Pensare, disegnare, Creare 3D

La storia della stampa 3D è quanto mai controversa. C’è chi la reputa il futuro, con un enorme potenziale ancora da sfruttare. Altri credono che, per quanto avveniristica, la tecnologia è ancora in fase embrionale e prima di potersi realmente affermare dovrà ancora superare stadi evolutivi che ne aumentino l’affidabilità.

La verità sta nel mezzo, ci dicono Marco e Bartolomeo di Crea 3D, ex studenti dell’ITIS di Andria e ora esperti del mondo del 3D. L’azienda è rivenditrice autorizzata di stampanti 3D e pezzi di ricambio di diversi marchi come Ultimaker, Zortrax e BQ, oggi tra i più gettonati in Europa. Allo stesso tempo questa start up offre una serie di servizi aggiuntivi come consulenza e produzione.

Come si posiziona la stampa 3D nel contesto produttivo odierno?

Prima della crisi del 2009-2010 – ci spiega Bartolomeo – la stampa 3D era una scienza futurista promettente, ma che non trovava spazio nel mondo della produzione industriale. Le aziende meccaniche erano munite di macchine CNC, torni e manodopera specializzata. Il rischio per le aziende che volevano affacciarsi a questa tecnologia era semplicemente troppo grosso. Oggi le cose stanno lentamente cambiando.

Potete spiegarci meglio?

La crisi ha rimescolato le carte. Gli anni successivi alla crisi hanno visto una diminuzione degli studenti iscritti alle classi di meccanica sia negli istituti tecnici, sia nelle facoltà universitarie. Oggi che siamo in lenta ripresa, si rischia di pagare a caro prezzo l’assenza di queste figure professionali. Le aziende medio piccole, che più di tutti hanno risentito della crisi, sono state costrette a smantellare le officine per recuperare risorse, perdendo macchine e manodopera specializzata. I lotti di produzione sono diventati piccoli e sempre più demandati ad aziende esterne. L’outsourcing oggi è diventata una necessità, non più un trend.

senza-titolo1Il periodo di crisi si è trasformato in una occasione?

Esatto. La lenta ripresa di questi anni sta aprendo dei canali favorevoli anche per il 3D. La tecnologia non è più acerba – ci spiega Marco – ma in piena fase di maturazione. Se prima era possibile stampare solo in PLA o ABS, adesso il ventaglio dei materiali è notevolmente aumentato. L’avvento del Nylon permette di stampare componenti con caratteristiche di flessibilità e deformabilità applicabili nell’ambito medico e delle protesi, mercati che fino ad ora era impensabile interessare. La precisione dei motori di posizionamento degli ugelli e la riduzione degli errori di stampa permettono di servire diversi ambiti. Oggi si possono stampare pezzi meccanici in tolleranza con prezzi competitivi per i piccoli lotti (ca. 50 componenti), ma anche pezzi destinati al mondo dell’arte, dei prototipi o dei pezzi di ricambio costumizzati.senza-titolo4

Il tessuto aziendale italiano è caratterizzato da micro imprese con piccoli lotti produttivi. Le grandi macchine a controllo numerico richiedono grandi quantitativi di pezzi per poter abbattere i costi di allestimento macchina e divenire competitivi. Le stampanti 3D offrono costi di investimento bassi (ca. 5000 €), costi di allestimento macchina pari a zero (visto che il pezzo è già modellato in 3D), e costi di materia prima ed energia irrisori (una stampante 3D assorbe la stessa energia di un normale PC da scrivania).

Se le prospettive sono così rosee, perché ancora oggi questa tecnologia non si è ancora imposta sul mercato?

Il nemico numero uno è lo scetticismo legato alle nuove tecnologie. Si è soliti associare la figura dell’imprenditore ad una mente aperta ed avvezza al cambiamento. Non è del tutto vero. Benché la predisposizione mentale possa essere quella, ogni cambiamento è sempre ostacolato da resistenze intrinseche. Queste resistenze sono poi amplificate dalla mancanza di personale qualificato.

La stampa 3D è una tecnologia in via di sviluppo. Ogni giorno nuovi materiali e migliorie tecniche vengono introdotte nel nostro settore, ad una velocità paragonabile al mondo dell’informatica. senza-titolo3Studiare come questi nuovi parametri possano essere tra loro collegati per raggiungere risultati competitivi richiede tempo, denaro e conoscenze tecniche che ancora nessun corso di studi offre. Per molti la mancanza di tali competenze è motivo di errori ripetuti di stampa, laddove un unico pezzo può richiedere dalle 2 alle 14 ore di stampa.

È chiaro quindi che a livello industriale, un tasso di errore elevato può comportare tempi lunghi e quindi costi elevati non giustificabili, se paragonati ai metodi di produzione convenzionali.

Come si vince questo scetticismo?

Il nostro core business è lo studio e la conoscenza di questi parametri, delle macchine, dei fornitori, dei materiali. Rimanere al passo con lo sviluppo non è facile e costa tempo e risorse. Noi ne abbiamo fatto un mestiere. Una start up richiede fatica, tempo, dedizione. Una legata all’innovazione anche competenze, partner vincenti e, come sempre, tanta fortuna.

Quali saranno i prossimi passi?

I professori universitari e degli istituti tecnici iniziano a richiedere anche agli studenti progetti realizzati in 3D, soprattutto le facoltà di architettura e meccaniche. Il nostro servizio di stampa e consulenza CREA Lab, ci permette di aiutare questi ragazzi, ma anche di renderci conto di quanto la tecnologia sia ancora sconosciuta anche tra i più giovani.

Sarebbe opportuno che gli istituti tecnici e le università iniziassero ad approfondire queste tematiche. Tra qualche tempo non è impensabile che nasca la figura di “tecnico di stampa 3D”.

Siamo tutti un po’ pionieri di questi tempi. Magari questi anni passeranno alla storia come la III rivoluzione industriale, nata in Puglia, culla dell’innovazione del nuovo millennio.

Le startup si sa, hanno licenza di sognare in grande, noi di crea 3D ci proviamo, non a fare la storia, ma semplicemente il nostro lavoro, con competenza e passione. I nostri figli poi ci diranno!