Noi non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo far sì che gli altri non cambino noi

La primavera deve difendersi, dalle piogge al nord così come dal caldo eccessivo al sud. Tirata da entrambe le parti, rischia di essere fagocitata dai residui dell’inverno insistente o dalla fretta dell’estate che già incombe. Ma la primavera resiste, coi suoi sbalzi e le sue insicurezze, con lo spettacolo della fioritura che preferisce una sola ora di splendore al risparmio di bellezza per paura di bruciarsi in una grandinata fuori stagione.

Forse siamo noi quelli in difficoltà, mentre la natura fa il suo corso. Siamo noi la reale perturbazione per noi stessi e per gli altri, mentre alberi e fiori si adattano alla meglio ai capricci del clima. È che ci sono temporali improvvisi, troppo improvvisi per poter essere fronteggiati con resilienza: bufere di rivendicazioni, parolai tempestosi quanto una bomba d’acqua, rapporti disfunzionali che uccidono come una gelata notturna, assenze ed omissioni che inaridiscono peggio del caldo anomalo e mettono in pericolo il terreno di certe relazioni. E poi ferite antiche che tornano a sanguinare all’improvviso, suggerendo un irrisolto che, per chi ha la maturità di accoglierlo come tale, pone dubbi e interrogativi; mentre per chi cerca di riempire i propri vuoti a tutti i costi, diventa un’arma letale.

E allora la nostra fioritura personale va in crisi e la primavera del cuore si altera. Così come quella di chi ci sta attorno. Le relazioni sono alleanze di stagioni interiori: una retrocessione improvvisa nell’inverno non lascia indifferenti chi ci ama e si va in confusione. Perturbare, del resto, è la forma intensiva di “disordinare”, “creare scompiglio”. E non c’è ombrello che tenga. Cosa fare, dunque, per ritrovare l’ordine vitale, l’equilibrio esistenziale?

Forse occorre soltanto giocare d’anticipo, perché le perturbazioni qualche segnale lo danno. Quindi, se intuiamo che stanno arrivando, meglio mettere al sicuro i propri germogli e fiori, chiudere bene le finestre, fare scorte di quello che serve per fronteggiare il fatto che si potrà uscire poco o niente, rimpinguare il focolare dell’essenziale per quando avremo i brividi, per il freddo fuori tempo e per il degrado umano sempre attuale.

È stato detto che, se pure dovessero tagliare tutti i fiori, nessuno potrebbe mai fermare la primavera. Ed è vero: ce ne accorgiamo dalla forza di rialzarci. Ma è pur vero che certe perturbazioni relazionali ci succhiano linfa vitale fino a farci dubitare dell’effettiva possibilità di rinascere. La verità è che noi non possiamo cambiare gli altri, ma solo intervenire sul nostro modo di reagire e interrogarci su quanto ci siamo protetti, su quanto abbiamo eventualmente permesso alle bufere fuori stagione di disturbare i nostri semi e i nostri fiori. La risposta è lì, assieme al segreto per continuare caparbiamente a fiorire.


FontePhotocredits: Michela Conet
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Sono un'insegnante, anche se il più delle volte sono io quella in-segnata dai miei studenti. Sono una ricercatrice, perché cerco piste di rilevanza pubblica per una materia troppo fraintesa e troppo di nicchia: la teologia. Sono una giornalista e faccio cose con le parole. "Quello che non ho è quel che non mi manca" (F. De André) e sono immensamente grata alla vita perché, non senza impegno e sacrificio, "ho trovato amore nel mezzo de la via, in abito legger di peregrino" (Dante Alighieri, Vita nova)

2 COMMENTI

  1. Riflessione stupenda! Se guardiamo con attenzione alla natura che ci circonda, riusciamo a trovare tutte le risposte per affrontare le nostre giornate con serenità e determinazione. Grazie Michela, per il tuo modo di affrontare aspetti importanti della vita con il fluire dolce delle tue parole che portano a riflessioni di profonda intensità. Grazie di cuore

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