
Nella notte tra il 17 e 18 luglio scorso è morto Jules Bianchi, giovane e sfortunato (?) pilota di Formula 1.
Jules Bianchi era ricoverato in coma presso l’ospedale di Nizza dopo l’incidente che lo aveva visto tragicamente coinvolto lo scorso 5 ottobre 2014, nel circuito di Suzuka, in Giappone.
Che la situazione del pilota francese del team Marussia fosse disperata s’era capito subito. Che la sua morte non sia frutto di una tragica fatalità, lo sappiamo ugualmente.
Risaltarono immediatamente, infatti, le responsabilità del direttore di gara, Charlie Whiting, ai più apparso incapace di gestire l’emergenza.
Ricordiamo il susseguirsi dei fatti.
Si era al 43° giro e sestultimo giro, quando Adrian Sutil, che guidava un Sauber, era andato fuori pista nei pressi della curva numero 7. Appena il tempo per i mezzi di soccorso di giungere sul posto che, dopo solo mezzo giro, Bianchi si schiantò contro la gru che stava sollevando l’autovettura di Sutil.
La FIA disse subito che si era in regime di bandiera gialla, ma le immagini smentiscono questa versione, mostrando distintamente una bandiera verde proprio nel tratto di pista interessato.
Inoltre, la safety car entrò in pista solo nel giro seguente al doppio schianto.
Per di più, date le condizioni climatiche avverse, Bianchi, che riportò un grave trauma cranico, dovette raggiungere l’ospedale in ambulanza e non in elicottero, perdendo così altro tempo prezioso per la sua salvezza.
Ecco appunto: le condizioni climatiche avverse che la stessa FIA invocò come attenuante per come andarono le cose, agli occhi di un osservatore terzo, potrebbero addirittura sembrare un aggravante. Si sa che il circolo della Formula 1 vedi girare cifre da capogiro. Si sa che “the show must go on”, ma forse è il caso di fermarsi a riflettere e a porsi una domanda: a che prezzo? Quanto vale una vita? Quanto valeva la vita del venticinquenne Jules Bianchi? Era proprio il caso di continuare la corsa se la pista era allagata dalla pioggia? Possibile che non ci sia un regolamento che metta la sicurezza e le vite dei piloti prima di tutto?
Andatelo a spiegare ai suoi cari che, con dignità, hanno rilasciato il seguente comunicato: “Con estrema tristezza i genitori di Jules Bianchi, Philippe e Christine, suo fratello Tom e sua sorella Melanie, annunciano che Jules è spirato la scorsa notte al CHU di Nizza, a seguito dell’incidente del 5 ottobre 2014 al circuito di Suzuka durante il gran premio di Formula1”.