
In tutta Italia sono circa 400 le cooperative che hanno dato vita ad oltre 1000 esperienze di agricoltura sociale, creando 4000 posti di lavoro per un fatturato di 200 milioni di euro. Il settore in effetti è in crescita da diversi anni a questa a parte e non sembra conoscere crisi.
Il terzo settore che incontra il mondo agricolo: da questo nasce l’agricoltura sociale. Una pratica pensata per favorire il reinserimento terapeutico di soggetti svantaggiati e, al contempo, produrre beni.
In Puglia fra le prime cooperative ad occuparsene c’è stata “Nuovi sentieri”, a Valenzano. La scorsa domenica, proprio “Nuovi sentieri”, ha inaugurato il suo ultimo progetto, un esperimento di agricoltura sociale applicata alla coltivazione della canapa. Pianta per molto tempo volutamente dimenticata, si vorrebbe oggi che tornasse ad avere un mercato, per questo proprio la Regione Puglia si sta muovendo su diversi fronti. Così siamo stati a Rutigliano, al Parco dei Fichi d’India, dove era in programma la “Festa della semina”, organizzata dalla cooperativa per inaugurare la nuova coltura. Fra convegni, workshop, pranzi a base di canapa, abbiamo chiesto a Lella Trentadue, presidente, di parlarci della sua attività e di questo nuovo progetto.
“La nostra cooperativa nasce nel 2005. L’idea era dare uno sbocco nuovo alla cooperazione sociale di tipo B, andando oltre l’impiego nei servizi, negli appalti, nella manutenzione del verde su cui di solito si attestava, e provando invece in un settore imprenditivo che fosse anche conciliabile con la possibilità di far lavorare categorie svantaggiate: così ci siamo concentrati sull’agricoltura. Tutto è iniziato con la costruzione di una serra automatizzata nell’agro di Valenzano, che ha aperto la strada al nostro lungo percorso di sperimentazione. Il secondo passaggio è stato la produzione in pieno campo di ortaggi biologici, cosa per la quale siamo certificati. In seguito abbiamo acquisito ulteriori terreni, in particolare questi 8 ettari di proprietà dell’Asp di Rutigliano, in cui attualmente facciamo produzione di ortaggi e grani antichi. Oggi nello specifico celebriamo la Festa della semina, cioè l’inizio della sperimentazione di un nuovo prodotto, la canapa, su un appezzamento di terreno di un ettaro”.
Che tipo di gente lavora con voi?
Nei nostri progetti sono occupate persone con svantaggi di tipo psichiatrico, qualche disabilità fisica, e gente che sta scontando pene detentive alternative. Il nostro bilancio sociale è molto molto buono. La norma dice infatti che per essere identificati come cooperativa sociale di tipo B bisogna avere nel proprio organico il 30% di persone ritenute svantaggiate, noi invece siamo intorno al 70%. Ciò vuol dire che fra i nostri lavoratori stabilizzati a tempo indeterminato – quindi non parlo di borse lavoro, tirocini formativi e così via – abbiamo il 70% di 23 persone. Mentre dal 2005 ad oggi c’è stato un turn over di gente che ha collaborato con contratti vari a tempo determinato di 120 persone circa. Gran parte di quelli che oggi lavorano stabilmente con noi provengono comunque da quelle esperienze iniziate come temporanee, ciò significa che di volta in volta, la gente che collabora ed ha le caratteristiche giuste per le nostre attività, poi resta.
Tornando alla giornata di oggi…
Il progetto è partito giusto qualche giorno fa perché il ciclo naturale della pianta è stagionale, quindi si semina a fine marzo e si raccoglie fra inizio agosto e i primi di settembre. La canapa è una pianta che ci ha affascinato perché ha numerosissime possibilità di utilizzo, perché mentre si utilizza bonifica l’ambiente circostante, compresi territori inquinati, oltre a migliorare la qualità del terreno dove viene piantata. Le prime sperimentazioni in Puglia sono nate proprio nel tarantino dove il problema dell’inquinamento non è secondario. Questo non lo dico io, ormai gli studi sull’argomento abbondano. Si è visto che piantando nuovi ortaggi su terreni su cui precedentemente era stata piantata canapa, si ottengono vantaggi quantitativi e qualitativi.
Cosa farete poi del raccolto?
Ovviamente stiamo parlando di una tipologia di canapa senza il principio attivo che la rende uno stupefacente. Il suo utilizzo sarà allora di tipo industriale. Nello specifico vorremmo che fosse impiegata nel settore tessile, nella bioedilizia e nella produzione di farine. Per ciascuno dei settori citati abbiamo già contatti con le aziende che lavoreranno il nostro raccolto. Per quanto riguarda le farine ad esempio, se ne occuperà una bellissima realtà di Rutigliano, la ditta Perniola, ossia l’attività di due ragazze che hanno messo su un mulino con cui recuperano grani antichi e producono farina da cui poi fanno pasta, biscotti, taralli e così via. Quello che mangeremo oggi sarà a base di canapa e molti prodotti utilizzati vengono proprio da quella ditta. Io personalmente ho preso ad usare la farina di canapa abitualmente quando cucino.
Sembra un progetto che ha tutte le caratteristiche per farcela.
Lo speriamo. In effetti c’è un filo conduttore che lega tutti gli elementi di questo esperimento. Il posto in cui siamo, la Masseria della Madonna, è un luogo di rilevanza artistico-culturale che è stato recuperato e rimesso a nuovo. Noi come cooperativa abbiamo come obiettivo quello di recuperare attraverso il lavoro persone svantaggiate. Infine la canapa crediamo sia un prodotto dell’agricoltura da recuperare e rilanciare, considerato quanto utile può essere. Dunque il tema del “recupero” tiene insieme tutto, proprio per questo ci auguriamo che tutto possa funzionare in armonia.