presente la pizzeria Il Gatto verde? Lì, in quel punto, c’era un portoncino con la scala ripida che portava a due stanze al piano superiore. Il proprietario della casa era il Dott. Bafunno, ma in precedenza la casa era di proprietà del suocero Riontino, il possidente di San Ferdinando che aveva dato in sposa la figlia al Dott. Bafunno, di conseguenza ne divenne proprietario. Noi avevamo i rapporti  col dott. Bafunno, a cui pagavamo l’affitto. In precedenza eravamo alloggiati in via Centimolo, esattamente nei locali di Oscuri, lì c’era un negozio di  apparecchi radio; quando non fu più possibile stare in quei locali, affittammo la casa in piazza. Con i finanziamenti messi a disposizione dal Movimento Centrale di Roma, comprammo e facemmo costruire dei tavolini e delle scaffalature.

Tina : sì io mi ricordo le sedie, i tavolini, il video proiettore

Mimmo : il minimo delle suppellettili; arrivarono anche dei libri da Roma che furono messi a disposizione dei soci, nel frattempo l’attività  si allargò a livello amicale.

Tina: si allargò parecchio!

Mimmo : era  un’adesione spontanea, non legata a tessere né di partito  né di altro. Fu anche organizzato un cineforum, si prendevano a noleggio le pellicole dalla San Paolo di Bari, che nel frattempo si mise a disposizione; noleggiammo sia il proiettore sia i film. Naturalmente il proiettore rimaneva qui a San Ferdinando e periodicamente, ossia settimanalmente si andava a Bari a prendere “le pizze” delle pellicole. Usavamo la pellicola di 16 mm a passo ridotto, perché quella normale era di 35 mm. Le pellicole di 8 mm sono quelle degli amatori, di 16 mm sono semi professionali, di 35 mm sono quelle che si usano al cinematografo. Vennero anche organizzati degli stages fatti a Sermoneta, provincia di Latina; abbiamo anche fatto un corso di Biblioteconomia e d’inglese. I corsi d’inglese erano tenuti dagli studenti universitari, che facevano parte dell’Associazione. Fu anche organizzato un gruppo di ascolto presso il consiglio comunale, quindi a rotazione, ci mettevamo d’accordo con il sindaco di allora, che era Russo del PC, il quale ci mise a disposizione, all’interno del Consiglio Comunale, un banchetto e delle sedie, così di volta in volta si avvicendavano due soci al Consiglio Comunale e riferivano ciò che ascoltavano durante il suddetto Consiglio Comunale: era un modo per interessarsi anche dell’attività  dell’Amministrazione Civica.

Tina : Ma questo Movimento non aveva finalità politiche!

Mimmo:  Bè, non era un movimento apolitico, era apartitico non apolitico, per seguire i lavori del Consiglio Comunale ci interessavamo della politica, non era riferito a nessuna espressione di partito di quelli presenti, né al partito socialista, né alla Democrazia Cristiana, non era espressione dei partiti rappresentativi di San Ferdinando di Puglia, quali il Movimento Sociale, che era molto forte, il PC, la Democrazia Cristiana, i Socialisti, in posizione un po’ minoritaria e il partito di Bafunno.

Tina : Poi ti ricordi di altri soci? Frequentavano pure le ragazze?

Mimmo: Per la prima volta le ragazze parteciparono insieme ai ragazzi alle assemblee senza problemi; dobbiamo dire che fino a quel momento i problemi erano stati praticamente insormontabili.

Tina : Ti ricordi qualcuna? S. Di P., A. S., N.L.

Mimmo: poi c’era anche A. R.

Tina: R. B., Carlo Gallo, io mi ricordo, soprattutto in primavera quando ci si incontrava a Pasculli; per es. ti ricordi che ci incontravamo alla villa di Pasculli e leggevamo i libri?

Mimmo: questa no, farà parte di un’altra esperienza

Tina: no col Movimento di Collaborazione Civica, io mi ricordo uno dei libri che propose Romano, allora c’era la guerra in Vietnam : “Il sole nel ventre” , si discuteva e si facevano i dibattiti sui libri.

