L’Europa e gli Italiani nel 2050…
“L’Europa è come una bella donna che si fa attendere”, – ma quando arriva, pensa a tutto lei! “Grazie per aver scelto l’Europa!”
Evidentemente ha fatto passi da gigante questa Europa, imparando dai suoi stessi errori, se, catapultata nel 2050, è pronta ad accogliere con trepidazione due extracomunitari italiani, che hanno vinto la possibilità di partecipare a un gioco il cui premio finale è poter rientrare in Europa. L’Italia, infatti, brexit o non brexit, non è più tra gli Stati membri.
Un’utopia? Una distopia, piuttosto, quella proposta da Promise Land, lo spettacolo, che, prodotto da La luna nel letto e l’associazione Tra il dire e il fare nell’ambito del Progetto MU, è andato in scena in anteprima nazionale per la Festa dei popoli a Trani, domenica 25 agosto.
Gianpy e Tonia, i protagonisti della piece distopica in pieno stile Orwell, sono gli italiani prescelti per vivere un’avventura che ha tutti i numeri per rivelarsi eccitante: dovranno ascoltare una voce guida, seguendone tutte le indicazioni, studiare un manuale e sostenere un esame… e saranno dentro. Sembra tutto molto semplice!
Lui con capelloni e baffi anni ’70 è il tipico esemplare di macho italiano, lei con un frisee anni ’80 e i mutandoni vintage è l’anima razionale e disincantata del duo, messo a dura prova dall’Europa. Il tempo di qualche telefonata di saluto a parenti ed amici per annunciare questa opportunità e i due italiani si trovano sequestrati in un’unità abitativa che loro stessi hanno delimitato con un filo spinato, secondo le direttive dell’Europa. In quei pochi metri quadri hanno tutto ciò che può servire per un soggiorno accogliente e confortevole: una serie di valigie che, all’occorrenza, si trasformano in camera da letto, cucina, angolo studio. Certo, perché la loro missione più importante è studiare il manuale di condominio europeo per essere pronti all’esame: peccato che quell’esame non riescano a superarlo! La delusione è forte: il sogno tanto agognato si è infranto. “E adesso cosa che cosa facciamo, Tonia?” – chiede il povero Gianpy all’amica – “Aspettiamo…” è la risposta della donna, una risposta carica di tutta l’amarezza e la rassegnazione di essere diventati due automi, due burattini nella mani di un’Europa indifferente, proprio come la natura matrigna di leopardiana memoria, nel Dialogo della Natura e di un Islandese, rimane fredda e impassibile nei confronti dell’uomo che le ha chiesto ragione del suo destino di infelicità, scoprendo di essere solo un ingranaggio di un meccanismo complesso.
Andrea Bettaglia e Catia Caramia, gli attori protagonisti, anche registi dello spettacolo, hanno dato vita con grande vivacità ai personaggi dei due extracomunitari, coinvolgendo gli spettatori in un caleidoscopio di gag fresche, divertenti e ironiche. Il ritmo veloce dei dialoghi e la selezione musicale stigmatizzano con maestria una satira che, in alcuni momenti, si rivela pungente e comunque sempre amara sulle politiche europee in materia di immigrazione e accoglienza e soprattutto sull’apparente inerzia dell’Europa; apparente perché forse tale non è, piuttosto voluta da registi nascosti che muovono i fili, come burattinai, di cittadini-sagome, proprio come i pupazzetti che Tonia e Gianpy hanno sul tavolo della loro unità abitativa e si ritrovano a maneggiare, consapevoli che la voce guida li ha ridotti a questo: marionette in uniforme che parlano addirittura in contemporanea.
Impossibile non riconoscere nella voce dell’Europa che parla ai protagonisti, costringendoli addirittura all’alzabandiera a ritmo di una canzoncina, il Grande Fratello di Orwell in 1984, il misterioso leader politico che controllava e spiava h24 attraverso degli schermi i cittadini e li bombardava di propaganda, secondo un modello onnipervasivo e costante, fino a manipolarne il pensiero.
Lo spettacolo Promise Land è andato in scena nell’ambito delle manifestazioni organizzate per la Festa dei popoli a Trani, iniziativa giunta alla seconda edizione e curata dall’assessorato alle culture e dalla rete interculturale cittadina. Tema dell’evento il dialogo tra le culture e le religioni per raccogliere la sfida di un rinnovato vivere insieme, un dialogo che tra i vertici dell’Unione sembra essersi arenato proprio a proposito dell’emergenza immigrati, lasciando spesso l’Italia da sola a gestire una situazione che è della comunità tutta. Una piece di grande attualità, dunque, dove non mancano riferimenti alla crisi politica di questi giorni e al ruolo dell’Italia nella comunità europea, che De Gasperi, nel famoso discorso pronunciato nel 1954 alla Conferenza parlamentare europea, chiamò la Patria Europa, riponendo in essa piena fiducia per l’unione dei popoli membri. Non si dimentichi che l’Italia è stata tra gli stati fondatori dell’Unione europea.
Lo spettacolo lascia il pubblico con l’amaro in bocca e forse con il dubbio se l’Europa sia ancora una patria per i suoi cittadini.