Una nuova scoperta dell’Irccs “de Bellis”, pubblicata sul “Cell Death and Disease” (rivista del gruppo Nature Publishing Group)
L’Irccs de Bellis di Castellana grotte, continua a raccogliere riconoscimenti nella lotta al cancro, ricercando il positivo uso ora di armi farmacologiche ora di quelle fisiologiche.
Dopo lo studio pubblicato sulla rivista rivista iScience del gruppo Cell, da un gruppo di ricercatori, prime autrici Paola Sanese e Candida Fasano, sull’uso di appropriate terapie farmacologiche per limitare l’uso della chemio, ecco arrivare un altro prestigioso traguardo nel campo medico oncologico.
Si è scoperto che incrementando una proteina, già presente nel nostro organismo, la Proteoglicano-4 è possibile somministrare dosaggi minori dei farmaci attuali per la lotta al cancro al fegato, diradando i loro pesanti effetti collaterali.
“Una prospettiva strategica mirata a ottimizzare le terapie oncologiche già in uso” – sottolinea il direttore scientifico dell’Irccs, Gianluigi Giannelli, tanto da essere stata appena pubblicata sul prestigioso Cell Death and Disease (rivista del gruppo Nature Publishing Group).
Oggigiorno, quando non è possibile intervenire con la chirurgia su questo tipo di tumori, che rimane il metodo più efficace grazie all’asportazione, è quindi necessario procedere con la terapia farmacologica, per fermare l’avanzamento della neoplasia. L’impiego principalmente del Sorafenib e secondariamente del Regorafenib rappresentano i farmaci più utilizzati da un decennio a questa parte. Ma se questi medicinali sono efficaci nel contrastare l’evolversi del tumore è anche vero che il loro successo è condizionato dalla comparsa di pesanti effetti collaterali che di fatto limitano il loro impiego o, riducendone le dosi, l’efficacia. In alcuni casi è stato anche necessario interrompere la somministrazione di tali farmaci, di ultima generazione per gli effetti che provocavano nei pazienti. “Il Proteoglicano-4 è una glicoproteina, cioè una proteina con attaccati alcuni zuccheri – spiega il dottor Francesco Dituri, biologo assunto all’ospedale castellanese come ricercatore mediante la procedura ministeriale così detta della Piramide della Ricerca – prodotta dal nostro organismo e distribuita soprattutto nelle articolazioni e nell’occhio, dove agisce come un ‘lubrificante’ fisiologico (da cui anche il nome di Lubricina). La ricerca per la prima volta descrive il suo ruolo nei casi di cancro al fegato. Due gli aspetti rilevanti: da un lato, elevati livelli di Prg-4 nel tessuto tumorale comportano una migliore sopravvivenza dei pazienti; dall’altro, i due citati farmaci diventano molto più efficaci nel distruggere le cellule tumorali, se è presente il Prg-4: che essendo già nel nostro organismo non comporta effetti collaterali”.
Per arrivare a tali risultati è stato necessario un lungo periodo di esame dei dati raccolti, in virtù del carattere spiccatamente pionieristico della ricerca, ma che comunque adesso apre nuovi orizzonti nella lotta contro il cancro, migliorando l’efficacia delle terapie oncologiche e individuando nuovi bersagli cellulari. Va sottolineato che oltre a numerosi ricercatori dell’Istituto pugliese hanno collaborato anche dei colleghi statunitensi. “L’assoluta innovazione della nostra ricerca sta nell’aver di fatto potenziato l’effetto antitumorale dei farmaci più impiegati nella cura, riducendone però i dosaggi grazie all’impiego simultaneo del Prg-4. Ora stiamo ampliando le nostre ricerche a tutti i tumori gastrointestinali”, – sottolinea il direttore scientifico dell’Irccs, Gianluigi Giannelli.
Una ricerca il cui impiego è adesso all’attenzione degli organismi nazionali ed internazionali. Nella bontà di questa linea di ricerca pesa “l’approvazione della Food and Drug Administration statunitense, l’equivalente dell’Aifa, che ha sancito l’impiego clinico di questa proteina”, come conclude il direttore generale dell’Irccs, Tommaso Stallone.