Mimmo: Ah sì, ora mi ricordo: Il circolo di lettura, si leggevano anche libri di meridionalisti, per es di Silone, di Corrado Alvaro, l’autore calabrese che scrisse “Gente in Aspromonte”, si leggeva nella stessa falsariga del cineforum: dopo la proiezione o la lettura si apriva il dibattito per l’approfondimento.

Tina : Poi oltre voi tre, ti ricordi la partecipazione di altri ragazzi?

Mimmo: Il movimento è nato come anticlericale, era in polemica con la Chiesa. All’epoca viveva a San Ferdinando di Puglia un monaco, Padre Filippo; una volta organizzammo un dibattito che aveva come tema : “Cos’è Dio?” Naturalmente questi dibattiti venivano pubblicizzati attraverso i cartelloni in piazza e non ho mai dimenticato quando Padre Filippo ci rimproverò e ci disse: < mi avete profondamente ferito, perché avete scelto come tema : Cos’è Dio?dovevate scrivere: “Chi è Dio”, Dio è una persona>. Non c’era da parte nostra alcun intento offensivo, era semplicemente ignoranza, d’altra parte, vista la nostra giovane età. Che cos’è Dio era proprio pieno materialismo, non era quello lo spirito.

Tina : E quindi si affrontavano anche temi religiosi , non solo temi sociali, politici, temi ambientali, temi della guerra, come la guerra in Vietnam. Allora era il tempo della guerra in Vietnam.

Mimmo: Infatti qui arrivava un’eco, io ricordo che non c’erano nell’Associazione simpatizzanti comunisti, questo me lo ricordo. Dico questo perché il Partito comunista era appiattito sulla posizione del Vietnam del Nord, poiché vi erano degli anticomunisti nell’Associazione, il problema, praticamente non si pose.

Tina: Come mai, io mi ricordo che abbiamo letto dei libri sulla guerra in Vietnam, un tema molto scottante e poi mi ricordo che si sfociava in una discussione, in un dibattito, ma non sapevamo che dire, forse perché era un tema nuovo, io ho alcuni ricordi nitidi di quel periodo, però non di tutto, diciamo.

Mimmo : Evidentemente  partecipavi a volte sì a volte no

Tina:  : Eh si, non partecipavo sempre E poi, che altri ragazzi ti ricordi? I ragazzi del tempo, i giovani degli anni ’60, gli intellettuali degli anni ’60. Io mi ricordo che veniva pure Tonino Abbattista.

Mimmo: Sì, ma non era tra i frequentatori assidui.

Tina : io mi ricordo che frequentava assiduamente, all’inizio, però. (in seguito gli fu anche proposta la presidenza, mio appunto).

Mimmo: Forse quella fu la prima volta che gli studenti delle Scuole Superiori e gli universitari, a San Ferdinando di P. sentirono questo bisogno di approfondire. Io ero un po’ prestato lì, non ero studente, ero lavoratore, se proprio mi devo presentare ero autodidatta, avevo queste frequentazioni amicali e il mio compito era organizzativo: le sedie, i tavoli, andare a Bari, prendere i film, scrivere i tabelloni, perché, per es, il Prof. Ferrara era completamente negato per queste cose, era portato piuttosto a filosofeggiare e non alle cose pratiche. Naturalmente partecipava ai dibattiti, però le attività pratiche erano lontane dal suo modo di fare. Romano invece era molto attivo, ma ad un certo punto dovette lasciare, vinse il Concorso per entrare nell’INPS, e si trasferì prima a Milano e poi in Val d’Aosta. Il Prof Ferrara c’era, ma era presente assente, il resto era affidato alla spontaneità degli altri ragazzi.

Tina: Quanto tempo durò questo Movimento di Collaborazione Civica? Due anni?

