Da consumare a piccole dosi per il semplice gusto della leggerezza
Ennesimo remake di una pellicola francese (Ti ripresento i tuoi), “Quasi Orfano” sembra ricalcare gli stereotipi della lotta nord/sud, schierandosi inevitabilmente dalla parte dei meridionali e screditando i milanesi che, qui, appaiono insopportabili, a meno che non decidano di convertirsi agli usi, costumi e dialetti pugliesi, pur forzati, vedi il barese accennato dall’attrice Nunzia Schiano.
L’estremizzazione caricaturale, voluta dal regista Umberto Carteni, è necessaria allo scopo comico del film, e traccia un segno rivoluzionario della società nella quale Valentino Tarocco (Riccardo Scamarcio) ci sguazza, salvo poi tornare, a causa di un incidente, alla vita rurale della sua famiglia precedentemente ripudiata, così come sua moglie Costanza (Vittoria Puccini) disposta a rinunciare alla propria popolarità per restare accanto al marito decontestualizzato.
Il cambio di registro offerto da Scamarcio è una delle poche note liete del progetto, una capacità eclettica che l’andriese ha sempre di più affinato nel tempo, stagliandosi nell’Olimpo del cinema italiano, un cinema che si presenta impegnato anche nel genere commedia, snocciolando, però, temi come omosessualità, adozione ed identità gender, con una superficialità che poco ha a che fare con la politically correctness.
“Quasi Orfano” ripropone vecchie ricette con il rischio che diventino indigeste, un prodotto da consumare a piccole dosi per il semplice gusto della leggerezza.