Personalmente non sono molto credente. Penso che la fede sia un dono, beato a chi ce l’ha. Io non ce l’ho e non posso prendermela con nessuno, come nessuno può prendersela con me. Sono oramai anni che la mia risposta preferita alla domanda “Tu in cosa credi” rimane “credo che mi farò una birra”, risposta neanche mia, ma ascoltata tempo fa in un film di cui non ricordo più il titolo. Vista questa premessa si può capire quanto io sia sempre stato vicino alla dottrina cattolica, se non si capisce direi “poco”, eppure negli ultimi tempi ho preso ad ascoltare con sempre più curiosità le parole dei suoi maggiori esponenti, trovandomi sempre più spesso, incredibilmente, d’accordo con loro su certe tematiche.
Prendiamo il Papa. All’inizio, soprattutto quando mi capitava di ascoltarlo senza guardare in video, pensavo che a parlare fosse Chavez. Dopo mi sono convinto che avessero fatto papa Don Gallo, infine ho dovuto prendere atto che trattavasi di Bergoglio. Crisi mistica. “Starò mica diventando credente?” mi chiedevo, “mica farò come tutti quelli che crescendo si convertono, da incendiari si ritrovano pompieri”. Ci ho riflettuto, sono andato a leggermi delle cose, poi ho dovuto concludere, con mio sommo sbigottimento, che stava succedendo il contrario. Era la chiesa che stava venendo sulle mie posizioni, la Chiesa da pompiere stava provando a diventare incendiaria.
Quello che voglio dire è che secondo me Papa Francesco, in materia sociale, economica, politica, è proprio un no-global. Quando lo scorso aprile qualcuno gli chiese se fosse comunista, lui rispose elegantemente che i poveri erano materia del vangelo venti secoli prima del comunismo, ma non si tratta solo dei poveri. La sua lettera “Evangelii Gaudium” potrebbe tranquillamente essere scambiata per il quarto capitolo della triade “Impero”, “Moltitudine”, “Comune” di Negri – Hardt. Le convergenze fra i due mondi vanno dall’analisi geo-politica, alla critica al capitalismo, all’ecologia, alla rivendicazione dei diritti per gli immigrati.
Ora, senza starmi a buttare in complesse disquisizioni teologiche che del resto non saprei sviluppare coerentemente fino alla fine, proverò a dimostrare quanto ho detto col buon senso, limitandomi ad accostare citazioni prese dai discorsi di Bergoglio, a quelle di intellettuali e figure cardine dei movimenti no-global, in modo da farne risaltare all’occhio la complementarietà. Poi sarete voi stessi a giudicare.
Nel libro “Pensieri dal cuore” del 2013, Francesco parla del “dono”. “Dobbiamo recuperare tutti il senso del dono, della gratuità, della solidarietà. Un capitalismo selvaggio ha insegnato la logica del profitto ad ogni costo, […] e i risultati li vediamo nella crisi che stiamo vivendo!”. Così Serge Latouche nel suo “L’occidentalizzazione del mondo” dice “l’introduzione dei valori occidentali, quelli della scienza, della tecnica, dell’economia, dello sviluppo, del dominio della natura sono basi di deculturazione. Si tratta di realizzare una vera e propria conversione. […] Il veicolo di essa non può essere la violenza aperta o il saccheggio sia pure mascherato in scambio mercantile ineguale: è il dono”.
Ancora, i beni comuni. Il Papa spiega che “il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde.” Infatti, risponderebbe Toni Negri “il comune è questo processo […]. Il capitale è estrattivo. Toglie, strappa dalle nostre mani i beni naturali […]. Se vogliamo un new deal proponibile e costruire nuovi diritti di proprietà sociale dei beni comuni, dobbiamo riappropriarci di questo comune nel quale viviamo. Questa conquista è l’unica via giusta per uscire dalla crisi”.
Questo porta a una critica inevitabile dei poteri finanziari. Il Pontefice sembra concordare con Noam Chomsky. Il primo dice “finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria, non si risolveranno i problemi del mondo”; il secondo che “finché esiste il potere privato nel sistema economico è una barzelletta parlare di democrazia. Non si può nemmeno parlare di democrazia, se non c’è un controllo democratico dell’industria, del commercio, delle banche, di tutto”.
“Si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione davanti al grido di dolore degli altri”, dice Bergoglio in un discorso divenuto celebre. Così Che Guevara “ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo”.
Infatti, si potrebbe continuare con il Papa, “non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è iniquità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole”. Questo perché, come ribadisce Vandana Shiva, “il corpo del bambino obeso occidentale e lo scheletro di quello africano sono il prodotto dello stesso sistema alimentare”.
Bergoglio non risparmia neanche stoccate al potere quando criticando l’idea per cui il libero mercato favorirebbe alla fine tutti dice “questa opinione […] esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere”, usando il termine ingenuità, lo stesso scelto da Giordano Bruno sempre parlando di potere: “Chiedere al potere di riformare il potere… che ingenuità!” (non che Giordano Bruno sia un no-global, ma diciamo che ai no-global gli sta simpatico).
Infine assonanze con i miti musicali. Francesco dice “oggi il lavoro schiavo è moneta corrente! Tuttavia, nonostante i problemi, i rischi e le difficoltà da affrontare, ciò che anima tanti migranti e rifugiati è il binomio fiducia e speranza”, e in sottofondo sembrano risuonare le note e le parole di “Clandestino” di Manu Chao. E quando esorta ”cari giovani abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi” sembra di ascoltare Bob Marley che dal palco urla “chi ha paura di sognare è destinato a morire”.
Arrivati a questo punto urge qualche considerazione. Quello che mi sembra stia cercando di fare l’attuale papa non è imporre la sua dottrina alla vita, ma il contrario, lasciar inzuppare di vita la sua dottrina. Dal mio punto di vista chiunque faccia questo è meritorio di stima e le aperture del Pontefice sono la conseguenza di questa operazione. Ora però se io fossi un cattolico mi fermerei a pensare un attimo. Penserei ad esempio che Carlo Giuliani manifestava già 13 anni fa per le stesse idee oggi fatte proprie dal Papa, e forse non era solo un pazzo con un estintore in mano. Mi farei venire il dubbio che i No-Tav forse non sono dei terroristi, o che è giusto protestare anche veementemente contro i G8, o che i comitati che occupano le case sfitte delle multinazionali per farci vivere le famiglie, forse fanno la cosa giusta anche se quella è proprietà privata. D’altra parte se fossi un no-global proverei a convincermi che su diversi temi con la chiesa ci si può parlare e farei caso al fatto che i preti che predicano la solidarietà e le suore che praticano la carità, alla fine fanno un favore un po’ a tutti quanti, anche a quelli che non ci credono.
La pace sia con voi… siempre!
Ma certo che fanno un favore a tutti….. loro, come il Papa e la Chiesa, non sono una setta introversa, ma aprono le braccia a tutta l’umanità, pure a chi non crede, pure a chi li odia. Non guardate sempre gli errori storici o attuali della Chiesa, tornate al vangelo, guardate Cristo. Tutto ciò che è buono, vero, giusto, e anche BELLO non è estraneo alla Chiesa e a Dio. Non siate prevenuti……