Mimmo: No, ad un certo punto finirono i finanziamenti, incominciammo ad avere difficoltà a pagare l’affitto dei locali e quindi questo patrimonio andò disperso, ma soprattutto i partecipanti, che erano studenti, dovettero pensare al lavoro, chi emigrò, chi riuscì ad entrare nella scuola e il fenomeno andò esaurendosi, venendo così a mancare l’input da Roma. In seguito, alcuni di noi entrarono nei partiti, io cominciai a frequentare il partito socialista, che fu rivitalizzato dal maestro Ventrella, il padre del Dott. Ventrella  e poi fu colonizzato da Giuseppe Grieco, a quel punto me ne uscii e cominciai ad interessarmi del partito Repubblicano.

Nel frattempo ci fu uno scontro con la caserma dei carabinieri, pubblicammo un manifesto su cui scrivemmo qualcosa sulla locale caserma dei carabinieri.

Nel frattempo sulla scia del Movimento di Collaborazione Civica sorse un altro movimento  culturale, diciamo di una generazione più giovane ed era formata da un’Associazione, si chiamava “L’asino”, a cui facevano parte il Professore Terlizzi, Sardaro, Gissi, i quali pubblicarono un manifesto; questo manifesto fu sequestrato dai carabinieri di San Ferdinando di P. Noi come ex Movimento di Collaborazione Civica facemmo un manifesto di solidarietà, dicendo che per ignoranza la Caserma dei carabinieri aveva sequestrato questo manifesto. In un primo tempo c’era stata una sentenza della Corte Costituzionale e questo manifesto, a sua volta, fu sequestrato, fummo denunciati e andammo a rispondere alla Procura di Trinitapoli. Precedentemente, però, avevamo fatto delle conoscenze, persone che avevamo incontrato e conosciuto durante le attività del Movimento di Collaborazione Civica, perché si tenevano anche dei convegni nel circondario; in queste occasioni avevamo conosciuto il Dott. Ciccone, che era l’addetto stampa del Consorzio di Bonifica di Foggia e una volta che ci trovammo denunciati ci rivolgemmo a questo Dott. Ciccone, il quale  ci indirizzò da un avvocato di Bari, mi pare si chiamasse Di Pietro, che difendeva, come dire, tutti gli inquisiti dei politici. Questo avvocato il giorno dell’udienza venne appositamente a Trinitapoli per difendere me e prima che cominciasse il dibattimento l’avvocato di Bari, si avvicinò al Pretore, parlottò con lui e dopo cinque minuti la causa fu risolta. Per me, perché il fatto non costituiva reato e anche  per gli altri denunciati, perché il fatto non costituiva reato. Cercammo di saperne di più e allora l’avvocato, mi pare che avesse detto al giudice: “qui non gioco in casa, (infatti non piaceva agli avvocati di Trinitapoli), se non la risolviamo ora questa faccenda io la porto a Foggia”, perché la pretura di Trinitapoli era incompetente, non aveva le competenze per questi fatti. E così ci prendemmo una bella paura, venne la Digos, anche, vennero i servizi segreti, perché pensavano fossimo dei facinorosi e che volevamo attentare alle istituzioni. Gissi questa storia se la ricorda bene, perché noi ci trovammo coinvolti per solidarietà, ma il principale imputato fui io. Naturalmente a casa non dissi niente: <c t mitt mezz e guai , senza pecore vai vendendo la lana> . Veramente fummo fortunati a trovare questo avvocato, perché, il maresciallo dell’epoca si mise d’accordo con l’avvocato Distaso che faceva il pretore onorario e sequestrarono il manifesto, fecero la denuncia e tutto quanto, mettendoci nei guai sul serio. Naturalmente questo avvocato di Bari ci difese gratuitamente. Come vedi fummo scambiati per eversori. Io credo che negli archivi della caserma di San Ferdinando ci sarà ancora la cartella, qualcosa. Non si tramutò in condanna ma rischiai di macchiarmi la fedina penale.

Tina: Grazie, Mimmo,  di questa testimonianza.


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